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venerdì 13 dicembre 2024

I pozzi di Isacco (2/4)

Presso i Filistei, a Gherar

“Ci fu la carestia nel paese” dove Isacco abitava (Gen. 26:1), come può esserci, in senso spirituale, anche per noi se diventiamo indifferenti agli insegnamenti del Signore, se, com'era avvenuto a Israele nel deserto, la nostra "manna" non ci piace più, e ci pare un cibo leggero e insignificante (Esodo 16:31). 

Isacco se ne andò quindi a Gherar, presso i Filistei, e là l’Eterno lo fermò dicendogli: “Non scendere in Egitto... soggiorna in questo paese... poiché io darò a te e alla tua progenie tutti questi paesi, e manterrò il giuramento che feci ad Abrahamo tuo padre” (Gen. 26:2-6). Le terre che i Filistei occupavano facevano parte dei territori che l’Eterno aveva promesso di dare ad Abrahamo (15:18-21), ma i Filistei, discendenti di Mitsraim (10:6), vi si erano insediati molto tempo prima, forse provenienti dall’Egitto lungo le coste del Mediterraneo.

Abimelec, il re dei Filistei, presso cui Isacco andò ad abitare, e il suo popolo raffigurano coloro che si professano cristiani ma hanno solo "le forme della pietà", senza la vita di Cristo. Con la loro pretesa di essere cristiani occupano abusivamente un terreno santo e sono nemici dei veri figli di Dio. E’ solo grazie alla morte di Cristo, e alla nostra morte con Lui, che possiamo entrare nel paese promesso; infatti, tutto ciò che eravamo nella carne, come discendenti di Adamo, ha cessato di esistere alla croce, come lo rappresentano, in figura, i grandi avvenimenti della Pasqua, della traversata del Mar Rosso e quella del fiume Giordano.

Il soggiorno di Isacco presso i Filistei fu per lui una scuola della quale anche noi possiamo trarre profitto. A contatto con loro, Isacco non ha reso buona testimonianza perché ha rinnegato pubblicamente la propria moglie rischiando di far peccare il popolo che lo ospitava.

Possiamo pensare, anche se la Parola non ce lo dice, che egli abbia poi confessato  e giudicato davanti a Dio la propria colpa; per questo è detto che “l’Eterno lo benedisse” (26:12); e non appena la sua testimonianza fu in armonia con la sua conoscenza di Dio e la sua comunione con Lui, i Filistei provarono invidia e lo cacciarono. D'altronde, “tutti quelli che voglion vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Tim. 3:12).