La tristezza vale più del riso; poiché quando il viso è afflitto, il cuore diventa migliore.
Ecclesiaste 7:3
La
tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del
quale non c’è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte.
2 Corinzi 7:10
La tristezza secondo Dio
C’è
un ridere che è sano e gioioso, ma ve n’è anche uno che è un vano tentativo di
fuggire davanti alla realtà. Quando arriva il dolore, è inutile nasconderlo,
perché la felicità non si trova nella fuga, ma nella consapevolezza. Non è che
bisogna ricercare il dolore in se stesso, o condannare ogni tipo di riso, ma
c’è un atteggiamento positivo da assumere quando c’è il dolore.
Il
dolore ci porta a riflettere, e ci fa porre delle domande sul vero senso della
nostra vita. Vi è una tristezza che ci porta al bene, al pentimento.
“Ravvedetevi e credete al Vangelo”, diceva il Signore (Marco 1:15). Il
pentimento produce nella nostra vita un cambiamento che non rimpiangeremo mai.
Io
ho conosciuto questa tristezza secondo Dio. La mia vita è stata segnata dalla
consapevolezza che ero perduto e condannato dalla giustizia di Dio. E’ stato
l’inizio del mio percorso spirituale.
Bisogna
riconoscere che molte volte si commette il male e si è colpevoli. Tutto questo
è doloroso e talvolta fa versare molte lacrime, ma è il cammino verso la pace
con Dio, il perdono e il riposo. E’ il cammino della fede.
Il
credente dev’essere sensibile al dolore di coloro che sono intorno a lui,
essere compassionevole e comprensivo. Nelle
sofferenze impariamo a conoscere “il Dio di ogni consolazione” e siamo resi
capaci, a nostra volta, di consolare coloro che sono nell’afflizione (2 Corinzi 1:3-4).