I figli d'Israele dovevano distruggere completamente i luoghi in cui i Cananei avevano servito i loro dèi; Il nome YHWH non può coesistere con quello di altri dei. Quindi dovevano demolire i loro altari, distruggere le loro immagini. Astarte idolo femminile Moloc idolo maschile. Il culto secondo la volontà dell'uomo non è tollerabile. Dove c'è Dio, non ci possono essere idoli. Per questo dobbiamo stare attenti a non avere qualcosa nel nostro cuore che prende il posto di Dio: sarebbe un idolo. Così l'apostolo Giovanni dice ai cristiani: "Figli, guardatevi dagli idoli" (1 Giovanni 5:21). Il Signore voleva avere un posto nel paese che avrebbe scelto, dove avrebbe messo il suo nome e dove sarebbero andati a offrirgli sacrifici.
Può esistere una condizione tale da permetterci di essere con Dio e con il mondo? No! Non esiste questa condizione.
“Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come giustizia; e fu chiamato amico di Dio” Giac. 2:23.
“O gente adultera, non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” Giac. 4:4.
O si è “amici” del mondo o si è “amici” di Dio.
E' preoccupante quanto i “suoi figli” siano diventati tolleranti.
Come verrebbe valutato oggi, nella sfera di coloro che si definiscono cristiani, l'atteggiamento di Giuseppe vero la moglie di Potifar? Come si reagirebbe?
Viviamo in un epoca in cui le nozioni del bene e del male sono tanto sconvolte che anche noi credenti corriamo il rischio di adottare concetti tolleranti verso la gravità del peccato e di avere un giudizio falsato, perché non fondato sulla Parola di Dio. Indubbiamente il mondo è cambiato molto di più in questi ultimi cinquant'anni che nei cinquecento precedenti. L'instabilità, la contestazione e il peccato sotto le sue varie forme non sono mai stati tanto evidenti e diffusi come oggi. Difronte a tutto ciò ci è di particolare insegnamento la fermezza di questo giovane in presenza della tentazione.
Giuseppe era esposto a una tentazione terribile, che è sempre esistita, ma nel suo caso e nella sua particolare posizione era ancor più pressante. Era molto giovane, forse aveva una ventina di anni. E questa è ancora l'età in cui si corrono i rischi maggiori.
Giuseppe era di bell'aspetto e i giovani, ragazze e ragazzi sono facilmente portati ad approfittare di questi vantaggi. Godeva di una fiducia illimitata da parte del suo padrone, era libero di agire come meglio gli pareva nell'amministrare i suoi beni. Sua moglie cercava di sedurlo e lo faceva di continuo. E' abbastanza facile resistere una volta o due, ma quando la tentazione si rinnova insidiosamente dici, venti volte e persino ogni giorno, le difese si allentano e il peccato trionfa.
Giuseppe era assolutamente solo. Non soltanto lontano dalla sua famiglia e da suo padre che lo credeva morto, ma viveva in un paese idolatra, senza principi morali. Però anche se i nostri parenti o amici non ci vedono, per noi credenti rimani la certezza che Dio ci vede.
Giuseppe ne era molto cosciente a tal punto da poter affermare con decisione: “Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio” Gen. 39:9.
Che lezione ci da questo giovane messo così a dura prova.
Quali erano le armi che gli hanno permesso di riportare la vittoria? Erano il timore di Dio e il suo orrore per il male?
“Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene” Rom. 12:9.
Siamo chiamati a perseverare nelle cose che abbiamo imparato (2 Tim. 3:14), senza essere trascinati dallo spirito di questo secolo.