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giovedì 5 dicembre 2024

Confessare i peccati

“Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi” 1 Giovanni 1:6-10

(v.6) La falsità presentata in questo versetto è l'asserzione che abbiamo comunione con Dio, mentre allo stesso tempo camminiamo nelle tenebre. Quanti credenti zoppicanti non fanno progressi e non crescono perché anziché camminare nella luce sono sempre impegnati a coprire o a nascondere le loro incoerenze e ambiguità.

(v.7) Dopo avere mostrato quali conseguenza ha il camminare nelle tenebre; ora descrive che cosa accade se camminiamo nella luce. Come verità ci aspetteremo che si esprimesse in maniera opposta e cioè se camminiamo nella luce godremmo della sua comunione, ma questo passo va ben oltre.

(v.8) Peccato al singolare è una dichiarazione che la vecchia natura è ancora presente.

v.9 Il giusto atteggiamento cristiano verso il peccato non è negarlo ma confessarlo. Ammettendo davanti a Dio che non siamo semplicemente dei peccatori per natura ma anche per pratica.

“Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia” Proverbi 28:13.

“Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: «Confesserò le mie trasgressioni al SIGNORE», e tu hai perdonato l'iniquità del mio peccato” Salmo 32:5.

Consideriamo insieme ciò che la Scrittura ci insegna riguardo al modo con il quale un sacerdote poteva accostarsi a Dio.

“Il SIGNORE parlò ancora a Mosè dicendo: «Farai pure una conca di bronzo, con la sua base di bronzo, per le abluzioni; la porrai tra la tenda di convegno e l'altare, e la riempirai d'acqua. Aaronne e i suoi figli vi si laveranno le mani e i piedi. Quando entreranno nella tenda di convegno, si laveranno con acqua, perché non muoiano. Anche quando si avvicineranno all'altare per fare il servizio, per far fumare un'offerta fatta al SIGNORE mediante il fuoco, si laveranno le mani e i piedi; così non moriranno” Esodo 30:17-21. 

La conca di rame, di cui non conosciamo le dimensioni, era posta tra l'altare di rame e il tabernacolo. Non serviva per offrire sacrifici, ma per lavarsi, cosa che Aronne e i suoi figli dovevano fare ogni volta che entravano nella tenda di convegno o si accostavano all'altare per offrirvi un sacrificio. In Giovanni lo stesso Signore Gesù ci ha mostrato il significato della conca di rame.

“Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto. Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: Tu, Signore, lavare i piedi a me? Gesù gli rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». Pietro gli disse: Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me” Giovanni 13:5-8.

Noi credenti siamo già stati lavati interamente, siamo passati per una nuova nascita, non è necessario ripetere ciò che è stato fatto una volta e per sempre (Tito 3:9); ma troppo spesso succede che il credente, a causa della carne che è ancora in lui, pecchi, sporchi i suoi piedi durante il cammino. Non è necessario allora convertirsi di nuovo, ma bisogna che i piedi siano lavati. Quando un credente commette una mancanza la comunione con il Signore è interrotta. Non c'è più gioia. La salvezza non è perduta, la vita eterna c'è sempre ma manca la gioia, mancano i risultati, i progressi. Bisogna allora senza tardare rivolgersi al Signore, confessare il proprio peccato affinché la comunione sia ristabilita.

E' importante realizzare che, come i sacerdoti prima di accostarsi all'altare dovevano prima passare dalla conca di rame, così anche noi prima di accostarci alla cena dobbiamo “esaminare” noi stessi.

“Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore. Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati” 1 Corinzi 11:27-31.

Trascurare il giudizio giornaliero di noi stessi e partecipare in questo stato alla cena ci espone al giudizio del Signore. L'apostolo Paolo diceva ai Corinzi: Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono.

Un particolare importante: la conca di rame era fatta con gli specchi delle donne (Esodo 38:8). Gli specchi ci parlano, secondo Giacomo (1:24) della Parola di Dio, che mette in evidenza i nostri errori, la sozzura dei nostri piedi.

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