Non concupire la casa del tuo prossimo; non concupire la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo.
Esodo 20:17
La concupiscenza… partorisce il peccato; e
il peccato, quando è compiuto, produce la morte.
Giacomo 1:15
10° Comandamento: “Non concupire”
Il decimo comandamento è forse il più
radicale di tutti. Esso mette in chiaro il valore e la dimensione interiore
della Legge che non condanna solamente le azioni e le parole, ma va alla
radice: la concupiscenza. Questa può
esprimersi attraverso delle azioni oppure restare nascosta, perché è prima di
tutto una disposizione di cuore, un modo di pensare.
La concupiscenza è il desiderio di avere
ciò che non ci appartiene, ciò che Dio non giudica utile darci. Questo
comandamento dà un taglio netto alle radici materialiste della nostra cultura
occidentale e alla sua ricerca del piacere. Spesso i media e la pubblicità
stimolano la concupiscenza dei nostri occhi e della nostra carne, e ci
mantengono in una permanente insoddisfazione.
Non è concupiscenza il desiderio di fare
prosperare il nostro lavoro, di ricevere il meritato salario o l’aiuto
necessario per rispondere ai nostri bisogni; ciò che è malsano è voler
possedere un bene semplicemente perché un altro lo possiede. Perché cercare senza
sosta di avere più di quello che ci è necessario? Questa conseguenza negativa
del materialismo e dell’egoismo porta all’indifferenza verso i poveri, che
siano vicini a noi o lontani, in altre parti del mondo.
La
concupiscenza rende schiavi del peccato e soffoca il messaggio della Parola di
Dio. Anche i credenti
potrebbero cadere sotto il suo potere. Solo lo Spirito di Dio può liberarci
dalla sua influenza. L’apostolo Paolo scriveva: “Camminate secondo lo Spirito e
non adempirete affatto i desideri della carne” (Galati 5:16); quanto a sé
poteva dire: “Ho imparato ad accontentarmi (o ad essere contento) dello stato
in cui mi trovo” (Filippesi 4:11).