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domenica 31 agosto 2014

31 Agosto

(Gesù disse:) "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno".
Giovanni 10:27-30

Chiamato per nome

In un paesino dell’Alto Piemonte, una vecchia contadina custodiva sulla montagna un gregge di capre piuttosto consistente. La sera, dopo averle fatte entrare nell’ovile, si sedeva su una sedia bassa, in mezzo al gregge e chiamava le capre una dopo l’altra, per mungerle. Aveva dato un nome ad ognuna di esse. Quando udivano il loro nome, le capre venivano a mettersi davanti alla padrona e si lasciavano mungere senza muoversi. Dato il carattere indipendente di quegli animali, questo fatto può sorprendere. D’altronde, gli allevatori di quella regione mi hanno confermato che ritenevano quel caso più unico che raro.
Questa storia vera m’ha fatto pensare alla Parola di Gesù (vedasi il versetto odierno sopra citato). Qui si tratta di pecore, ma la figura è identica. Esse sono conosciute dal loro padrone, ognuna per nome. È questa la parte di chi ha ricevuto nel cuore Gesù come suo Salvatore e Signore. Per Gesù noi non siamo degli anonimi; ci ama tutti e ha dato la propria vita per ognuno di noi. Ci conosce per nome.

Appena risuscitato, il Signore va incontro a Maria Maddalena che ha trovato il sepolcro vuoto e cerca il corpo del suo Signore. La donna non lo riconosce. Crede che sia il giardiniere del cimitero e gli chiede il corpo di Gesù. Per tutta risposta, si sente chiamare “Maria!”. Ella, allora, lo riconosce. È appagata. Gesù le affida il messaggio più bello: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e al Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17).