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venerdì 23 luglio 2021

Potenza nella debolezza

“E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunciarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso” 1 Cor. 2:1-2.

Paolo ricorda ai Corinti come nella sua predicazione dell’Evangelo non vi fosse niente che appartenesse alla scuola degli uomini. Non gli interessava dare sfoggio se stesso, sebbene la retorica fosse una disciplina ben conosciuta e praticata nel mondo Greco-Romano. Difatti era una delle principali materie di studio nell'ordinamento scolastico del primo secolo d.C. Nei dibattiti pubblici, nelle aule di tribunale essa era molto in voga come forma si intrattenimento allo scopo di compiacere le masse.

Paolo era stato allevato ai piedi di Gamaliele quindi non difettava certo di un’eccellenza di parola (o superiorità di parola). Termine che vuole mettere in risalto il modo di esporre la parola non tanto i contenuti di essa. Questo in contrasto con i falsi predicatori che Paolo chiama “sommi apostoli” 2 Cor. 11:5.

I Corinti sembravano ricercarla, apprezzarla ma l’apostolo la rifiutava. Poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso. Ciò dimostra che Paolo riconosceva la differenza fra un ministerio fondato sulle emozioni e un ministerio spirituale il cui messaggio verteva su Cristo crocifisso.

 3 Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; 

Tutti i neo-convertiti sono deboli e la “forza” che devono ricercare non è da attingere da questo mondo né dalla sapienza di questo mondo, perché per quanto riguarda queste cose bisogna continuare ad essere “deboli”.

Invece della retorica umana, Paolo, andò da loro con debolezza. Tutti i grandi uomini di Dio hanno dovuto sperimentare questa loro debolezza, era questa che gli rendeva capaci di essere veramente forti.

 “Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte” 2 Corinzi 12:10.

Paolo ha avuto paura e addirittura tremore, di rovinare il messaggio della croce contaminandolo con parole dettate dalla sapienza umana. Il rispetto verso la Parola di Dio era tale de provocare in lui un gran tremore. 

“La mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” Ver.4-5. 

Tutti i “giganti” di Dio sono stati uomini che in quanto a se stessi si sono riconosciuti deboli.

Mosè ammise di non essere un oratore. “Mosè disse al SIGNORE: «Ahimè, Signore, io non sono un oratore; non lo ero in passato e non lo sono da quando tu hai parlato al tuo servo; poiché io sono lento di parola e di lingua»" Esodo 4:10.

Salomone riconobbe di non sapere come comportarsi. “Ora, o SIGNORE, mio Dio, tu hai fatto regnare me, tuo servo, al posto di Davide mio padre, e io sono giovane, e non so come comportarmi” 1 Re 3:7.

Isaia dichiaro di essere un uomo dalle labbra impure. “Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure” Isaia 6:5.

Geremia ammise di non saper parlare. “Io risposi: «Ahimè, Signore, DIO, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo»” Geremia 1:6.

Eppure Dio gli aveva scelti proprio per questo affinché il suo messaggio potesse giungere così come esso era, puro da ogni alterazione umana.

Un evangelista, raccontava, di come a lui fosse capitato in occasione di un’evangelizzazione, dove tutto era stato preparato meticolosamente, di essersi trovato, alla sua vigilia, con un forte abbassamento di voce.

Sul momento, era rimasto sconcertato, perché, molte preghiere erano state fatte prima di quell’incontro e i giovani avevano svolto un lavoro di distribuzione notevole. 

Ora però che era venuto il momento e lui era lì praticamente privo di voce. 

L’Evangelista tenne comunque la serata, nella quale riuscì a dire solo poche parole con voce rauca e gracchiante. Ebbene alla fine dell’incontro le persone che si alzarono perché colpite dal messaggio furono al di là di ogni aspettativa.

Nelle moderne scuole teologiche vi sono dei veri e propri corsi di dialettica e i predicatori contemporanei ne fanno un ampio uso per catturare nuovi adepti. 

Il messaggio che giunge è un messaggio piacevole, ben confezionato ma lo scopo che si prefiggono non è quello di mettere l’accento sulla potenza di Dio. Non creano un fondamento stabile e duraturo. Producono solo un prurito di udire. 

Un piacere nell’ascolto dove il cuore e la mente vengono coinvolti solo superficialmente.        

“Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, io vi mostrerò a chi assomiglia. Assomiglia a un uomo il quale, costruendo una casa, ha scavato e scavato profondamente, e ha posto il fondamento sulla roccia” Luca 6:47-48.

L’Apostolo voleva che la loro fede avesse radici profonde e le parole dettate dalla sapienza umana non hanno questa caratteristica. “La parola di Dio è vivente ed efficace… e penetrante” Ebrei 4:12

Il pericolo evidente nella predicazione persuasiva di sapienza umana è che l’interesse che suscita riguarda più la persona che lo espone anziché Cristo che è il cuore dell’Evangelo, quella roccia sulla quale ciascuno deve porre il proprio fondamento.

Lo Spirito Santo prende le parole dell’Evangelo che ogni servitore esprime con debolezza e le rende penetranti, intrise della potenza di Dio, capaci di convincere di peccato. Ginocchia si piegheranno e cuori saranno infranti, la vita di queste persone non sarà più la stessa e questo non è opera degli uomini ma è il risultato della potenza di Dio.

6 Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali stanno per essere annientati; 

“Ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” 2 Pietro 1:21.

Ci deve essere una relazione molto stretta fra le parole che ogni credente pronuncia e lo Spirito Santo. Questo è il modo di parlare che dobbiamo ricercare. L’Evangelo è potenza, l’Evangelo è sapienza, e lo è solo e soltanto se questo rapporto viene mantenuto. E’ un messaggio completo rispondente a tutte le fasi della crescita cristiana. Vi è latte, vi è del cibo solido (cap.3). La cosa essenziale è che venga presentato seguendo i suggerimenti e la guida dello Spirito Santo.