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giovedì 7 agosto 2014

Corpi risuscitati – 1 Corinzi 15:35/49

Fare delle domande può essere segno di un buono stato spirituale e manifesta il desiderio di essere istruiti per piacere a Dio.
In questi versetti, però, assistiamo, al contrario, a domande che sono il frutto dell’incredulità o, quanto meno, della semplice curiosità intellettuale.

La ragione umana trova delle difficoltà a comprendere ciò che la fede afferra in un istante. Quest’ultima, infatti, riconosce la potenza di Dio. L’intellettualismo è un grande ostacolo per il credente, perché egli corre il pericolo di appoggiarsi alla sua intelligenza naturale senza lasciarsi prima investigare dalla Parola di Dio per poi essere portato in presenza del Signore.
Alcuni dei credenti di Corinto potevano non avere conoscenza di Dio (34), dimenticando che Dio ha “reso pazza la sapienza di questo mondo” (1 Co 1:20) e che le cose profonde di Dio sono conosciute solo per lo Spirito di Dio (1 Co 2:12).
Paolo, che conosce bene le speculazioni dell’essere umano, definisce il suo interlocutore un: “insensato” (36) e risponde alle sue domande attraverso delle immagini tratte dalla natura stessa e mettendo in contrasto le differenze fondamentali che esistono tra il corpo terreno e quello spirituale (40), fra Adamo e Cristo, fra il primo uomo ed il secondo (47).

v Come risusciteremo? (37/41)
Il Signore aveva già usato la stessa similitudine per parlare della Sua morte e della Sua risurrezione. Qui Paolo usa la stessa analogia facendone un’applicazione un po’ diversa. Un seme è gettato nella terra così com’è, ma quando esce fuori di nuovo è completamente un’altra cosa: da un chicco di grano ne esce una spiga e questo piccolo esempio dimostra la sovranità di Dio (38). Nella creazione, sia che osserviamo l’infinitamente piccolo che l’infinitamente grande non possiamo che scorgervi il dito di Dio, potrebbe essere diversamente in risurrezione?

v Con quale corpo? (42/44)
Il corpo attuale del credente è corruttibile, ignobile, debole e naturale, cioè  adatto alla vita sulla terra, ma risusciterà incorruttibile, glorioso, potente e spirituale cioè adatto alla vita del cielo. Sarà trasformato in conformità al corpo glorioso del Signore (Fl  3:21) per essere simili a Lui (1 Gv 3:2).

In risurrezione noi porteremo l’immagine del celeste (48/49), ma già in questo mondo dobbiamo realizzarne i caratteri, perché: “quale Egli è, tali siamo anche noi in questo mondo” (1 Gv 4:17).

Accettiamo dunque questa realtà meravigliosa e tutte le implicazioni e le esigenze che ne derivano. Facciamo attenzione a non svilire questa verità con una condotta mondana che non conviene a coloro che sanno di essere del cielo!


D.C.