“Naaman si adirò e se ne andò, dicendo: Ecco, io pensavo: egli uscirà senza dubbio incontro a me, si fermerà là, invocherà il nome del SIGNORE, del suo Dio, agiterà la mano sulla parte malata, e guarirà il lebbroso” 2 Re 5:11.
Questo passo ci presenta la storia di un uomo importante, capo dell'esercito del re di Siria. Naaman, voleva essere guarito dalla lebbra per mezzo del profeta Eliseo, ma rifiutava la parola di Dio, data dal profeta, perché lo feriva nel suo orgoglio.
“Egli pensava”. Si aspettava un cerimoniale adatto alla sua persona, ma Dio non gli aveva riservato alcun riguardo particolare. Pretendeva di ricevere degli onori dovuti al suo rango, ma le parole che ricevette gli apparvero troppo semplici e soprattutto troppo umilianti.
L'uomo naturale ha fiducia solo nei propri pensieri: ditegli ciò che gli fa piacere, che lo tranquillizzi, ciò che è conforme al suo modo di pensare e le vostre parole saranno ascoltate con favore, perfino con entusiasmo. Ma quando Dio parla e denuncia il peccato, quando esige che l'uomo si riconosca nel suo stato di colpevolezza senza far valere alcun diritto per entrare in cielo, un orgoglio insensato impedisce all'uomo di ascoltare. E questo orgoglio lo porta ad irritarsi e rifiutare di ubbidire alla voce di Dio. Infine, quando l'Evangelo presenta una salvezza gratuita, per mezzo della fede nell'opera espiatoria di Cristo sulla croce, il peccatore obietta: “No! È troppo facile”. In realtà bisognerebbe spogliarsi di ogni pretesa. Dio non cambierà per voi il piano di redenzione. Non c'è salvezza per voi se non accettate ciò che Dio stesso vi dice.
“dicono ai veggenti: Non vedete! E a quelli che hanno visioni: Non ci annunciate visioni di cose vere! Diteci cose piacevoli, vedete cose immaginarie!” Isaia 30:10.