Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

sabato 14 dicembre 2024

I pozzi di Isacco (3/4)

Nella valle di Gherar

Isacco dunque se ne andò, quasi cacciato da Abimelec, e anche in questa circostanza ebbe bisogno delle risorse della parola di Dio. La sua attività nella valle di Gherar ci mostra i caratteri di un vero risveglio. Anche Abrahamo aveva abitato nella valle di Gherar in condizioni simili a quelle di suo figlio Isacco, sebbene la Scrittura non faccia menzione di pozzi da lui scavati. Ma Isacco conosceva bene quei pozzi che i Filistei avevano turati dopo la morte di Abrahamo (v.18); e quale servitore e testimone di Dio, anche se ha attraversato un momento di crisi spirituale, può mettere ora davanti al mondo delle sorgenti di acqua viva che rivelano l’amore divino e proclamano il messaggio di grazia: “O voi tutti che siete assetati, venite alle acque” (Isaia 55:1); “chi ha sete venga: chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita” (Apocalisse 22:17).

I Filistei, per invidia, “turarono ed empiron di terra tutti i pozzi” (v.15). Quella terra rappresenta bene le false dottrine attraverso le quali la sapienza del mondo e l'astuzia di Satana cercano di privare i credenti del godimento e della potenza della Parola di Dio. Ma Isacco non scavò pozzi nuovi; egli riaprì quelli che erano stati scavati al tempo di suo padre Abrahamo. Così anche noi dobbiamo sempre ritornare agli insegnamenti basilari del cristianesimo, a “quel che era nel principio” (1 Giov. 1:1), ai “sentieri antichi” degli insegnamenti della Scrittura (Ger. 6:16), alla “fede che è stata una volta per sempre tramandata ai santi” (Giuda 3); questa è la base di ogni vero risveglio, perché la Parola di Dio dimora in eterno. Isacco pose a quei pozzi “gli stessi nomi che avea loro posto suo padre” (v.18), per indicarci che l’insegnamento della Parola che abbiamo ricevuto dagli scritti del Nuovo Testamento conserva per tutta la sua validità e la sua potenza. Ciò che Paolo insegnava ai santi di Corinto, riguardo ai doni, le riunioni d’assemblea, la cena del Signore, la sua resurrezione, il suo prossimo ritorno, conserva tutta la sua attualità anche per noi oggi. Facciamo attenzione che questi pozzi di acqua pura non vengano nuovamente riempiti di terra!

Ma possiamo ricavare un altro insegnamento dalle vicende di Isacco. I suoi servitori scavarono nella valle dove era accampato il loro signore, e trovarono dell'acqua, "un pozzo d'acqua viva" (v.19). Era sempre la stessa acqua, com'è per noi la Parola eterna e vivente di Dio, che porta la benedizione; e anch'essi, come il loro padrone, incorsero nell’ostilità dei pastori di Gherar.

Il primo pozzo fu chiamato Esek (contesa); e dovettero abbandonarlo. “Or il servitore del Signore non deve contendere” (2 Tim. 2:24). Per il secondo pozzo, chiamato Sitna (inimicizia), ci furono anche dei problemi; i servitori del Signore trovano anche oggi quelli che “contrastano alla verità” (2 Tim. 3:8; Atti 19:9). Così anche da lì dovettero andarsene, e seguire il loro signore Isacco, respinto e malvisto dai Filistei, fino a un altro pozzo che chiamarono Rehoboth (luoghi ampi). E’ la realizzazione pratica della separazione dal mondo; non essendo più sotto uno stesso giogo con gli "infedeli" (2 Cor. 6:14), essi poterono, come dovevano fare i Corinzi, allargare il loro cuore (6:13). Allora ci fu per Isacco, come ci sarà per noi, una vera crescita spirituale: "Ora l'Eterno ci ha messi al largo e noi prospereremo nel paese" (v. 22). “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli” (Giovanni 15:8).