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sabato 2 agosto 2014

Perversità ed integrità - Proverbi 11:1/15

I proverbi di questo capitolo ruotano particolarmente intorno al soggetto dell’integrità in contrasto con la perversità, tra il mondo e l’uomo giusto secondo Dio.
L’ultimo versetto del capitolo 10 parlava della perversità che si può anche mostrare sotto forma di una bilancia o dei pesi falsi (1). È importante avere una sola misura, essere onesti con se stessi e con gli altri. Pesare con una misura che in qualche modo può essere in eccesso o in difetto, avere pregiudizi o usare parzialità (1 Ti 5:21), è un “abominio per il SIGNORE”.

v Due stili di vita (2/11).
Chi commette il peccato del vrs. 1 ha uno spirito orgoglioso che ricerca il proprio vantaggio stimando i propri diritti superiori a quelli di chiunque altro. Ma alla superbia non può che seguire l’infamia (2). Al contrario, chi ama l’integrità finirà per farsi guidare da essa (3).
Le ricchezze non hanno alcun valore per salvarsi dalla morte (4). Pietro esprime bene questo concetto quando afferma che non siamo salvati con oro o argento, ma col prezioso sangue di Cristo (1 Pi 1:18/19).
Orgoglio, superbia, perversità, ricchezza, tutte cose che hanno conseguenze negative nell’uomo tanto più nel credente: cadute (5), malizia (6), disillusione (7), tribolazione (8), perdita del prossimo (9), morte degli empi (10) e rovina della società (11). Al contrario, l’uomo integro segue una strada appianata (5), ottiene liberazione (6, 8, 9), prospera (10) e le sue benedizioni ricadono anche su gli altri (10/11).

v I rapporti con gli altri (12/16).
Facciamo dunque molta attenzione nei nostri rapporti con gli altri. Occorre essere prudenti, lenti al parlare (12/13), evitando di svelare segreti a persone che potrebbero farne un cattivo uso. La riservatezza è un dono prezioso e forse più che parlare “degli altri” dovremmo essere pronti a parlare “con gli altri”.
È nella comunicazione che possiamo arricchirci, trovare saggezza e giusta direzione per noi e per gli altri (14). Questo permetterà di conoscere meglio il nostro interlocutore evitando di renderci garanti di chi non merita tale fiducia (15). Essere garanti significa mettere la fiducia in uomini ed in beni passeggeri anziché in Dio (Gr 17:5). La generosità deve essere volontaria e sotto il controllo di colui che la esercita. Per questo nel Nuovo Testamento troveremo esortazioni non a “prestare”, ma a “donare” poiché “la buona volontà, quando c’è, è gradita in ragione di quello che uno possiede e non di quello che non ha” (2 Co 8:12).


D.C.