Il Signore aveva promesso che alcuni
discepoli avrebbero “visto il Figlio
dell’uomo venire nel suo regno” (Mt 16:28). Sei giorni dopo, questa
promessa incoraggiante si avvera.
v I testimoni (1/3)
Il Signore sceglie Pietro, Giacomo e
Giovanni per condurli sulla montagna affinché fossero testimoni oculari della “sua
magnifica gloria” (2 Pi 1:18 – 1 Gv 1:1) e come lo erano della Sua potenza
(Mt 9:25) lo sarebbero stati delle Sue sofferenze (Mt 26:37).
Sulla montagna, Colui che “spogliò se stesso prendendo forma di servo”
(Fl 2:7) in un istante è colui la cui faccia risplende come il sole, un
anticipo del “sole di giustizia” che
giudicherà il mondo (Ap 1:16), ma che porterà anche guarigione (Ml 4:2). I suoi
abiti “candidi come la luce”
rappresentano la purità, la santità dell’Uomo perfetto dimostrata così nel
cammino e nel servizio come nell’essere interiore.
Con Lui appaiono Mosè ed Elia, la legge
ed i profeti, che con il loro ministerio non avevano prodotto frutti permanenti
in una nazione che si era rifiutata di sottomettersi alla volontà di Dio. Uomini
di Dio che, benché avessero fallito il loro obbiettivo, avevano testimoniato
della giustizia di Dio che conduceva a Cristo. Insieme parlano delle sofferenze
di Cristo (Lu 9:31), fondamento su cui riposa la realizzazione delle promesse
di Dio.
v Una voce dal cielo (4/8)
La proposta di Pietro di costruire tre
tende mette in evidenza che si tratta di un momento particolare, ma, allo
stesso tempo, abbassa la persona del Signore al rango di uomo, se pur eminente
come un Mosé od un Elia.
Per dissipare ogni dubbio una voce dal
cielo rivendica i diritti di Colui nel quale Dio si era compiaciuto (5). Una
voce già udita al Giordano perché fosse riconoscibile fra coloro che si
pentivano (Mt 3:17), una voce che avrebbe testimoniato la Sua gloria presente e futura
(Gv 12:29).
v “Asoltatelo!”
Dio aveva parlato in molti modi ed in
molte maniere, ora parlava nel Figlio (Eb 1:1). Non era solo un messaggero come
Mosé o Elia; era la Parola
di Dio stessa (Gv 1:1), Dio nella pienezza della Sua grazia e della verità. Il
Suo linguaggio esprime perfettamente l’amore che unisce il Padre ed il Figlio.
Il compiacimento di Dio, nella vita del Figlio, è esternato con uguale
soddisfazione al Giordano e per tutto il cammino nel il servizio svolto.
Anche noi,
per fede, siamo chiamati a contemplare senza velo il Signore nella gloria (Eb
2:9) per essere trasformati moralmente, a nostra volta, di gloria in gloria (2
Co 3:18), a immagine del Signore (2 Co 4:6).
D.C.