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lunedì 18 agosto 2014

Una tassa da pagare? – Matteo 22:15/22

&  Uomini pieni di malizia
L’uso della malizia e dell’adulazione è tipico dell’arte della politica e i discepoli dei farisei con gli Erodiani ne fanno ampio sfoggio: “Maestro noi sappiamo ….”. in effetti non si va dal Signore per imparare come da un maestro, ma, piuttosto, per cercare un pretesto per cogliere un errore nelle sue parole. Ma colui “che prende gli abili nella sua astuzia sicché il consiglio degli scaltri va in rovina” (Gb 5:13) potrebbe cadere in questa trappola? I Farisei in perenne contrasto col potere di Roma si presentano insieme agli opportunisti Erodiani: per il Signore la loro ipocrisia è manifesta (18).

&  Noi sappiamo che …
Tuttavia, nel presentarsi al Signore non possono fare a meno di enunciare alcune solenni verità (16): “sei sincero” (Ef 4:21), “insegni la via di Dio secondo verità” (Gv 14:6) e “non hai riguardi per nessuno”. Certo, il Signore confondeva i suoi avversari non con l’astuzia, ma con la verità, una verità che confonde e fa tacere l’avversario.
La domanda è sottile, ben architettata in modo che qualunque sia la risposta si possa avere un appiglio per accusarLo.

&  Una risposta, un’accusa
Il Signore con calma chiede una moneta, lui il Creatore non ne possiede una, e risponde: “date a Cesare quello che è di Cesare” (21).
Ai tempi dei Nehemia il popolo aveva confessato davanti a Dio che erano schiavi a causa del loro peccato e che l’oppressore si arricchiva a loro spese (Ne 9:36/37). Ai tempi del Signore il cuore indurito dei Giudei non permette loro di fare una ugual confessione.
Rendere il dovuto a Cesare è per loro un obbligo poiché non hanno reso a Dio ciò che è di Dio.
La risposta del Signore è lapidaria e mette tutti a tacere. Parla, però, alle coscienze suscitando stupore ed imbarazzo (22)

La stessa risposta suona per il credente come un solenne avvertimento a non occuparsi delle cose terrene, a non mischiare il sacro col profano. Il credente vive per fede e s’attacca alle cose spirituali, quelle di Dio. Non s’immischia nelle cose della vita (2 Ti 2:4) pur portando rispetto e sottomissione alle autorità nella misura in cui queste non si oppongono a Dio (Ro 13:1/7 – At 5:29).


                                                                                                                       D.C.