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lunedì 23 dicembre 2024

Una morte unica

“Gesù, gridando con gran voce disse: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio”. E detto questo, spirò” Luca 23:46. 

Il Signore ha volontariamente dato la propria vita. Sulla croce ha gridato “con gran voce” e poi ha consegnato il suo spirito nelle mani del Padre. Prima di Lui, come dopo di Lui, nessun uomo crocifisso è morto in quel modo. “Pilato si meravigliò ch’Egli fosse già morto” (Marco 15:44); il centurione, che “era lì presente di fronte a Gesù”, e aveva potuto osservare sul suo volto tutti i segni della sofferenza e il dolore di quell’agonia: “avendolo visto spirare a quel modo, disse: Veramente quest’uomo era Figlio di Dio” Marco 15:39. 

Questa tragica scena ci rivela l’abbassamento profondo di Gesù uomo, ma anche la sua suprema e divina grandezza. Egli ha dato “la sua vita per le sue pecore”; nessuno gliel'ha tolta. Aveva detto: “Io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di ripigliarla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio” (Giovanni 10:15-18). È interessante notare che il verbo greco tradotto qui con deporre, e che significa anche “rimettere”, “dare”, è lo stesso di Efesini 5:2: “ha dato se stesso per noi…”. E non lo troviamo in nessun altro passo a proposito della morte d’un uomo, tanto che l’uso che ne fa qui Giovanni (19:30) è assolutamente unico nella Scrittura. Questo conferma che Gesù ha dato la propria vita con un atto d’autorità, facendosi “ubbidiente fino alla morte e alla morte della croce” (Filippesi 2:8).

Noi, uomini e donne perduti, possiamo ora vedere il peccato abolito dal Signore il quale, per pagarne l’altissimo prezzo, ha sofferto il supplizio della croce e l’abbandono di Dio. Se abbiamo compreso il suo amore e accolto la sua grazia, facciamo salire a Lui e al Padre un cantico di gioia e di lode!