Il mio popolo infatti ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua.
Geremia 2:13
Eccoci arrivati al 31 dicembre. L’anno è
alla fine e già fervono i preparativi per il veglione, la festa più attesa, la
notte degli eccessi, in cui bisogna divertirsi ad ogni costo. Il pensiero
dominante, nella nostra società, è che la fine dell’anno sia un momento che
interrompe un ciclo e dà inizio ad un altro: l’anno passato è da cancellare, da
dimenticare; è come un vecchio arrivato alla fine della sua vita. E un nuovo
anno inizia, ricco di fortuna e di rosee aspettative… ma anche questo
invecchierà e così sarà sempre.
Ma anche la vita è quella di sempre, con le
sue gioie e le sue tragedie, le sue miserie e i suoi dolori, in un mondo ancora
pieno di odio e di guerre. Dove trovare allora un punto di partenza per
iniziare veramente un nuovo anno della nostra esistenza che non duri dodici
mesi ma tutti i giorni della nostra vita terrena?
La risposta la troviamo nella parole che Gesù rivolge alla Samaritana: “Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:14).
Non costruiamoci le nostre cisterne che immancabilmente si prosciugano, ma andiamo a Gesù per ricevere l’acqua della vita eterna.
E il capodanno? Viviamolo sobriamente, come un momento per ricordare con riconoscenza le cure che il Signore ha avuto per noi nell’anno appena finito, e la richiesta del suo aiuto per quello che viene.