“Adamo visse centotrent'anni, generò un figlio a sua somiglianza, a sua immagine, e lo chiamò Set; il tempo che Adamo visse, dopo aver generato Set, fu di ottocento anni ed egli generò figli e figlie; tutto il tempo che Adamo visse fu di novecentotrent'anni; poi morì” Genesi 5:3-5.
Questi versetti ben danno il senso di ciò che è l'essere umano che nasce avendo una pesante eredità. Quando Dio aveva creato l'uomo lo aveva creato a Sua immagine e somiglianza. Ora a causa del peccato, ogni uomo che nasce, nasce a somiglianza di Adamo ereditando una ben triste sorte: l'assoggettamento alla morte.
L'uomo, infatti può vivere ben a lungo e generare figlioli e figliole; ma alla fine sarà scritto di lui: poi morì. “La morte regnò da Adamo fino a Mosè” (Rom. 5:14) e ancora: “E' stabilito che gli uomini muoiano una volta” (Ebrei 9:27).
Il peccato ha rotto il legame che univa l'uomo al Dio vivente., ha sottoposto l'uomo al regno della morte senza che egli posso in nessun modo sottrarvisi.
La vita non può avere comunione con la morte come la luce non può avere comunione con le tenebre o la santità con il peccato.
Tuttavia in questo capitolo 5 vi è una eccezione strana e notevole alla legge inesorabile della morte. Enoc del quale è detto che camminò con Dio, poi Dio lo prese (ver.24).
Egli non passò per la morte. Ecco l'eccezione: “Per fede Enoc fu rapito perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio lo aveva portato via; infatti, prima che fosse portato via, ebbe la testimonianza di essere stato gradito a Dio” Ebrei 11:5.
Enoc fu il settimo uomo da Adamo e Dio non permise che la morte riportasse la sua vittoria su di lui.
E si è notato che il significato dei primi dieci nomi permetteva di leggere una frase moto significativa:
Adamo: L'uomo
Seth: essendo diventato.
Enosh: mortale.
Kenan: piangente e misero.
Mahalaleel: il Dio beato.
Jared: discende.
Enoc: consacrato.
Methushelah: la sua morte procura.
Lamec: al trasgressore.
Noè: consolazione e riposo.
