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giovedì 31 luglio 2025

Il paese è sterile

“Gli abitanti della città (Gerico) dissero a Eliseo: Ecco, il soggiorno in questa città è gradevole, come vede il mio signore; ma le acque sono cattive, e il paese è sterile” 2 Re 2:19. 

La missione di grazia di Eliseo inizia da Gerico, città sotto maledizione: “Sia maledetto, davanti al SIGNORE, l'uomo che si alzerà a ricostruire questa città di Gerico! Egli ne getterà le fondamenta sul suo primogenito, e ne rizzerà le porte sul più giovane dei suoi figli” Gios:6:26. Il soggiorno nella città era gradevole, ma le acque erano malsane e la terra sterile. Un po' come è il mondo, talvolta gradevole esteriormente, ma contrassegnato dalle  conseguenze del peccato; le sue risorse non danno una vera soddisfazione. Il mondo promette molto ma non porta a nulla; non può rispondere ai veri bisogni dell'uomo.

Si è immaginato che il miglioramento delle condizioni di vita, ovvero rendere il nostro paese “gradevole”, avrebbe reso le persone più felici ma non si può essere felici in un paese “sterile”, privo di vita. Gli agi materiali non bastano. 

La felicità, ci insegna la Bibbia, non consiste del rincorrere le ricchezze materiali o nel successo, ma nel vivere in buona relazione con Dio e con i nostri simili. Tali relazioni danno alla vita il suo vero senso. Il compositore Ciaikovski conobbe la celebrità e con essa gli agi, tanto nel suo proprio paese, la Russia, quanto attraverso il mondo intero. Eppure, il suo trionfo non poté liberarlo dallo stato di depressione da cui era continuamente afflitto. “Le acque” che beveva rimanevano “cattive” ed egli, malgrado tutto, rimaneva un uomo angosciato e solo.

Gli abitanti ebbero la fede necessaria per beneficiare della grazia che Eliseo stava portando. Il profeta chiede che gli sia portata un recipiente “nuovo” con del sale. Occorreva l'introduzione di qualcosa di “nuovo” e questo è Cristo. Lui solo può trasformare le nostre vite, purificandoci da tutto ciò che è morte. Il sale, è un elemento che preserva dalla corruzione, è stato introdotto in noi.

“Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca; chi è nato da Dio preserva se stesso” 1 Giov. 5:18.

Credere in Dio ci porterà  in una condizione completamente nuova. La nuova nascita non può produrre qualcosa di offensivo per Dio e il nostro impegno deve essere quello di continuare ad camminare nella condizione di nati di nuovo.

31 luglio - Attenzione, urgenza!

Preparati … ad incontrare il tuo Dio.

Amos 4:12

 

(Gesù) può salvare perfettamente quelli che per mezzo di Lui si avvicinano a Dio.

Ebrei 7:25

 

Attenzione, urgenza!

 

Nell’urgenza siamo obbligati a reagire senza stare molto a pensare. Dopo che siamo incorsi in qualche guaio, pensiamo: “Se almeno avessi avuto più tempo per riflettere; se fossi stato avvertito avrei agito diversamente”.

Vogliamo parlarvi della più grande delle urgenze.

Inesorabilmente la vita terrena finisce con la morte, e le circostanze della vita ce lo ricordano puntualmente: problemi di salute, morte dei nostri cari, catastrofi e guerre nel mondo, e anche, molto più semplicemente, il tempo che passa. Malgrado questo, molti hanno la tendenza a respingere l’idea della morte fino alla fine. Allora, si troveremo nell’urgenza, rischiando che sia troppo tardi per pensare alle propria salvezza. Per questo la Bibbia ci dice: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!” (Ebrei 4:7). Ma come prepararci alla morte?

- Sapendo dove andiamo: “Prima che la polvere torni alla terra come era prima e lo spirito torni a Dio che l’ha dato” (Ecclesiaste 12:7)

- Preparandoci a questo incontro con Dio (Amos 4:12)

- Credendo che Gesù Cristo è venuto a salvarci e liberarci dal potere della morte.

Sì! Vita e morte hanno un senso con Dio. Prendiamoci il tempo di riflettere fin da ora. Per ognuno di noi, presto o tardi, la morte arriverà. Dio ci dice: “Ho messo davanti a te la vita e la morte … scegli la vita affinché tu viva” (Deuteronomio 30:19). Facciamo questa scelta mentre c’è ancora tempo e siamo in possesso delle nostre facoltà!


mercoledì 30 luglio 2025

Carnali o spirituali?

“Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali. Infatti, dato che ci sono tra di voi gelosie e contese, non siete forse carnali e non vi comportate secondo la natura umana?”  1 Corinzi 3:1-3.

L'uomo naturale non sa che cosa significhi essere carnali. Quando lo Spirito entra nell'uomo, al momento della conversione, allora incomincia la lotta fra la carne e lo Spirito. “Camminate per lo Spirito e non adempirete i desideri della carne” Galati 5:16.

Nei versetti qui sopra citati, l'Apostolo ci presenta  le due categorie in cui si suddivide l'umanità.

1) L'uomo naturale, cioè, nello stato nel quale ogni uomo viene al mondo. Egli è “morto nelle sue colpe e nei suoi peccati” (Efesi 2:1). Questo significa che pure essendo vivo fisicamente, è però separato da Dio, morto nei falli e nei peccati e ciò che lo anima non è lo “Spirito di Dio”, ma i suoi sentimenti naturali, le sue passioni e i suoi desideri e tutto ciò che  “brama la carne è morte” (Romani 8:6).

2) L'uomo spirituale, colui che è nato di nuovo, non di carne soltanto ma di acqua e di Spirito (Giovanni 3:5).

Siamo sicuramente consapevoli che nella nostra vita è necessario rimanere in buona salute e che in caso di qualche disturbo o malattia siano assolutamente necessarie due cose: una buona diagnosi e una cura appropriata.

E' lo Spirito di Dio che ci svolge i queste funzioni, che ci segnala quando in noi ci sono delle cose dannose per la nostra salute spirituale, bisogna solo accettare che la Sua luce ci illumini.

Sarebbe ben triste se ci comportassimo a riguardo come dei “bambini” che sono restii a prendere la medicina. L'infanzia spirituale è uno stato di passaggio non una situazione permanente.

Certi credenti sembrano però rimasti dei tali, bambini che dipendono costantemente dagli “adulti”, non prendono il cristianesimo sul serio, trovando questa dipendenza una situazione comoda, ma il persistere nell'immaturità porta delle tristi conseguenze: “ci sono tra di voi gelosie e contese”. Dal punto di vista pratico si trovano nel medesimo stato di coloro che non hanno sperimentato la nuova nascita.

La causa dei problemi della chiesa non è solamente influenza e l'opposizione del mondo esterno, ma la carnalità esistente all'interno della chiesa stessa.

30 luglio - L’Evangelo: una verità non negoziabile

Non mi vergogno del vangelo (scriveva Paolo); perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede.

Romani 1:16

 

L’Evangelo: una verità non negoziabile

 

Io sono andato per la mia strada scegliendo di servire me stesso e, nonostante sia stato io ad offendere Dio con la mia ribellione e le mie scelte, è stato Dio che ha preso l’iniziativa di venirmi incontro. Mi ha cercato con pazienza e con pazienza mi ha parlato. Per perdonarmi, ha pagato un prezzo altissimo: ha sacrificato per me l’Unigenito, l’Unico Suo Figlio.

Non ha potuto semplicemente spazzare via i miei peccati nascondendoli “sotto il tappeto”.

No. Doveva fare, una volta per tutte, i conti con i miei peccati, ma non li ha fatti con me.

Non sarò io a salire sul banco degli imputati, ma vi è salito il Figlio.

Il Signore Gesù, spontaneamente, ha preso il mio posto e al mio posto ha subito la condanna.

Tutti i benefici, però, sono stati accreditati sul mio conto!

Egli ha vissuto una vita che io non potevo vivere e ha subito una morte che io avrei dovuto subire. Ha fatto tutto questo al posto mio.

La Sua giustizia è stata imputata a me, e i miei peccati imputati a Lui.

Questo è l’Evangelo. E non lo si può discutere, non vi è stato uno scambio di doni o di favori. Vi è stato un unico donatore, Dio stesso.

“Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile!” (2 Corinzi 9:15).

martedì 29 luglio 2025

29 luglio - Raduniamo le braci

Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza.

Ebrei 10:24-25

 

Risvègliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce

Efesini 5:14

 

Raduniamo le braci

 

Il fuoco del campo è quasi spento, restano soltanto alcune braci sparse che brillano dolcemente. Sta arrivando la notte, e con essa il freddo e l’umidità cominciano a farsi sentire; ma i tre amici hanno ancora molte cose da dirsi prima di rientrare in tenda. La legna per il fuoco è finita; allora i ragazzi con i loro bastoni radunano tutte le braci sparse qua e là e subito una piccola fiamma gialla si agita nel vento rischiarando i visi gioiosi.

Così è stato per la Chiesa. I primi secoli del cristianesimo sono stati come un potente fuoco che respingeva l’oscurità del paganesimo e delle diverse religioni inventate dagli uomini. L’influenza cristiana ha brillato come una vivida luce correggendo i costumi corrotti e diffondendo la speranza. Poco a poco, però, le fiamme sono andate diminuendo. La forza di una fede vivente si è affievolita ed è rimasto il peso di una religione stabilita e guidata dalle tradizioni umane.

E oggi, a che punto siamo? Il gran fuoco è praticamente ridotto a dei carboni sparsi? Può essere. Tuttavia, la fede c’è ancora, vivente e splendente, ma molto meno visibile. Cari amici, raduniamo i pochi carboni sparsi, non restiamo isolati; nella preghiera e nella lettura cerchiamo insieme il Signore. La Sua presenza e la fede dei nostri fratelli e sorelle cristiani faranno si che il nostro amore per Lui torni a scaldarci. La fede brillerà di nuovo, non come un grande fuoco, certo, ma come tante piccole lampade. Prima che il Signore ritorni, esse continueranno a rischiarare un mondo che ha tanto bisogno di luce.

lunedì 28 luglio 2025

28 luglio - La tristezza secondo Dio

La tristezza vale più del riso; poiché quando il viso è afflitto, il cuore diventa migliore.

Ecclesiaste 7:3

 

La tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte.

2 Corinzi 7:10

 

La tristezza secondo Dio

 

C’è un ridere che è sano e gioioso, ma ve n’è anche uno che è un vano tentativo di fuggire davanti alla realtà. Quando arriva il dolore, è inutile nasconderlo, perché la felicità non si trova nella fuga, ma nella consapevolezza. Non è che bisogna ricercare il dolore in se stesso, o condannare ogni tipo di riso, ma c’è un atteggiamento positivo da assumere quando c’è il dolore.

Il dolore ci porta a riflettere, e ci fa porre delle domande sul vero senso della nostra vita. Vi è una tristezza che ci porta al bene, al pentimento. “Ravvedetevi e credete al Vangelo”, diceva il Signore (Marco 1:15). Il pentimento produce nella nostra vita un cambiamento che non rimpiangeremo mai.

Io ho conosciuto questa tristezza secondo Dio. La mia vita è stata segnata dalla consapevolezza che ero perduto e condannato dalla giustizia di Dio. E’ stato l’inizio del mio percorso spirituale.

Bisogna riconoscere che molte volte si commette il male e si è colpevoli. Tutto questo è doloroso e talvolta fa versare molte lacrime, ma è il cammino verso la pace con Dio, il perdono e il riposo. E’ il cammino della fede.

Il credente dev’essere sensibile al dolore di coloro che sono intorno a lui, essere compassionevole e comprensivo. Nelle sofferenze impariamo a conoscere “il Dio di ogni consolazione” e siamo resi capaci, a nostra volta, di consolare coloro che sono nell’afflizione (2 Corinzi 1:3-4).

domenica 27 luglio 2025

27 luglio - Attenzione, pericolo!

La parola del nostro Dio dura per sempre.

Isaia 40:8

Non aggiungere nulla alle Sue parole, perché Egli non ti rimproveri e tu sia trovato bugiardo.

Proverbi 30:6

 

Attenzione, pericolo!

 

La Bibbia è la Parola di Dio, è la verità (Giovanni 17:17), e noi possiamo credere senza riserve a quello che vi è scritto.

Il secondo versetto, invece, ci mette in guardia contro il pericolo di aggiungere qualche cosa alle parole di Dio. Aggiungendo le nostre opinioni al testo divino si rischia di fargli dire quello che non dice, e arrivare a delle conclusioni false o a delle contraddizioni. Si finirebbe per affermare che il testo biblico non è vero o che si contraddice, ma saremo invece noi ad essere “trovati bugiardi”!

Dio ci dice soltanto quello che è utile alla nostra relazione con Lui, quindi non ci dice tutto. Qualche volta mette alla prova la nostra fede rimanendo in silenzio su cose che potrebbero soltanto nutrire la nostra curiosità. Il racconto biblico della creazione ne è un esempio.

La Bibbia non è un’enciclopedia, ma è un messaggio divino indirizzato alla nostra coscienza e al nostro cuore. Molti insegnamenti sbagliati vengono da quello che, forse anche inconsciamente, si è voluto leggere fra le righe, ma che non è scritto. Il testo biblico è tutto assolutamente vero, ma noi non sempre ci atteniamo a quello che è scritto. Quando è stato tentato da Satana, il Signore Gesù ha sempre risposto, citando le scritture dell’Antico Testamento, “sta scritto”, e il diavolo ha dovuto inchinarsi davanti alla suprema autorità delle Scritture.

La Parola di Dio è un appoggio fermo, un solido riferimento: “Non ho già da tempo scritto per te cose certe, parole vere, perché tu possa rispondere parole vere a chi ti interroga?” (Proverbi 22:20-21). Leggiamola dunque con cura, con una fede semplice, e facciamo attenzione a non aggiungere pensieri personali al testo ispirato a uomini fedeli dal Dio di verità, per mezzo dello Spirito Santo.

sabato 26 luglio 2025

Paradiso

Durante un viaggio in treno una ragazza si sedette difronte a me, poteva avere all'incirca una trentina di anni. Dopo qualche istante, incuriosita dal mio libro, mi chiese cosa stessi leggendo.

“La Bibbia”, risposi.

“Ah, una volta credo di averla letta anch'io. Non tutta, ma una buona parte”.

“Crede in Dio?” chiesi.

“Certo”.

“E è salvata?”

“Vuole dire se andrò in paradiso? Penso di si”.

“Come lo sa?”

Si calmò un attimo mentre formulava la risposta.

In qualche modo sapevo quello che stava per dirmi.

Stava per darmi la sua “lista”, ognuno ne ha una.

Faccio del mio meglio.

Non ho mai rubato.

Ogni tanto vado a messa.

Sono iscritta a associazioni ambientaliste.

Ho un comportamento onesto.

Faccio del volontariato.

Ecco qua! Questa era la sua lista. Le sue qualifiche. 

Secondo il suo modo di pensare ci si poteva guadagnare il paradiso.

La maggior parte di  noi ha una lista. 

La lista ha uno scopo; provare che siamo buoni.

Le lessi il passo della crocifissione e l'episodio dei due malfattori a uno dei quali il Signore promise il Paradiso.

“Quando furono giunti al luogo detto «il Teschio», vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra... Ma l'altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». E diceva: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso»”. Luca 23:33-43

“Cosa pensa che abbia fatto di buono e meritevole costui?” chiesi.

Rimase in silenzio.

“Niente” risposi. Esattamente come me.

Ha sprecato la sua vita. 

Era un omicida, un rifiuto dell'umanità. Aveva sceso talmente tanti scalini nella scala sociale da aver toccato il fondo.

Come può quest'uomo rivolgersi a Dio e implorare il perdono?

Quali credenziali ha?

Qualche istante prima si era fatto beffe del Signore come tutti gli altri. 

Che speranza poteva avere?

Vuoi sapere che cosa fece di buono?

Si accorse semplicemente di avere sbagliato tutto e che lui era meritevole di morte.

Il Signore no!

Rivolse a Gesù una richiesta che è un'invocazione di misericordia da parte di un uomo che è consapevole di non avere altra speranza all'infuori della grazia divina.

Pronunciò parole traboccanti di fede: “ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.

Parole rivolte a un condannato a morte.

Eppure era sicuro, che la morte non avrebbe trattenuto il Signore da fare l'ingresso nel suo regno.

Illuminato da Dio egli riuscì a discernere in quell'uomo coronato di spine un re glorioso e ricevette una promessa senza prezzo.

“Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso”.

Intorno alla croce vi erano anche i magistrati e i capi religiosi, probabilmente tutti costoro si ritenevano più meritevoli ma a nessuno di loro Gesù rivolse tali parole.

“quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù...Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio”  Efesini 2:5-6,8.

26 luglio - Ultima rata

Non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo.

1 Pietro 1:18-19

 

Ultima rata

 

“Finalmente! - mi dice questa mattina una mia giovane vicina di casa - ho finito di pagare l’ultima rata! Ci siamo lasciati prendere la mano senza far bene i calcoli ed eravamo ormai al limite della sopportazione; io e mio marito non dormivamo più dal pensiero”.

Indebitarsi è un vero problema. Alcuni, come questa coppia, si rendono conto dell’errore, ma altri vivono normalmente al di sopra delle loro possibilità senza curarsi degli impegni, dei conti “in rosso” e dei richiami della banca; e il loro debito aumenta. Sono situazioni identiche ma affrontate con atteggiamenti diversi.

Riguardo al debito morale di ogni uomo nei confronti di Dio, si incontrano coloro che sentono le loro responsabilità davanti a Lui ma non sanno come venirne a capo, ed altri per cui il peso dei loro peccati conta poco: lo lasciano aumentare senza porsi nessuna domanda!

Esiste, però, una terza categoria di persone: quelle che hanno accettato che il “passivo”, il peso della loro colpevolezza, sia pagato. Non da loro stessi, perché ne sarebbero totalmente incapaci, ma da Colui al quale hanno creduto, il Signore Gesù che sulla croce ha pagato il prezzo che li ha definitivamente liberati. Nel testo del Nuovo Testamento, una delle ultime parole di Gesù crocifisso è “Tetelestai”, parola che si scriveva sui conti pagati e che tradotto significa “è compiuto”. Dall’alto della croce, il Figlio di Dio proclama così che il debito è pagato. Chi crede nel Signore non dovrà mai più niente alla giustizia di Dio!

venerdì 25 luglio 2025

25 luglio - Discriminazioni


La grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata.

Tito 2:11

“Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore”.

Luca 2:11

Chiunque crede in Lui riceve il perdono dei peccati mediante il Suo nome.

Atti 10:43

 

Discriminazioni

 

In tutte le regioni del mondo esistono, purtroppo, delle discriminazioni e i danni che esse producono sono davanti agli occhi di tutti. Il fatto di mettere in rilievo le differenze fra simili, con diversi pretesti, è purtroppo universale. Dio non agisce così verso gli uomini; Lui non fa favoritismi (Atti 10:34) e afferma che non vi è nessuna differenza perché tutti hanno peccato (Romani 3:23). Dio conosce bene la condizione di ognuno e offre la Sua grazia a tutti.

La fede e la salvezza non sono riservate ad una élite; infatti, leggendo le narrazioni i Vangeli, troviamo che il Signore Gesù si rivolge a tutti senza disprezzare né respingere nessuno. Si rivolge a un mendicante cieco che ricupererà la vista (Giovanni 9), a un capo dei Giudei al quale insegnerà che per entrare nel regno dei cieli bisogna nascere di nuovo (Giovanni 3), ad una madre affranta dal dolore per la morte dell’unico figlio che Lui risusciterà (Luca 7), a un esattore di imposte che si pentirà di aver derubato tante persone (Luca 19), a una donna adultera alla quale dirà di non peccare più (Giovanni 8), a un ufficiale romano di cui guarirà il servo (Matteo 8), a dei pescatori affaticati che chiamerà a seguirlo (Matteo 4), a un condannato a morte crocifisso accanto a Lui al quale prometterà il paradiso (Luca 23)… Tutti questi, e moltissimi altri, hanno beneficiato del perdono di Dio, hanno creduto che Gesù era il Figlio di Dio e hanno ricevuto la vita eterna nel Suo Nome. Gente “di ogni tribù, lingua, popolo e nazione” acquistati a Dio col Suo sangue (Apocalisse 5:9)!



giovedì 24 luglio 2025

Punizione di Caino

“Il SIGNORE disse a Caino: Dov'è Abele, tuo fratello? Egli rispose: Non lo so” ver. 9.

Ancora una volta come aveva già fatto in Eden, Dio prende l'iniziativa di parlare a l'uomo. Questo dimostra che la grazia divina non dipende dalle nostre qualità naturali ma dall'amore di Dio. Dio ama l'uomo e cerca di provocare in lui un pentimento ma l'atteggiamento di Caino è quello di rispondere con estrema durezza. Caino manifesta:

1. la menzogna afferma di non sapere dove si trova il fratello

2. Odio. Lo ha ucciso

3. Mancanza di pentimento. Messo di fronte alla sua responsabilità non dimostra alcun dispiacere. Non c'è in lui alcuna convinzione di peccato.

Caino invece di invocare la grazia di Dio e ravvedersi sceglie di allontanarsi da Dio tutto ciò di cui si preoccupa e ciò che l'uomo potrà fargli. Si stabilisce a Nord ben lontano dal luogo che gli ricorda Dio. Caino meritava un giudizio senza appello ma Dio è un Dio paziente. Pone un segno su di lui perché il giudizio appartiene solo a Dio e giungerà a suo tempo. Questa violenza e lo spirito di provocazione di Caino si manifesteranno anche in Lamec, cinque generazioni dopo con maggiore arroganza. Manifesterà un cammino di allontanamento ancor più accentuato sarà lui ad introdurre la poligamia su questa terra ver. 19. E sempre la sua preoccupazione sarà solo e soltanto il giudizio dell'uomo.

“il SIGNORE! il Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in bontà e fedeltà, che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente” Esodo 34:6-7. 

Lento all'ira non vuole dire che non arriverà il giudizio ma che aspetta prima di effettuarlo, la cosa certa è che il colpevole dovrà essere giudicato. Dio nella sua pazienza cerca di portare l'uomo a pentirsi e ha dare ascolto alla sua voce.

24 luglio - Una sola via

Mediante le opere della legge, nessuno sarà giustificato davanti a Lui.

Romani 3:20

 

Gesù gli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Giovanni 14:6

 

Una sola via

 

In risposta alla domanda di un lettore, un giornale religioso dava, in sostanza, questo parere: “Vi sono molte vie che portano a Dio, ma quella che propone la nostra religione non è forse la migliore?”

Questa risposta assurda ci fa riflettere. Dio, il sovrano Creatore, non ci dice come trovare la buona via, ma la sola via, l’unica possibile; e noi Sue creature dobbiamo ascoltare il Suo parere, invece di basarci sulle nostre opinioni. “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23), è scritto senza mezzi termini. Nessuno può entrare in cielo così com’è per natura. La buona opinione di noi stessi, il nostro impegno a conformarci alle esigenze di una o di un’altra religione, le nostre buone azioni, non ci potranno mai aprire le porte del cielo.

Fortunatamente, Dio non è soltanto santo e giusto, ma è anche misericordioso e pieno di grazia. Noi siamo peccatori, colpevoli davanti a Lui, e ci siamo chiuso l’accesso al cielo. Ma Dio ci ha aperto una via unica che ognuno, senza eccezione, può seguire: la fede nel Signore Gesù, credere che ha portato i nostri peccati sulla croce e che il Suo sangue li ha completamente cancellati.

Tutti coloro che credono sono resi giusti, “giustificati gratuitamente” per la grazia di Dio, “per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:24)

mercoledì 23 luglio 2025

23 luglio - La lezione del castello

Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio; e considerando quale sia stata la fine della loro vita, imitate la loro fede.

Ebrei 13:7

 

Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà.

Proverbi 22:6

 

La lezione del castello

 

Fra i ricordi della mia infanzia uno è rimasto molto vivo nella mia memoria: l’immagine di un dipinto che raffigurava un castello medioevale con le mura diroccate. Su questo quadro un versetto della Bibbia: “Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13:8).

Quante domande ho fatto a mia madre riguardo a questo quadro e al versetto! Con grande pazienza mi rispondeva: “Questo castello così imponente sembrava sfidare i secoli, eppure scomparirà. Invece il Signore Gesù è sempre lo stesso. Lui non cambia mai. Per Lui il tempo non conta, perché è Dio”. Io cercavo, senza riuscirci, di rappresentarmi la grandezza infinita di questa Persona divina.

“Nessuno può capirlo - mi diceva mia madre – eppure è una grande verità. Gesù Cristo è lo stesso “ieri”, nel passato, quando creava i mondi, quando nasceva a Betlemme, quando era un fanciullo come te, quando poi moriva sulla croce, risuscitava e saliva al cielo. È lo stesso “oggi” e ti vede, si interessa di te, ti ama. È lo stesso “in eterno”, nel futuro senza fine. Ma sta per venire a prenderci, e noi saremo sempre con Lui nel paradiso”.

Con la calma e la pazienza queste grandi e magnifiche verità si sono radicate a poco a poco in me. Genitori cristiani, parliamo di Gesù ai nostri bambini senza timore; questi insegnamenti si imprimeranno nella loro mente e nei loro cuori più di quanto noi supponiamo.


martedì 22 luglio 2025

22 luglio - E se fosse oggi?

Perché il Signore stesso, … scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore.

1 Tessalonicesi 4:16-17

 

E se fosse oggi?

 

Il versetto di oggi ci parla della prossima venuta del Signore Gesù per togliere dalla terra tutti i veri credenti, prima che si scatenino i giudizi di Dio. E’ un’esplicita promessa del Signore: “Tornerò e vi prenderò presso di me” (Giovanni 14:3). Due motivi rallegrano il cuore del credente che attende questo momento: non passerà per la morte del corpo, e sarà per sempre col Signore nella Sua gioia. Pur serbando nel cuore questa verità, ne parliamo talmente poco che rischiamo di ritenere questa venuta del Signore qualcosa di molto lontano, quando invece può avvenire da un momento all’altro. Proviamo a chiederci ogni mattina: “E se fosse oggi?”. Questo pensiero ci porterebbe forse a vivere una vita più consacrata al Signore e con un maggiore impegno a parlare dell’Evangelo a chi ancora non crede.

Ma se, per ogni credente, quest’attesa è un incitamento a vivere per Lui con una dedizione e un amore più reali, per coloro che non l’hanno accettato come Salvatore è un severo ammonimento. Ricordiamoci che quando il Signore verrà prenderà solo quelli che sono Suoi. E degli altri che ne sarà? Dovranno subire i tremendi giudizi che Dio manderà sulla terra e sarà per loro molto più difficile, in quei tragici momenti, accettare il Signore. Per questo, i credenti di oggi sono chiamati ad avvertire gli uomini con gli appelli della Sua Parola che sono come una pressante supplica: “Vi supplichiamo, nel nome di Cristo, siate riconciliati con Dio” (2 Corinzi 5:20). “Oggi, se udite la Sua voce, non indurite i vostri cuori!” (Ebrei 4:7). Nell’ultima pagina della Bibbia è ripetuto questo appello: “Chi ha sete venga: chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita… Io vengo presto” (Apocalisse 22:17-21).

E se fosse oggi? Saresti preso o lasciato?

lunedì 21 luglio 2025

Proteggersi

Proteggersi: è la parola chiave del nostro tempo. Se ne fanno senza restrizioni degli slogan pubblicitari. Assicuratori e industriali specialisti della protezione in tutti i campi si fregano le mani compiaciuti. La paura, infatti, ci bracca ininterrottamente.

Già i primi uomini accendevano dei fuochi per allontanare gli animali selvatici. Poi l'uomo ha iniziato ben presto a proteggersi dai suoi simili, perché si è reso conto che anche da quella parte il pericolo era sempre in agguato! Si è messo allora a fabbricare delle armi, delle armature, ha costruito fortificazioni, ha addestrato eserciti. Più tardi, quando l'industrializzazione si è sviluppata, consapevole che l'unione fa la forza, si è organizzato per proteggersi sindacalmente dalla miseria sociale.

Oggi l'uomo vuole proteggersi da tutto. In primo luogo da se stesso. Protegge i diritti di autore, le automobili, gli investimenti bancari, i dati informatici, ed infine protegge pure i sistemi di protezione. Ma i secoli gli hanno insegnato che, in fondo, il predatore più grande, il più terribile è lui.  E' così distruttivo che adesso si trova costretto a proteggere molte specie di animali, che a causa sua sono in via di estinzione, il clima che ha contaminato, le foreste che stanno svanendo e con loro il riciclo dell'ossigeno e perfino i mari che sono sempre più inquinati.

Così ha sempre più paura di quello che lui stesso può produrre. Sa che il nemico da combattere può provenire dall'infinitamente piccolo, da un virus che può seminare terrore nel mondo intero o dall'incredibile quantità di armamenti che ogni nazione continua ad ammassare e migliorare nel tentativo di renderle sempre di più letali. Certo la paura dell'uomo è ben giustificata e anche la sua ricerca di sistemi di protezione. La causa di tutto questo è da ricercarsi nelle azioni dell'uomo, è lui il predatore più pericoloso, è lui il distruttore per eccellenza. Già questo sarebbe un ben triste quadro ma l'uomo è andato ben oltre. Egli si è reso nemico di Dio. L'unico che poteva aiutarlo. L'unico che può e che vuole intervenire nella sua vita. Non è tornato a Lui. Non lo ha cercato.

 “Dio guarda dal cielo i figli degli uomini per vedere se c'è una persona intelligente che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti, non c'è nessuno che faccia il bene, neppure uno” Salmi 53:2-3.

Non solo non lo ha cercato ma ha rinnegato i suoi valori. Lo ha offeso con le sue azioni, con i suoi pensieri, ha rifiutato i suoi inviti a tornare a Lui. Eppure ha una assoluta necessita di “protezione”. Solo Dio può intervenire agendo direttamente sulla “fonte” del problema: il cuore dell'uomo, che è insanabilmente malvagio. Non ha bisogno di qualche ritocco qua e là ha bisogno di un cambiamento totale. Deve accettare il rinnovamento e la sicurezza che offre l'opera della croce.

“Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza?” Ebrei 2:3.

21 luglio - Meglio guardare la realtà della vita

Il giorno della morte, è meglio del giorno della nascita. È meglio andare in una casa in lutto, che andare in una casa in festa; poiché là è la fine di ogni uomo, e colui che vive vi porrà mente.

Ecclesiaste 7:1-2

 

La tua bontà, SIGNORE, dura per sempre.

Salmo 138:8

 

Meglio guardare la realtà della vita

 

“È meglio il giorno della morte”. Sorprendente affermazione! L’ha scritta il re Salomone ed è contenuta nella Bibbia. Eppure, la Parola di Dio ci parla di vita, di vita eterna invitandoci nello stesso tempo a guardare in faccia la realtà. Però è vero: “il giorno della morte”, come “la casa in lutto”, ci fanno a riflettere!

Invece di stordirci nella “casa in festa”, è in quelle circostanze che prendiamo coscienza della morte come di un’inevitabile scadenza. Nel momento della nascita di un bambino, si ignora come sarà la sua vita, ma il giorno della morte è il momento del bilancio, il giorno della verità.

Hai guardato in faccia la realtà della tua vita e la sua fine? Può essere vicina; avrai il tempo per andare al Signore? Quali sono state fino a questo momento le tue priorità? La tua vita trascorre in una attività frenetica, con gioie e pene, ma senza una vera pace con Dio? Eppure Dio ti invita ad andare a Lui. Egli ha per te un avvenire al di là della morte.

Dopo la morte “viene il giudizio” (Ebrei 9:27), è scritto; ma Gesù ti offre gratuitamente la pace con Dio fin da questo momento e ti assicura che “chi crede in Lui non è giudicato” (Giovanni 3:18)

Il credente può stare tranquillo: quando la morte si avvicina, sa che sta per raggiungere la sua meta, la presenza del Signore. Quanto è felice questo traguardo quando è la conclusione di una vita in cui si è conosciuto il Salvatore, di una vita durante la quale abbiamo imparato a gustare la Sua bontà!

domenica 20 luglio 2025

L'opera è di Dio

“Dio il SIGNORE chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?»” Genesi 3:9.

Questa domanda provava due cose: che l'uomo era perduto e che Dio era venuto a cercarlo. 

Questo è il primo punto, Dio lo sapeva che non eravamo in grado di avvicinarci a Lui e per questo che è venuto a cercarci. “ Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo”  1 Giovanni 4:19.

Poi, “Dio il SIGNORE fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì” v.21.

Questa è la prima volta nella storia della terra che il suolo si macchia di sangue. Sangue innocente.

Ma rileggiamo con attenzione. La tunica è la sua non la nostra. Hai notato l'inerzia di Adamo ed Eva? Non fecero nulla. Assolutamente nulla.

Non richiesero il sacrificio; non si rivestirono nemmeno da sé. Furono passivi in tutto il processo. Come noi. “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” Efesini 2:8-10.

Noi ci nascondiamo. Egli ci cerca. Noi portiamo il peccato. Egli ci porta un sacrificio. Noi ci copriamo con foglie di fico. Egli ci porta una tunica di giustizia. E a noi non resta che pronunciare le parole del profeta: “Egli mi ha avvolto nel mantello della giustizia, come uno sposo che si adorna di un diadema, come una sposa che si adorna dei suoi gioielli” Isaia 61:10.

20 luglio - Portiamo i nostri bambini al Signore

Gesù disse: “Lasciate stare i bambini e non impeditegli di venire da me, perché il regno dei cieli è di chi è come loro”.

Matteo 19:14

 

Portiamo i nostri bambini al Signore

 

I discepoli del Signore furono eccessivamente severi quando sgridarono le madri che portavano i loro bambini al Signore perché “imponesse loro le mani e pregasse”. Temevano che il Signore si affaticasse troppo o che venisse troppo disturbato (Matteo 19:13-15). O forse non stimavano così importante per quei bambini la preghiera e la benedizione del Signore.

Sappiate che il Signore non si stanca di ascoltare le vostre preghiere; portategli i problemi dei vostri bambini, dei vostri nipoti, se ne avete, e delle persone che vi stanno a cuore. Portategli le vostre angosce e i pesi che avete sul cuore o sulla coscienza. E fatelo con l’umiltà e la fiducia di un bambino perché “il regno dei cieli è di chi è come loro”. Il Signore è sempre disponibile, come lo era stato in piena notte per Nicodemo (Giovanni 3:1-13) o in pieno mezzogiorno per la donna samaritana (Giovanni 4:1-26). “Come un pastore, egli pascerà il suo gregge: raccoglierà gli agnelli in braccio, li porterà sul petto, condurrà le pecore che allattano” (Isaia 40:11).

Come per tutto ciò che ci angoscia, ascoltiamo l’esortazione del salmista Davide: “Getta sul SIGNORE il tuo affanno, ed egli ti sosterrà” (Salmo 55:22); e il consiglio del profeta Isaia: “Chi di voi teme il SIGNORE e ascolta la voce del suo servo? Sebbene cammini nelle tenebre, privo di luce, confidi nel nome del SIGNORE e si appoggi al suo Dio” (Isaia 50:10).


sabato 19 luglio 2025

Nuovo patto

“Ecco, i giorni vengono, dice l'Eterno, che io farò un nuovo patto...ma questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni, dice l'Eterno: io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. E non insegneranno più ciascuno il suo compagno e ciascuno il suo fratello, dicendo: 'Conoscete l'Eterno!' poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l'Eterno. Poiché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato” Geremia 31:31-34.

Questo patto è nuovo in relazione a quello vecchio del Sinai (Gen.31-32) e si possono notare delle differenze evidenti.

Prima di tutto nel nuovo patto la legge di Dio è interiore: “io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore”. Di conseguenza la capiremo, l'ameremo e le ubbidiremo.

Secondo, nel nuovo patto la conoscenza di Dio è universale: “ E non insegneranno più ciascuno il suo compagno e ciascuno il suo fratello, dicendo: 'Conoscete l'Eterno!' poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l'Eterno” . Questa universalità include i gentili e il “sacerdozio di tutti i credenti”. Ossia, nella comunità del patto del Signor Gesù, non c'è gerarchia ne privilegio, ma tutti hanno uguale accesso a Dio mediante Cristo.

Terzo, nel nuovo patto il perdono di Dio è eterno: “Poiché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato”. Naturalmente, nell'Antico Testamento c'era il perdono, eppure i sacrifici dovevano essere offerti ripetutamente e senza soluzione di un beneficio continuo. Ma il Signore Gesù offrì per sempre un solo sacrificio per il peccato e sulla base dell'opera da Lui compiuta Dio non ricorda più i nostri peccati.

19 luglio - La felicità a portata di mano?

Riconciliati dunque con Dio; avrai pace.

Giobbe 22:21

 

(Dio dice:) “Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene”.

Deuteronomio 30:15

 

La felicità a portata di mano?

 

Che ne siamo coscienti o no, abbiamo tutti bisogno di essere amati, ascoltati, rassicurati, compresi. Quante persone ricercano invano questo conforto! Sono molte le vie proposte dalla nostra società per far credere all’uomo che può, da solo e con le sue forze, raggiungere la felicità.

Ma come si può sperare di arrivare a tanto senza avere a che fare con Dio, Colui che ci ha creati e che vuole colmare tutti i bisogni, materiali e soprattutto spirituali, della Sue creature?

Dobbiamo prendere coscienza della nostra incapacità a ricevere questi benefici. Ma Dio è un Dio d’amore e di perdono che vuole fare grazia a tutti coloro che si riconoscono peccatori. Il Suo Figlio Gesù Cristo ha detto: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28). Soltanto Lui può portare la gioia nel cuore, può guarire e ristorare le anime deluse e ferite.

Tutti coloro che hanno risposto a questo appello ricevono, per quanto riguarda

- il loro passato, il perdono dei peccati e la pace con Dio;

- il loro presente, una vita nuova e Dio conosciuto come Padre;

- il loro futuro, la speranza certa di essere per sempre col Signore.


venerdì 18 luglio 2025

L'Evangelo è per i vivi

Un buon numero di persone si aspetta che ci si occupi della loro anima dopo che saranno morte. Qualcuno addirittura, cosciente della sua prossima fine, dà delle direttive riguardo alla sua sepoltura, si preoccupa che abbia luogo una cerimonia religiosa e che sia presenziata da un “alto” personaggio della chiesa. Desiderano che nel corso di tale svolgimento si rievochino le sue “buone azioni”, le sue donazioni e il logico conseguente amore di Dio.

Ma nessuno si inganni, allora sarà troppo tardi per qualsiasi tipo di azione. I discorsi più eloquenti, il più bell'elogio funebre pronunciato dinanzi al feretro non cambieranno più nulla alla sorte del defunto. Se questi non ha accettato la salvezza per grazia durante il tempo della sua vita, non gli sarà data alcuna occasione di farlo. Si potranno udire parole come: “Riposa in pace” ma, “Non c'è pace per gli empi, dice il SIGNORE” Isaia 48:22. I vostri peccati vi seguiranno fino al giudizio.

“Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” Ebrei 9:27.

“Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza” 2 Cor. 6:2.

18 luglio - La fine del mondo (2)

Noè, con i suoi figli, con sua moglie e con le mogli dei suoi figli, entrò nell’arca… Poi il SIGNORE lo chiuse dentro.

Genesi 7:7-9, 16

 

Entrate per la porta stretta (Gesù Cristo), poiché larga è la porta … che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa.

Matteo 7:13

 

La fine del mondo (2)

 

Quando Noè è entrato nell’arca coi suoi famigliari e con gli animali, Dio stesso ha chiuso la porta. Per 40 giorni e 40 notti un diluvio incessante ha sommerso la terra. Tutto è stato distrutto, salvo quelli che erano nell’arca che galleggiava sopra le acque. Il piano di Dio si è compiuto e Noè è stato salvato perché aveva obbedito a Dio.

Oggi, come ai tempi di Noè, molti uomini e donne sembrano ignorare che Dio non sopporterà per sempre quest’umanità che viola le Sue leggi e i Suoi principi. La violenza e l’immoralità, così largamente diffuse nel mondo attuale, finiranno per attirare, in un giorno che solo Dio conosce ma che non è lontano, i Suoi terribili giudizi. Dopo questi giudizi che decimeranno la popolazione mondiale, il Signore Gesù Signore tornerà sulla terra e regnerà per mille anni. La fine del mondo attuale avverrà soltanto al termine di quel regno  e sarà seguita dalla creazione di nuovi cieli e di una nuova terra (2 Pietro 3:12-13; Apocalisse 21:1). Oggi, il solo modo per sfuggire al giudizio di Dio non consiste nel costruirsi un “rifugio di sopravvivenza”. L’arca di Noè, descritta nella Bibbia, ci dà un’immagine di quello che Dio ha previsto affinché l’uomo possa sfuggire alla Sua ira e al Suo giudizio, e trovare grazia agli occhi Suoi. L’arca è una figura del Signore Gesù; bisogna credere in Lui e accettarlo nel nostro cuore (Giovanni 5:24). Lui è la nostra sola salvezza.

Il foglietto di oggi è un nuovo invito che Dio vi fa ad “entrare nell’arca”, prima che la porta della grazia sia chiusa per sempre.

giovedì 17 luglio 2025

Dio che giustifica l'empio

“Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia. Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia” Romani 4:3-5. 

Il Signore Gesù riprendeva severamente i Farisei che si vantavano di avere Abraamo per padre, e li invitava ad avere frutti degni di ravvedimento. Aggiungeva: “Già la scure è posta alla radice degli alberi, ogni albero dunque che non fa buon frutto, sta per essere tagliato e gettato nel fuoco” Matteo 3:10.

Un evangelista aveva tenuto una meditazione basandosi su questo testo. Dopo la riunione un uditore lo rimproverò dicendogli: “A sentire lei, si sarebbe potuto pensare che stesse rivolgendosi a dei criminali. Le sue parole erano più adatte a dei detenuti colpevoli di molti crimini. Noi non abbiamo bisogno di pentirci e non ci piace che ci venga parlato di giudizio in questo modo”. 

“No!” rispose l'evangelista è proprio  a coloro che si appoggiano sulla propria giustizia che non si può parlare che di giudizio, poiché per Dio non ci sono giusti. Tutti sono peccatori e, di conseguenza, tutti devono cadere sotto i colpi della giustizia divina. Ma a colui che si riconosce peccatore, perduto, senza risorse, senza speranza può essere presentato l'Evangelo, la Buona Novella di Dio. “... a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia”.

La certezza del credente si fonda sul fatto che il Signore: “non ci tratta secondo i nostri peccati, e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe” Salmo 103:10.

Abraamo non fu giustificato perché si comportava in modo lodevole e irreprensibile, ma perché aveva “creduto in colui che giustifica l'empio” (ver. 5).

Non sono le opere giuste, che rendono giusto l'uomo, ma giusto è colui che è stato giustificato mediante la fede e che per questa nuova posizione può compiere le opere giuste.

17 luglio - La fine del mondo (1)

Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra.

Genesi 6:5

 

Allora Dio disse a Noè: “… distruggerò (gli uomini) insieme con la terra… Ecco, io sto per far venire il diluvio delle acque sulla terra… tutto quello che è sulla terra perirà”.

Genesi 6:13-17

 

La fine del mondo (1)

 

La questione della fine del mondo ossessiona gli uomini in modo ricorrente; non si contano nemmeno più le predizioni fatte su questo avvenimento nel corso del tempo. Una delle ultime date previste era quella del 21 dicembre 2012. In quell’occasione la NASA ha dovuto anche smentire l’annuncio fatto da alcuni visionari di una possibile collisione fra la terra e un pianeta sconosciuto! Ogni annuncio della fine del mondo suscita angoscia in alcuni, ironia in altri. Alcuni cercano delle scappatoie costruendosi bunkers o rifugi di sopravvivenza o cercando delle presunte zone di fuga dalla catastrofe imminente…

La storia di Noè, racconto biblico molto conosciuto (leggere Genesi 6 a 8), ci riporta l’annuncio di una specie di fine del mondo. Oltre 2000 anni prima di Cristo, Dio aveva affidato a Noè una strana missione: costruire un’arca, un grande battello lungo 140 metri, di tre piani e a compartimenti. Questo battello doveva essere il “rifugio di sopravvivenza” per Noè, la sua famiglia e alcune coppie di animali che Dio voleva salvare dalla distruzione. Dio aveva deciso di distruggere la terra di allora, piena di violenza e di corruzione, per mezzo di un diluvio che avrebbe inghiottito tutto quello che aveva vita. A dispetto delle beffe che deve aver dovuto subire da parte di coloro che lo vedevano costruire l’arca, e di tutte le domande senza risposta che lo assalivano, Noè ha obbedito a Dio. Per molti anni, ha costruito l’arca secondo le istruzioni ricevute; poi, finita la costruzione, prima di salire lui stesso in quel grande battello, Noè ha fatto entrare la sua famiglia e le coppie degli animali.

(segue e si conclude domani)

mercoledì 16 luglio 2025

16 luglio - Dio e Padre

Gesù le disse: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”.

Giovanni 20:17

 

Il Padre stesso vi ama.

Giovanni 16:27

 

Dio e Padre

 

Fra i due termini Dio e Padre, impiegati nel Nuovo Testamento, c’è una differenza importante: quando viene impiegato il termine Dio, si tratta dell’Essere Supremo; quando è chiamato Padre, come sovente ha fatto il Signore Gesù, viene messa in evidenza la relazione che Lui aveva con Dio, come anche quella che il Signore stesso ha stabilito fra Dio e noi mediante la fede nella Sua opera di grazia.

Ecco alcuni esempi: “Il Padre ama il Figlio, e gli ha dato ogni cosa in mano… chi rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:35-36). “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18). “Il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità” (Giovanni 4:23-24). “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me”, ha detto il Signore (Giovanni 14:6).

Il Signore Gesù ha sempre parlato di Dio come di Suo Padre, mettendo in risalto questa sua relazione di Figlio di Dio: “Io non sono solo, perché il Padre è con me” (Giovanni 16:32). Soltanto alla croce, quando subiva al nostro posto il castigo per i nostri peccati, ha gridato, nell’angoscia dell’anima sua: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:46). Ora, grazie all’opera dell’espiazione compiuta dal Signore Gesù, i cristiani possono conoscere Dio come Padre. Gli parlano come si parla ad un Padre che ama e ascolta. E lo adorano come “il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo” (Efesini 1:3).


martedì 15 luglio 2025

Giuseppe il marito di Maria

“Dio... parla per via di sogni, di visioni notturne…” (Giobbe 33:14-15)

“Giuseppe il marito di Maria” è l’appellativo col quale questo personaggio è introdotto nell’Evangelo di Matteo, all’interno della genealogia del Signore secondo la linea regale di Davide.

Di lui ci è subito detto che era un uomo giusto (Matteo 1:19).

Probabilmente, la sua giustizia davanti a Dio non si limitava alla stretta osservanza, per quanto gli era possibile, di quanto stabilito dalla legge; infatti, se un uomo avesse scoperto la propria fidanzata-moglie incinta avrebbe potuto rendere pubblica la cosa e farla lapidare (Deuteronomio 22). In Giuseppe troviamo una sensibilità non comune: non volendo esporre la sua fidanzata ad infamia “si propose di lasciarla segretamente” (Matteo 1:19). Sicuramente amava Maria e conosceva la sua pietà, per cui quello che stava accadendo doveva apparirgli molto strano. Ma in tali circostanze, mentre Giuseppe aveva questo turbamento “e queste cose nell’animo”, Dio si rivela a lui: un angelo gli appare in sogno e gli spiega cosa stava accadendo, cosa sarebbe avvenuto, e che tutto era il compimento della volontà di Dio. 

E’ bello considerare che in entrambe le apparizioni angeliche che annunciavano la nascita del Signore a Giuseppe e a Maria, è espressamente detto che quanto stava avvenendo era opera dello Spirito Santo e che il bambino si sarebbe chiamato Gesù. Questo era per Giuseppe il sigillo e la dimostrazione che effettivamente tutto quanto avveniva era voluto da Dio, e che le cose che probabilmente gli avrà raccontato la sua fidanzata corrispondevano a verità. Ci colpisce il fatto che quest’uomo timorato di Dio esegua con prontezza e piena fiducia l’ordine divino: “Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l’angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie” (Matteo 1:24).

Di lì a qualche tempo, dopo la nascita del bambino e la visita dei magi, ecco sorgere un grave pericolo: Erode voleva far uccidere Gesù. Ma ecco che, subito dopo la partenza dei magi, un angelo apparve in sogno a Giuseppe dicendogli di fuggire in Egitto e di restare là fino a quando non vi fosse stata una nuova comunicazione da parte di Dio. Ci è detto che Giuseppe “prese di notte il bambino e sua madre e si ritirò in Egitto” (Matteo 2:14). Anche in questo caso si può notare come quest’uomo abbia agito con ubbidienza e dipendenza dalla parola di Dio; lo vediamo dall’immediatezza con cui si alzò di notte e dalla risolutezza nell’eseguire quanto Dio gli aveva ordinato.

In questo caso possiamo notare che l’esecuzione di quanto gli era stato rivelato ha portato a compimento la profezia del profeta Osea: “Fuori d’Egitto chiamai il mio figliuolo” (Osea 11:1).

Dopo la morte di Erode, l’angelo del Signore apparve nuovamente in sogno a Giuseppe dicendogli di tornare nel paese di Israele perché erano morti tutti quelli che cercavano di uccidere il bambino. Anche in questo caso, in ubbidienza alla rivelazione divina, prese il bambino e rientrò nel paese di Israele. Ma ecco sorgere una potenziale difficoltà: in Giudea regnava Archelao al posto di Erode, e ci è detto che Giuseppe ebbe paura ad andare là. Dio, che conosce ogni cosa e vede le nostre paure, risponde ai bisogni del cuore di quest’uomo fedele, che venne nuovamente avvertito in sogno e si ritirò nella regione della Galilea, nella città di Nazaret. Anche questo portò a compimento la parola di Dio, secondo quanto era detto dai profeti, cioè che il Signore Gesù “sarebbe stato chiamato Nazareno”.

Gli episodi della vita di Giuseppe e il suo comportamento sono un notevole insegnamento per tutti noi. Innanzitutto possiamo dire che aveva una fede assoluta e incondizionata nei confronti di Dio. In particolare, una fede che è capace di credere all’impossibile, ai miracoli, a cose che possono essere compiute soltanto da Lui, come il concepimento per opera dello Spirito Santo. Una fede che è capace di fondarsi sulla potenza di Dio che è in grado di liberare anche dalle minacce dei potenti. Abbiamo noi la stessa fede?

Il fatto di avere fede comporta allo stesso tempo di essere ubbidienti, e tutti gli episodi considerati nella vita di Giuseppe denotano una ferma ubbidienza a tutto quanto Dio gli ordinava. Non vi è mai stato il minimo dubbio o tentennamento nel mettere in pratica ciò che Dio gli chiedeva. 

Vi è un’altra caratteristica che possiamo notare nella vita di quest’uomo e che si accompagna sempre alla fede e all’ubbidienza: la dipendenza da Dio.

Giuseppe sapeva che Dio sarebbe intervenuto al momento opportuno nella sua vita. E per questo si abbandonava completamente a Lui; gli aveva detto: “Fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico” (Matteo 2:13) e, considerando la storia, questo periodo durò almeno un anno, perché di Giuseppe ci è detto che “là rimase fino alla morte di Erode” (Matteo 2:15).

Che possiamo con l’aiuto di Dio imitare questo esempio che ci offre delle lezioni incoraggianti per la nostra vita di fede. 

Possono accadere delle vicende nella nostra vita che appaiono incomprensibili, che possono turbarci profondamente nell’animo, come per Giuseppe la notizia che Maria era incinta; ma Dio che conosce i cuori interviene e si rivela a lui.

Ci sono delle altre circostanze in cui possiamo avere paura di cose che potrebbero accaderci; anche in questo caso Dio interviene e trova Egli stesso la soluzione che riporta la pace nel nostro cuore.

Oltre a tutto questo, dalla vita di questo personaggio fedele emerge il fatto che è stato uno strumento utile nelle mani di Dio per poter mettere in atto la sua Parola profetica; lui era a capo della famiglia dove è nato e cresciuto il Signore Gesù. Che compito importante! Possa essere così anche di noi, utili e fedeli strumenti nelle mani di Dio per svolgere il compito che ci ha affidato.