Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato; stimando gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto.
Ebrei 11:24-26
Le scelte della fede
Quando Mosè era ancora coi suoi genitori,
Ebrei schiavi in Egitto, è stato educato conformemente alla loro fede. Poi,
molto giovane, è stato sottratto alla sua famiglia per vivere alla corte del
Faraone (Esodo 2:10). Avrà forse dimenticato le convinzioni e l’insegnamento
trasmessogli dai suoi genitori?
La
fede non è ereditaria. Un
giovane, anche se ha dei genitori credenti, deve pentirsi personalmente,
accettare il Signore nel suo cuore e fare le scelte della fede. Dovrà prendere
delle decisioni che lo impegneranno tutta la vita, e le prenderà per fede, vale a dire col profondo
desiderio di comprendere e seguire il sentiero che Dio traccia per lui.
Diventato adulto, Mosè ha assunto una
posizione chiara e senza compromessi in favore del popolo di Dio. Era
consapevole di tutto ciò a cui stava rinunciando: una vita nel lusso, delle
ricchezze immense e il potere alla corte del faraone. Al posto di questi
immensi vantaggi ha scelto di “essere maltrattato con il popolo di Dio” e di
subire gli oltraggi, come Cristo li avrebbe subiti un giorno venendo in questo
mondo. È solo per fede che ha potuto
stimare il vero valore della sua scelta
perché, a giudizio umano, rinunciare a una carriera alla corte del Faraone era,
oltre che un grande sacrificio, una vera follia.
Ma la sua fede gli ha fatto comprendere che
“i piaceri del peccato”, che avrebbe potuto gustare alla corte del re,
sarebbero durati “per breve tempo”. Non si è dunque lasciato abbagliare dai
“tesori d’Egitto”! Una vita di comunione con Dio e col Suo popolo aveva molto
più valore; era per lui “una ricchezza maggiore”.
Quali sono le motivazioni delle scelte che
facciamo e che valore ha per noi l’approvazione di Dio?