Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.
Non c’è dunque più nessuna condanna per
quelli che sono in Cristo Gesù.
Romani 6:23; 8:1
I dieci
comandamenti (conclusione)
I “dieci comandamenti” hanno qualcosa d’impressionante,
di misterioso. Ma quale applicazione possiamo farne nella nostra vita
personale? Ognuno di essi ci riguarda, tocca la nostra coscienza, sonda il
nostro cuore. “I giudizi del SIGNORE sono verità, tutti quanti sono giusti”
(Salmo 19:9), e ci mostrano ciò che siamo nel più profondo di noi stessi. Dio
esamina il nostro stato interiore perché “tutte le cose sono nude e scoperte
davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto” (Ebrei 4:13).
Di fronte a questa constatazione, non
abbiamo scuse. Dio afferma che non “terrà il colpevole per innocente” (Esodo
34:7) e che “il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23). Il giudizio
dovrà essere eseguito. Che fare, allora? Lasciati a noi stessi, vagheremo senza
soluzione alla ricerca di una via di uscita?
Ma ecco il messaggio dell’Evangelo. Dio non
ci abbandona a noi stessi, ma è
intervenuto con infinito amore per compiere ciò che noi non eravamo capaci di
fare. I comandamenti della Legge ci giudicano e ci dichiarano trasgressori,
ma Dio ha mandato il Figlio Suo Gesù Cristo che ha risposto perfettamente alle
esigenze della Legge. Quale unico sostituto, Egli è stato giudicato al nostro
posto portando la pena che noi meritavamo. Chi crede in Lui non è più sotto la
condanna di Dio, ma è rivestito della giustizia divina! Dio non ci chiede di guadagnarci la salvezza per mezzo delle
nostre opere perché sa che sarebbe impossibile. È sul fondamento dell’opera
perfetta compiuta da Cristo alla croce che noi riceviamo in dono la vita eterna, e siamo anche resi capaci di
amare Dio e di amarci gli uni gli altri come Lui ha amato noi: “L’amore è
l'adempimento della legge” (Romani 13:8-10; Giovanni 13:34).