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lunedì 11 agosto 2014

Rinunce fatte per Cristo – Matteo 16:24/28

v Se uno vuol venire dietro a me
Queste parole sono per coloro che sono già venuti a Lui per avere pace e riposo (Mt 11:28) ed aprono le porte per un cammino di rinunce e di sofferenze, che si concluderà nella gloria.
I discepoli erano già stati messi in guardia dagli ostacoli che potevano sorgere in famiglia o da legami sentimentali (Mt 10:37/39), erano stati avvisati della necessità di rinunciare a se stessi. Qui il pericolo da cui sono messi in guardia  è: il mondo e ciò che offre.

v Rinunzi a se stesso
L’uomo naturale cerca la propria soddisfazione con malcelato orgoglio, mentre il credente applica la croce alle soddisfazioni terrene; vive per Cristo e dice con Paolo: “sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Ga 2:20).

v Prenda la sua croce e mi segua
Non si tratta qui delle sofferenze, delle prove che ogni credente attraversa. “Prendere la croce” è aver messo fine ad una vita vissuta per se stessi, è realizzare il vero significato della croce di Cristo. Il Signore non è morto soltanto per portare i nostri peccati, ma per mettere fine alla vecchia natura. Coloro che portano questa sentenza su se stessi sono morti con Cristo e viventi a Dio nella nuova natura, per piacere al Signore e per seguirLo. È così che la vita del discepolo è offerta a Cristo, il suo Salvatore, vita che potrà “perdere” (25), ma che “troverà” poi nella gloria.

v Le ricchezze di questo mondo
Satana le usa per attirare gli uomini e per far  distogliere gli sguardi dalle cose eterne, gli uomini sono disposti a darle in cambio dell’anima (26). Uno sguardo sul mondo ci permette di vedere con chiarezza una folla di “cristiani di nome” che in realtà ”camminano da nemici della croce di Cristo” (Fl 3:18/19). Sono attratti dalle ricchezze in tutte le sue forme. Per loro la fine è la perdizione, ma per quanti hanno realizzato la realtà della morte al mondo (Gl 6:14) esse non esercitano nessuna attrattiva.

Il Signore tornerà e “renderà a ciascuno secondo l’opera sua” (27) mettendo in evidenza non solo le azioni, ma anche le motivazioni che le hanno prodotte.

È doveroso chiedersi se abbiamo lasciato tutto dietro di noi ed abbiamo seguito con fedeltà il nostro Signore.


D.C.