& Uomini pieni di malizia
L’uso
della malizia e dell’adulazione è tipico dell’arte della politica e i discepoli
dei farisei con gli Erodiani ne fanno ampio sfoggio: “Maestro noi sappiamo ….”. in effetti non si va dal Signore per
imparare come da un maestro, ma, piuttosto, per cercare un pretesto per
cogliere un errore nelle sue parole. Ma colui “che prende gli abili nella sua astuzia sicché il consiglio degli
scaltri va in rovina” (Gb 5:13) potrebbe cadere in questa trappola? I
Farisei in perenne contrasto col potere di Roma si presentano insieme agli
opportunisti Erodiani: per il Signore la loro ipocrisia è manifesta (18).
& Noi sappiamo che …
Tuttavia,
nel presentarsi al Signore non possono fare a meno di enunciare alcune solenni
verità (16): “sei sincero” (Ef 4:21),
“insegni la via di Dio secondo verità”
(Gv 14:6) e “non hai riguardi per nessuno”.
Certo, il Signore confondeva i suoi avversari non con l’astuzia, ma con la
verità, una verità che confonde e fa tacere l’avversario.
La
domanda è sottile, ben architettata in modo che qualunque sia la risposta si
possa avere un appiglio per accusarLo.
& Una risposta, un’accusa
Il
Signore con calma chiede una moneta, lui il Creatore non ne possiede una, e
risponde: “date a Cesare quello che è di
Cesare” (21).
Ai tempi dei Nehemia il popolo aveva
confessato davanti a Dio che erano schiavi a causa del loro peccato e che
l’oppressore si arricchiva a loro spese (Ne 9:36/37). Ai tempi del Signore il
cuore indurito dei Giudei non permette loro di fare una ugual confessione.
Rendere il dovuto a Cesare è per loro
un obbligo poiché non hanno reso a Dio ciò che è di Dio.
La risposta del Signore è lapidaria e
mette tutti a tacere. Parla, però, alle coscienze suscitando stupore ed
imbarazzo (22)
La stessa risposta suona per il
credente come un solenne avvertimento a non occuparsi delle cose terrene, a non
mischiare il sacro col profano. Il credente vive per fede e s’attacca alle cose
spirituali, quelle di Dio. Non s’immischia nelle cose della vita (2 Ti 2:4) pur
portando rispetto e sottomissione alle autorità nella misura in cui queste non
si oppongono a Dio (Ro 13:1/7 – At 5:29).
D.C.