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sabato 31 agosto 2024

La purificazione della contaminazione nel cammino giornaliero (4/7)

Vediamo ora l’impegno e la destinazione delle ceneri: «Chi avrà toccato il cadavere di una persona umana sarà impuro sette giorni. Quando uno si sarà purificato con quell’acqua il terzo e il settimo giorno, sarà puro; ma se non si purifica il terzo e il settimo giorno, non sarà puro. Chiunque tocchi un morto, cioè il corpo di una persona umana che sia morta, e non si purifica, contamina la dimora dell’Eterno; e quel tale sarà tolto via da Israele. Siccome l’acqua di purificazione non è stata spruzzata su di lui, egli è impuro; ha ancora addosso la sua impurità» (vers. 11-13).

È una cosa ben seria l’aver da fare con Dio — camminare con Lui giornalmente, in mezzo ad un mondo corrotto e corruttore. Dio non può tollerare alcuna impurità in coloro coi quali si degna camminare e nei quali abita. Egli può perdonare e togliere i peccati; può guarire, purificare e restaurare, ma non può tollerare nel suo popolo, un male che non sia giudicato. Se lo facesse, sarebbe rinnegare il suo nome e la sua natura stessa. Questa verità è ad un tempo profondamente solenne e benedetta. È la nostra gioia aver da fare con Colui la cui presenza reclama e assicura la santità. Noi attraversiamo un mondo, in cui siamo circondati da influenze corruttrici. La vera contaminazione non si contrae, ora, toccando «un morto, o delle ossa umane, o un sepolcro». Queste cose erano, come lo sappiamo, dei tipi di cose morali e spirituali con cui siamo in pericolo d’essere in contatto ad ogni momento.

Non dubitiamo affatto che coloro i quali han molto da fare con le cose di questo mondo, risentano penosamente la grande difficoltà di uscirne con mani pure. Per questo occorre una santa vigilanza in tutte le nostre abitudini e nelle nostre relazioni, per tema di contrarre delle contaminazioni che interromperebbero la nostra comunione con Dio. Egli vuole averci in uno stato degno di Lui: «Siate santi, perché io sono santo».

Ma il lettore serio la cui anima aspira alla santità può chiedersi: Che dobbiamo dunque fare, se è vero che siamo circondati da ogni lato da influenze corruttrici, e se siamo talmente inclini a contrarre questa contaminazione? Inoltre, se è impossibile aver comunione con Dio, quando le nostre mani sono impure e la nostra coscienza ci condanna, che dobbiamo fare? Rispondiamo: Innanzi tutto, siate vigilanti. Contate molto e seriamente su Dio. Egli è fedele e misericordioso — un Dio che ascolta la preghiera e l’esaudisce — un Dio liberale e che non fa rimproveri. «Egli ci accorda una grazia maggiore». Questo è positivamente una carta in bianco su cui la fede può scrivere la somma che desidera. Il desiderio reale dell’anima vostra è forse quello di avanzare nella vita divina, di crescere nella santità personale? Allora badate di non camminare, neppure un’ora sola, in contatto con ciò che contamina le vostre mani, ferisce la vostra coscienza, contrista lo Spirito Santo e distrugge la vostra comunione. Siate energici. Abbiate un cuore diritto. Rinunciate immediatamente ad ogni cosa impura; checché ve ne costi, rinunciatevi; qualunque perdita trascini con sé, abbandonatela. Nessun interesse mondano, nessun vantaggio terrestre può compensare la perdita d’una coscienza pura, d’un cuore tranquillo e del godimento della luce della faccia del nostro Padre. Siete convinti di ciò? Se lo siete, applicatevi a realizzare la vostra convinzione.


venerdì 30 agosto 2024

La purificazione della contaminazione nel cammino giornaliero (3/7)

Perché dunque non si insiste di più su questa grande verità pratica presso i credenti? Perché siamo così lenti ad esortarci gli uni gli altri secondo la potenza di separazione che la croce di Cristo comporta? Se il mio cuore ama Gesù, non cercherò un posto, una parte o un nome, là ove Egli non ha trovato che la croce d’un malfattore. Caro lettore, è il solo modo di esaminare la cosa. Amate voi realmente Cristo? Il vostro cuore è stato veramente commosso e attirato dal suo meraviglioso amore per voi? Se così è, non dimenticate che egli è stato rigettato dal mondo. Nulla è cambiato. Il mondo è sempre il mondo. Ricordiamoci che uno degli artifizi speciali di Satana è di condurre gli uomini che han trovato la salvezza in Cristo, a disconoscere o a rinnegare la loro identificazione con Lui, nel suo rigettamento — a prevalersi dell’opera espiatoria della croce, pure stabilendosi a loro agio in un mondo colpevole d’aver inchiodato Cristo a quella croce. In altri termini, Satana conduce gli uomini a pensare e a dire che il mondo del ventesimo secolo è del tutto differente da quello del primo secolo; che se il Signore Gesù fosse sulla terra ora, sarebbe trattato ben differentemente di quel che lo fu allora; che il mondo attuale non è pagano, ma cristiano; e che ciò costituisce una differenza tale che ogni cristiano può attualmente accettare un diritto di cittadinanza in questo mondo, avervi un nome, una posizione, una parte.

Ora tutto ciò non è che una menzogna del grande nemico delle anime. Il mondo può aver modificato i suoi costumi, ma non ha cambiato di natura, di spirito, di principii. Esso odia Gesù tanto cordialmente che quando gridava: «Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo!». Se giudichiamo il mondo alla luce della croce di Cristo, troveremo che esso è, come sempre, un mondo malvagio, che odia Dio e rigetta Cristo.

Ci sia accordato di comprendere più a fondo la verità presentata dalle ceneri della giovenca rossa! Allora la nostra separazione dal mondo e la nostra consacrazione a Cristo saranno più energiche e più reali. Voglia il Signore, nella sua infinita bontà, che così sia di tutto il suo popolo in questi giorni di falsità, di mondanità e di professione esteriore!


giovedì 29 agosto 2024

La purificazione della contaminazione nel cammino giornaliero (2/7)

Se, riflettendo sulla morte della giovenca rossa avvenuta per il fuoco, esaminiamo questo mistico ammasso di cenere, che cosa scopriremo? Possiamo ben rispondere: Vi troviamo i nostri peccati. Difatti, grazie siano rese a Dio, e al Figlio del suo amore, troviamo i nostri peccati, le nostre iniquità, i nostri falli, la nostra profonda colpevolezza, tutto ciò ridotto in cenere.

Ma, non vi è altro? Certamente, vi vediamo pure la natura in ogni periodo della sua esistenza — dal più alto fino al più basso punto della sua storia. Vi vediamo anche la fine di tutta la gloria di questo mondo. Il cedro e l’issopo rappresentano la natura in tutta la sua estensione, da ciò che essa ha di più infimo a ciò che racchiude di più elevato. Salomone «parlò degli alberi, dal cedro del Libano all’issopo che spunta dalla muraglia» (1 Re 4:-33).

Lo «scarlatto» è considerato, da coloro che hanno accuratamente esaminato la Scrittura, come il tipo o l’espressione dello splendore umano, della grandezza mondana, della gloria di questo mondo, della gloria dell’uomo. Vediamo dunque nelle ceneri, residuo dell’incenerimento della giovenca, la fine di ogni grandezza mondana, di ogni gloria umana, e la messa a parte della carne con tutto ciò che le appartiene. Questo rende profondamente significativo l’atto di bruciare la giovenca, ed espone una verità troppo poco conosciuta e troppo presto dimenticata quand’è nota — verità proclamata in quelle parole memorabili dell’Apostolo: «Ma quanto a me, non sia mai che io mi vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo» (Galati 6:14).

Pur accettando la croce come base della liberazione da tutte le conseguenze dei nostri peccati, e della nostra completa accettazione da Dio, noi siamo tutti, purtroppo, inclinati a rifiutarla come base della nostra completa separazione dal mondo. Tuttavia la croce ci ha separati per sempre da tutto ciò che appartiene al mondo che attraversiamo. Sono i miei peccati aboliti? Sì, sia benedetto il Dio di ogni grazia! In virtù di che cosa? In virtù della perfezione del sacrificio espiatorio di Cristo secondo la stima di Dio stesso. Ora è precisamente nella stessa misura che troviamo, nella croce, la nostra liberazione da questo presente secolo malvagio, dalle sue massime, dalle sue abitudini, dai suoi principii. Il credente non ha assolutamente nulla in comune con questa terra appena realizza il significato e la potenza della croce del Signore Gesù Cristo. Questa croce ha fatto di lui un pellegrino e uno straniero in questo mondo. Ogni cuore devoto vede l’ombra cupa della croce librarsi al di sopra di tutto lo splendore, di tutte le vanità, di tutte le pompe di questo mondo. Questa vista rendeva Paolo capace di stimare come fango il mondo, le sue dignità più elevate, le sue forme più attraenti, le sue glorie più brillanti: «Il mondo, per me, è stato crocifisso» dice egli, «e io sono stato crocifisso per il mondo». Tale era Paolo; tale dovrebbe essere ogni cristiano — uno straniero sulla terra, un cittadino del cielo, e ciò non soltanto in principio o in teoria, ma di fatto e in realtà; poiché, tanto sicuramente la nostra liberazione dall’inferno è più che un semplice principio od una teoria, altrettanto sicuramente la nostra separazione da questo presente secolo malvagio è un fatto che dobbiamo realizzare.


mercoledì 28 agosto 2024

La purificazione della contaminazione nel cammino giornaliero (1/7)

Dio non ha soltanto provveduto ai peccati passati, ma anche alla contaminazione attuale, affinché possiamo sempre essere dinanzi a Lui in tutto il valore dell’opera perfetta di Cristo. Egli vuole che percorriamo i cortili del suo santuario come «interamente netti» (Giovanni 13). Ora, non soltanto Egli stesso ci vede così, ma, sia per sempre benedetto il suo nome, vorrebbe che facessimo altrettanto nella nostra coscienza intima. Vorrebbe darci per mezzo del suo Spirito, mediante la Parola, un sentimento profondo della nostra purezza ai suoi occhi, affinché la nostra comunione con Lui possa essere senza ostacoli.

“Ma se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” 1Giov. 1:7. Ma se non camminiamo nella luce, se trascuriamo ciò e, dimentichevoli, ci contaminiamo con cose impure, come sarà ristabilita la nostra comunione? Soltanto togliendo la contaminazione. E come ciò s’effettuerà? Per mezzo dell’applicazione ai nostri cuori e alle nostre coscienze della preziosa verità della morte di Cristo. Lo Spirito Santo produce il giudizio di noi stessi e ci rammenta la preziosa verità che Cristo ha sofferto la morte per le contaminazioni che noi contraiamo sovente tanto leggermente. Non si tratta d’una nuova aspersione del sangue di Cristo — cosa sconosciuta nella Scrittura — ma del ricordo della sua morte apportato, in potenza nuova, al cuore contrito, dal ministerio dello Spirito Santo.

«Poiché si brucerà la giovenca sotto i suoi occhi… Il sacerdote prenderà quindi del legno di cedro, dell’issopo, della stoffa scarlatta, e getterà tutto in mezzo al fuoco che consuma la giovenca… Un uomo puro raccoglierà le ceneri della giovenca e le depositerà fuori del campo in un luogo puro, dove saranno conservate per la comunità dei figli d’Israele come acqua di purificazione: è un sacrificio (o una purificazione) per il peccato» (vers. 5-9).

L’intento di Dio è che i suoi figli siano purificati da ogni iniquità e che camminino nella separazione da questo presente secolo malvagio ove tutto è morte e corruzione. Questa separazione si produce per l’azione della Parola sul cuore, per la potenza dello Spirito Santo. «Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato sé stesso per i nostri peccati, per sottrarci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre» (Galati 1:3-4). E ancora: «Aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù. Egli ha dato sé stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone» (Tito 2:13-14).

È notevole di vedere come lo Spirito di Dio leghi costantemente ed intimamente il perfetto alleggerimento della coscienza da ogni sentimento di colpa, alla liberazione dall’influenza morale di questo presente secolo malvagio. Ora, dovremmo aver cura, diletto lettore cristiano, di mantenere l’integrità di questo legame. Naturalmente non possiamo farlo che per l’energia dello Spirito Santo; ma dovremmo cercare ardentemente di comprendere e dimostrare in pratica il legame benedetto che esiste fra la morte di Cristo considerata come espiazione per il peccato, e come motivo e potenza morale per la nostra separazione da questo mondo.

Un gran numero di figli di Dio non vanno mai al di là della prima verità, se pur vi arrivano. Molti si contentano unicamente della conoscenza del perdono dei peccati per l’opera espiatoria di Cristo, senza realizzare la loro morte al mondo, in virtù della morte di Cristo e della loro identificazione con lui in questa morte.


(continua)

lunedì 26 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 2:23-28

LA QUESTIONE DEL SABATO

 

In un giorno di sabato egli passava per i campi, e i suoi discepoli, strada facendo, si misero a strappare delle spighe. I farisei gli dissero: Vedi! Perché fanno di sabato quel che non è lecito? Ed egli disse loro: Non avete mai letto quel che fece Davide, quando fu nel bisogno ed ebbe fame, egli e coloro che erano con lui? Com'egli, al tempo del sommo sacerdote Abiatar, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani di presentazione, che a nessuno è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche a quelli che erano con lui? Poi disse loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato; perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato” (2:23-28).

Il Signore ha già presentato il passaggio dal vecchio al nuovo nei due paragrafi precedenti. Nell'ambito di questi insegnamenti Egli parla del sabato, che era  una caratteristica tipica del Vecchio Testamento

Qui lo vediamo camminare attraverso un campo di grano con i suoi discepoli che raccolgono alcune spighe di grano per soddisfare la loro fame. I farisei colgono questa occasione per condannare il Signore e i discepoli, probabilmente perché vedono la raccolta del grano da parte dei discepoli come un lavoro proibito di sabato. Ma si sbagliano perché la raccolta manuale delle spighe era espressamente consentita dalla legge (Deuteronomio 23:26).

Nella legge infatti c'era un solo comandamento che proibiva di mangiare il frumento dei campi. Questo divieto si applicava all'intera stagione della semina e del raccolto fino alla festa delle primizie (Levitico 23:14). Solo dopo l'offerta delle primizie era consentito mangiare i prodotti dei campi. Ma i discepoli non avevano violato neanche questo comandamento perché Luca 6:1 mostra che questo evento avvenne nel “in un giorno di  sabato,  non intendendo il primo”. Questo era il secondo sabato dopo la Pasqua e il primo dopo l'offerta delle primizie (Lev. 23:9-14) quindi potevano mangiare senza trasgredire nessun comandamento: la Parola di Dio è sempre precisa!

I farisei volevano mostrare quanto fossero importanti per loro  i comandamenti del sabato ma, osservando la legge,  dimenticavano che ora il legislatore stesso era tra loro. Riconoscere il legislatore sarebbe stato per loro un onore molto più grande, ma non avevano alcuna relazione interiore con Lui perché L' avevano rifiutato. Che dolore costante deve essere stato per il Signore (3:2,5-6)!.

Il Signore protegge i suoi discepoli e risponde per loro. Mostra ai farisei che le forme esteriori perdono il loro significato quando c'è il “Signore del sabato” e Lui e i suoi discepoli hanno fame. Ricorda loro l'esempio di Davide in 1 Samuele 21. Là Davide si trovava in una situazione simile a quella del Signore e dei suoi discepoli qui. Davide, il re giustamente unto, era disprezzato e in difficoltà. In questa situazione, Davide non commise alcun peccato quando mangiò il pane di presentazione per soddisfare la sua fame. Anche  per il Signore e i discepoli è stato così: Dio ha dato il sabato per benedire l'uomo, non per farlo soffrire.

Il Sabato, il settimo giorno, era il giorno del riposo di Dio nella prima creazione (Genesi 2:3). Nel significato profetico è spesso usato come immagine del riposo di Dio nel regno millenario (Eb 4:9; Sal 92).

Dio aveva dato al Suo popolo un giorno di riposo in modo che potessero avere comunione con Lui in modo speciale (Lev. 23:3; Es. 20:10-11).

In base alla grazia il sabato non esiste più. Il giorno speciale per i cristiani è la domenica, il primo giorno della settimana. Viene spesso chiamato l'ottavo giorno ed è il segno del riposo di Dio nella nuova creazione. È “il giorno del Signore” o che appartiene a Lui (Ap 1:10), il giorno della Sua risurrezione e quindi il punto di partenza di ogni benedizione cristiana. Da tutto ciò risulta chiaro che il sabato, ultimo giorno della settimana, e la domenica hanno due significati diversi.

domenica 25 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 2:15-17

IL PASTO IN CASA DI LEVI

 

Mentre Gesù era a tavola in casa di lui, molti pubblicani e peccatori erano anch'essi a tavola con lui e con i suoi discepoli; poiché ce n'erano molti che lo seguivano. Gli scribi che erano tra i farisei, vedutolo mangiare con i pubblicani e con i peccatori, dicevano ai suoi discepoli: Come mai mangia con i pubblicani e i peccatori? Gesù, udito questo, disse loro: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori”  (2,15-17).

In Levi c'è una reazione alla chiamata a seguire il Signore, prepara un pasto abbondante e invita molti dei suoi conoscenti. Ha sperimentato la grazia del Signore e ora desidera mettere in contatto gli altri con il Salvatore. La domanda per noi è: la nostra chiamata a seguire il Signore ha anche un segno visibile per il mondo? Siamo interessati a far conoscere agli altri la persona gloriosa del nostro Signore Gesù?

Il Signore accoglie l'invito di Levi ed entra in questa casa, dove vi erano dei peccatori, condividendo con loro il pasto. Come la vera Luce, Egli risplende nelle tenebre senza mescolarsi con le tenebre. Il Signore ama e cerca i peccatori per salvarli ma non banalizza il peccato e i peccati., al contrario: li odia. Che dimostrazione della sua amorevole umiliazione e della sua ricerca di grazia il fatto che si lasci invitare in tale compagnia da un pubblicano. Anche Lui in futuro  promuoverà un grande banchetto (Isaia 25:6) ma in giudizio. Ora però è il tempo della grazia, il tempo nel quale il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto, poi seguirà il giudizio ma solo per  coloro che avranno rifiutato un tale dono.

Questa dimostrazione di grazia richiama il nemico sulla scena. Se nell'episodio precedente gli scribi stavano ancora riflettendo nei loro cuori, qui fanno un ulteriore passo avanti nella loro resistenza ed esprimono i loro pensieri malvagi. Essi però non si rivolgono direttamente al Signore, bensì ai suoi discepoli. In questo seguono la tattica di Satana, che si rivolse ad Eva, il vaso più debole. Cercano di scuotere la fiducia dei discepoli nel loro Signore, così come fece Absalom cercando di allontanare il cuore del popolo da Davide (2 Sam 15:1-6).

Il Signore però risponde al posto dei discepoli e usa la domanda degli scribi come un'opportunità, per mostrare ancora una volta che era venuto per portare grazia. Sulla terra non esistono dei giusti (Rm 3:10) , infatti Egli non è venuto a chiamare coloro che si ritengono tali ma sono in realtà ipocriti, Egli è venuto per coloro che si ritengono peccatori. 

sabato 24 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 2:13-14

LA VOCAZIONE DI LEVI

 

Gesù uscì di nuovo verso il mare; e tutta la gente andava da lui, ed egli insegnava loro. E, passando, vide Levi, figlio d'Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: Seguimi. Ed egli, alzatosi, lo seguì” (2:13-14).

L'incredulità e il rifiuto degli scribi e dei farisei fanno sì che la grazia del Signore si indirizzi sempre più verso le nazioni. In questo passo è evidente dal fatto che il Signore va di nuovo verso il mare (immagine delle nazioni, il mare delle nazioni, Is 57:20; Ap 17:15). Questa idea si trova anche all'inizio di Matteo 13: dopo che il rifiuto del Signore da parte del popolo d'Israele si è chiaramente manifestato nel capitolo 12, Egli va al lago nel capitolo 13.

Passando vede il pubblicano Levi seduto al banco delle imposte e lo chiama a seguirlo. Gli esattori doganali in Israele erano per lo più ebrei che si erano messi al servizio dell'odiato potere occupante. Per questo motivo, e per la naturale riluttanza dell'uomo a pagare le tasse, i pubblicani erano estremamente odiati e disprezzati. Erano stati messi sullo stesso piano dei peccatori: inoltre i pubblicani spesso si arricchivano personalmente a spese dei loro concittadini attraverso tasse “gonfiate” (Lc 3:13; 19:8). Pertanto, la chiamata di un uomo così disprezzato al servizio del Signore, rivela la grazia di Dio nel modo più straordinario.

Qui in Marco, e nel Vangelo di Luca, Levi è chiamato con il suo nome ebraico, che significa “attaccato”. Il suo secondo nome è Matteo, che significa “Dono di Dio”. Questo è il nome con cui si fa chiamare nel suo vangelo (Mt 9:9) e questo nome viene usato soprattutto dopo la sua chiamata a seguire il Signore.  Traendo insegnamento dal  significato dei nomi, possiamo dire che l'“attaccamento” è un requisito per il discepolo.

Ogni credente, diventando proprietà del Signore Gesù e  seguendolo, è un dono di Dio al Signore stesso (Giovanni 17:6). Ecco quanto è prezioso per Dio ogni credente!

Come Simone e Andrea nel capitolo 1:16-20, Levi è chiamato mentre è al lavoro, e anche lui risponde subito alla chiamata del Signore. Anche oggi il Signore si rivolge a ciascuno personalmente  con una chiamata a venire a Lui. E per tutti coloro che sono già di Sua proprietà, Egli rivolge i suoi ordini; siamo disposti a seguirlo come hanno fatto questi discepoli?

Levi, che è un uomo ricco, segue subito il Signore. Del tutto diverso fu il caso del giovane ricco (Mc 10:17-23) a cui  proprio l' attaccamento ai propri beni ha impedito di ricevere le “ricchezze” di Dio.

I versetti 13 e 14 mostrano due scopi nel servizio del Signore. Nel versetto 13 il Signore insegna alle moltitudini, nel versetto 14 si occupa del singolo individuo. Quando il Signore manda i discepoli in Marco 6, dà loro anche questi due obiettivi. Nei versetti 10 e 11 parla di entrare nella casa (messaggio individuale) e di recarsi nei luoghi (le folle). Entrambi sono importanti e necessari: il servizio al singolo e il servizio ai molti.

venerdì 23 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 2:1-12

LA GUARIGIONE DEL PARALITICO A CAPERNAUM

 

E dopo alcuni giorni ritornò a Capernaum, e si seppe che era in casa. E subito si radunarono molti, tanto che non c'era posto neppure davanti alla porta; e rivolse loro la parola. E vengono da lui e portano un uomo paralitico, portato da quattro persone. E poiché non potevano avvicinarsi a lui a causa della folla, coprirono il tetto dove si trovava; e dopo averla sfondata, abbassarono il letto sul quale giaceva il paralitico. E Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: Figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati. Ma alcuni scribi sedevano là e pensavano in cuor loro: perché quest'uomo dice questo? Bestemmia. Chi può perdonare i peccati se non uno, Dio? E subito Gesù, percependo nel suo spirito che così ragionavano tra sé, disse loro: Perché ragionate di queste cose nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire al paralitico: ti sono rimessi i peccati, oppure dire: alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ma affinché tu sappia che il Figlio dell'uomo ha il potere di rimettere i peccati sulla terra, disse al paralitico: Ti dico: alzati, prendi il tuo lettuccio ed entra a casa tua. Egli si alzò, prese subito il lettuccio e uscì davanti a tutti, tanto che tutti stupivano e glorificavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto una cosa simile!» (2,1-12).

Dopo alcuni giorni di silenzio, il Signore torna a Capernaum e si ferma in una casa. La notizia si diffonde e molti si recano a Lui. È grazia che il Signore Gesù sia venuto anche nelle nostre case e nei nostri cuori, e quando c'è  plasma gli atteggiamenti e le azioni di chi è in casa. Si accorgono gli altri che Lui è nella nostra casa? Cosa esce dalle nostre case?

Il Signore usò la parola. È uscito con questo scopo (Mc 1:38), e solo successivamente i Suoi miracoli sono venuti a confermare le Sue parole. Era caratteristico della predicazione del Signore il fatto che Egli usasse sempre ciò che la Parola di Dio ha da dire agli uomini. Quando si presenta come il seminatore nel capitolo 4, il versetto 14 dice: “Il seminatore semina la parola. Questo era il seme che Egli sparse ovunque. Anche l'apostolo Paolo seguì questo esempio del Signore nel suo ministero (Atti 26:22) e anche lui ammonisce seriamente Timoteo (2 Timoteo 4:1,2) di predicare solo la Parola. Soltanto questa Parola è il seme della nuova nascita (1 Pt 1:23; Gc 1:18), e anche per noi la Parola di Dio deve essere il messaggio centrale di ogni predicazione.

Come abbiamo già visto, la lebbra rappresenta il peccato poiché contamina l’uomo e interrompe la comunione con Dio. Qui, nell'immagine del paralitico, diventa chiara un'altra caratteristica del peccato: non solo contamina, ma rende anche deboli. Una persona  in queste condizioni ha bisogno del perdono della sua colpa e di essere rafforzata da Dio. Questo è ciò che ci insegna l' episodio dell'uomo paralitico.

Il peccato rende il peccatore completamente incapace di aiutare se stesso. Ma anche il credente che pecca e non esercita un giudizio su di sé è paralizzato dal peccato: non può più vivere per la gloria di Dio e impiegare le sue membra al servizio del Signore. E' molto incoraggiante che ci siano persone come questi quattro uomini che conducono “a Lui” il paralitico. Questi uomini dimostrano una fede che supera gli ostacoli; non si lasciano scoraggiare dalla folla e non sono soddisfatti finché non hanno portato il malato direttamente davanti al Signore. Questo è un compito che il Signore affida a ciascuno di noi. Cerca coloro che hanno interesse per gli increduli e per i credenti in difficoltà, e che sono disposti a condurli a Lui per ascoltare la Parola. Anche noi siamo disposti ad arrivare fino in fondo come questi uomini?

In questo caso il Signore non aspetta che il malato abbia fatto la sua richiesta. Qui Egli si rivela per la prima volta come Colui che perdona i peccati, per questo è venuto su questa terra. Egli si occupa innanzitutto della radice di tutti i mali e si prende cura del bisogno spirituale dell'uomo paralitico, di cui forse non era ancora pienamente cosciente, e solo dopo guarisce il bisogno fisico. Il Signore è presentato in quest'ordine anche nel Salmo 103:3, che trova qui un parziale compimento ma che sarà pienamente adempiuto nei rapporti futuri del Signore con Israele.

Gli scribi hanno ragione nella loro affermazione al versetto 7: “Chi può perdonare i peccati se non uno solo, Dio?”, ma la applicano in modo errato. Con la loro reazione chiariscono che per loro il Signore Gesù non è Colui che è venuto da Dio. Non riconoscono di essere peccatori e quindi non Lo riconoscono come Dio. Il comportamento degli scribi, così come quello dei farisei in altre situazioni, mostra quanto sia difficile per le persone ipocrite riconoscere che c'è nel loro cuore un peccato che deve essere perdonato, e che questo richiede pentimento.

Come il Signore deve aver sofferto qui e in molti altri episodi (Marco 2:16; 3:22; Luca 7:47-49) a causa del comportamento degli scribi! Perdona i peccati del paralitico e gli dicono: “Bestemmia”. Anche questa è una delle sofferenze nascoste del Signore nel suo cammino sulla terra.

Il Signore fornisce agli scribi un'ulteriore prova della Sua divinità nel versetto 8. Chi altri se non Dio stesso poteva discernere i ragionamenti dei loro cuori? Salomone aveva già detto in 1 Re 8:39 che solo Dio conosce il cuore degli uomini, e anche molti altri passi lo testimoniano (1 Cr 28:9; 2 Cr 6:30; Sal 139 :4; Ez 11: 5).

Le alternative che il Signore presenta nel versetto 9 sono entrambe ugualmente impossibili per l'uomo, ma non per Lui.

Come prova visibile che Egli è Dio, e può perdonare i peccati, il Signore guarisce anche fisicamente il malato. Parla di sé come del “Figlio dell'uomo”; Dio doveva essere glorificato attraverso un uomo sulla terra: questo era il primo scopo della venuta del Signore. E come essere umano  sulla terra aveva il potere di perdonare i peccati. Allo stesso modo, Egli ha il potere di dare la vita eterna a chiunque venga a Lui confessando i propri peccati (Giovanni 17:2). Ma contro tutti coloro che Lo rifiutano e voltano le spalle al dono di Dio Egli, come Figlio dell’Uomo, un giorno avrà il potere di esercitare il giudizio (Giovanni 5:27).

L’effetto delle parole del Signore Gesù è immediato e completo. La persona paralizzata può alzarsi e trasportare immediatamente il letto che precedentemente lo sosteneva: il letto che prima era una prova di debolezza diventa ora un segno visibile della sua forza.

"Uscì prima di tutti" ogni opera che Dio compie in un'anima è destinata alla Sua gloria. Se il Signore fa qualcosa per noi, ciò può e deve diventare visibile (2 Cor 5:17).

giovedì 22 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:40-45

LA GUARIGIONE DI UN LEBBROSO

 

Venne a lui un lebbroso e, buttandosi in ginocchio, lo pregò dicendo: Se vuoi, tu puoi purificarmi! Gesù, impietositosi, stese la mano, lo toccò e gli disse: Lo voglio; sii purificato! E subito la lebbra sparì da lui, e fu purificato. Gesù lo congedò subito, dopo averlo ammonito severamente, e gli disse: Guarda di non dire nulla a nessuno, ma va', mostrati al sacerdote, offri per la tua purificazione quel che Mosè ha prescritto; questo serva loro di testimonianza. Ma quello, appena partito, si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare apertamente in città; ma se ne stava fuori in luoghi deserti, e da ogni parte la gente accorreva a lui”  (1:40-45).

La guarigione del lebbroso in questo capitolo, e quella del paralitico all'inizio del capitolo 2,  mostrano che il Signore non è venuto solo per guarire i malati e liberare dal diavolo, ma anche per affrontare la bassa condizione morale del popolo di Israele che era contaminato dal peccato e del tutto impotente.

La lebbra, malattia comune in Israele, aveva ricevuto particolare attenzione nella Legge di Mosè; infatti troviamo  molte “istruzioni” e cerimonie a suo riguardo (ad esempio Lev. 13 e 14). Da questi brani è facile  capire che essa è un'immagine particolare del peccato, nel senso che contamina il peccatore, lo esclude dalla presenza di Dio e dai privilegi della comunione con Lui.

In questo caso, guarendo il lebbroso, il Signore mostra che è venuto per purificare il peccatore dai suoi peccati. È Lui il mediatore che si interpone tra Dio e il peccatore, rendendolo idoneo alla presenza di Dio.

Marco descrive in modo molto vivido come il lebbroso si rivolga al Signore Gesù e Gli chieda di essere guarito. Essendo lebbroso, normalmente non avrebbe dovuto avvicinarsi a persone sane. Ma riconosce nella presenza del Signore Gesù  l'unica occasione per poter essere guarito. La sua richiesta esprime piena fiducia nel potere e nella capacità del Signore di aiutarlo, sembra però dubitare della Sua volontà di fare questo per lui.

La risposta e le azioni del Signore dissipano ogni dubbio nel cuore del lebbroso: il Signore non solo ha il potere e la capacità di guarire, ma vuole farlo. Egli prova compassione quando vede il lebbroso nel suo stato di  peccato e nella sua angoscia, e non lo respinge. Non sarebbe stato necessario toccare il lebbroso per guarirlo ma il Signore, che è al di sopra di ogni possibilità di contaminazione, lo tocca nella Sua compassione e nella Sua potenza. Subito la lebbra scompare e l'uomo è completamente purificato: quando il Signore interviene compie l'opera in modo completo.

Anche oggi la Sua volontà è che tutte le persone siano salvate (1 Tim 2:4; 2 Pt 3:9), e salva tutti coloro che riconoscono di essere “completamente lebbrosi”, si pentono e si rivolgono a Lui con fede. Questo è ciò che tutti i veri credenti hanno sperimentato(Efesini 2:4,5).

Più volte nei Vangeli è riportato che il Signore era «commosso interiormente». Anche il Samaritano si commosse vedendo l'uomo aggredito dai ladroni; questo è il giusto atteggiamento per poter aiutare credenti e non credenti, e  dovrebbe caratterizzare anche il nostro modo di agire

Le parole del Signore nei versetti 43 e 44 confermano il fatto che il servitore perfetto non cerca la propria gloria. Le Sue opere servirono a sostenere e rafforzare le Sue parole. Non era venuto per abolire la legge ma per adempierla e quindi mandò la persona guarita dal sacerdote affinché questa guarigione miracolosa fosse ufficialmente confermata, come previsto dalla legge. L’attenzione non doveva essere rivolta alle persone ma a Dio. L'uomo guarito divenne una testimonianza vivente che Dio, come una volta aveva purificato Naaman il Siro, ora aveva guarito quest'uomo proveniente dalla disprezzata Galilea. E questo Dio lo fece per mezzo del suo servo Gesù, che il popolo e i governanti rifiutarono di riconoscere. In questo modo l’opera di Dio, compiuta per mezzo del Signore Gesù, ha ricevuto la testimonianza del  sacerdote e della legge, poiché solo Dio può guarire la lebbra.

La persona guarita doveva andare immediatamente al tempio per offrire ciò che era prescritto. Questa è anche la parte di tutti coloro che si avvicinano alla fede oggi. Abbiamo accesso al santuario per avvicinarci a Dio come adoratori.

Quest’uomo però non fa quello che il Signore gli ha comandato: diffonde la notizia della sua guarigione. Ancora oggi nel cristianesimo fanno più notizia le cose che coinvolgono i nostri sensi che la persona del Signore, spesso messa in secondo piano.

Il Signore, non volendo attirare l'attenzione, si ritira nuovamente in luoghi solitari per stare in comunione con Suo Padre. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno anche noi dopo ogni servizio: entrare nel silenzio davanti a Dio per ricevere nuova forza e riallinearci con Lui.

mercoledì 21 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:35-39

IL SIGNORE IN PREGHIERA

 

E poi, la mattina, mentre era ancora notte, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e là pregava”  (1:35).

Che esempio ci dà il Signore, in questo versetto, come servitore completamente dipendente! Dopo una giornata faticosa e lunga, il mattino successivo si alza presto per stare in preghiera e in comunione con  Suo Padre in un luogo desolato. Si prende il tempo, indisturbato, per cercare il silenzio della comunione con il Padre, lasciando che il Suo orecchio sia risvegliato ogni mattina (Is 50:4). In ciò sta la fonte della Sua forza, della Sua perseveranza e del Suo servizio benedetto. Se anche il Signore ricerca la presenza del Padre prima di iniziare la Sua giornata lavorativa, non ne abbiamo tanto più bisogno noi? Se trascuriamo la dipendenza da Dio e la comunione con Lui, non dobbiamo sorprenderci se falliamo nel servizio.


IL SIGNORE PASSA PER LA GALILEA

“Simone e quelli che erano con lui si misero a cercarlo; e, trovatolo, gli dissero: tutti ti cercano. Ed egli disse loro: Andiamo altrove, per i villaggi vicini, affinché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto. E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e cacciando demoni” (1,36-39).

Oltre alla preghiera del versetto 35, qui  troviamo un ulteriore riferimento alla dipendenza del Signore. Egli non cerca di essere al centro dell'interesse della gente anzi rifiuta ogni popolarità; svolge invece il compito ricevuto dal Padre e va a predicare nelle città vicine. Non cerca il Suo onore, ma piuttosto  l' ubbidienza nel servizio: è questo  il carattere del Signore soprattutto  nel Vangelo di Marco.


martedì 20 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:32-34

LA GUARIGIONE DI MOLTE PERSONE SOFFERENTI E POSSEDUTE

 

Poi, fattosi sera, quando il sole fu tramontato, gli condussero tutti i malati e gli indemoniati; tutta la città era radunata alla porta. Egli ne guarì molti che soffrivano di diverse malattie, e scacciò molti demoni e non permetteva loro di parlare, perché lo conoscevano” (1:32-34).

Questi versetti mostrano qualcosa della benedizione che il Signore porterà sulla terra nel regno millenario. L'ordine in cui Marco descrive l'inizio del ministero del Signore contiene un indizio su questo tempo futuro. Le prime guarigioni dei malati in questo capitolo seguono la cacciata dello spirito immondo dalla sinagoga (vv. 23-27). Così sarà alla seconda venuta del Signore su questa terra, quando verrà come Re e non più come servo. Prima legherà Satana e lo getterà nell'abisso per mille anni (Apocalisse 20:2,3), poi  riverserà benedizioni (sia spirituali che materiali) sulle persone della terra.

Alla fine del sabato, tutti i sofferenti e gli indemoniati vengono portati da Capernaum al Signore Gesù. Egli ne guarisce molti e caccia molti demoni. Anche noi oggi possiamo andare a Lui con tutte le nostre difficoltà e contare sul Suo aiuto.

"Tutta la città era radunata alla porta", tutti gli abitanti di Capernaum vengono a conoscerlo e vedono le Sue potenti opere. Eppure su questa città  il giudizio viene annunciato (Luca 10:13-15). Questo significa che coloro che erano presenti ma non si pentirono, avendo solo un curioso interesse per i miracoli del Signore, verranno comunque condannati. Sotto questo aspetto gli abitanti di Capernaum sono come molte persone del nostro tempo: confessano esteriormente il Signore ma non conoscono il vero pentimento, e non hanno una vera relazione con Lui nella loro vita.


lunedì 19 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo

LA QUESTIONE DEL DIGIUNO

 

I discepoli di Giovanni e i farisei erano soliti digiunare. Alcuni andarono da Gesù e gli dissero: Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano e i tuoi discepoli non digiunano? Gesù disse loro: Possono gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro? Finché hanno con sé lo sposo, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto; e allora, in quei giorni, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio; altrimenti la toppa nuova porta via il vecchio, e lo strappo si fa peggiore. Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino fa scoppiare gli otri, e il vino si perde insieme con gli otri; ma il vino nuovo va messo in otri nuovi” (2:18-22).

Nei primi tre Vangeli la domanda sul digiuno segue subito  pasto in casa di Levi. Entrambi gli eventi sono probabilmente  molto vicini nel tempo. I discepoli di Giovanni avevano l'abitudine di digiunare (Luca 5:33); In questo seguivano il loro maestro che “non mangia pane né beve vino” (Lc 7:33). Anche i farisei digiunavano spesso e amavano vantarsene in pubblico (Luca 18:12). Perciò i farisei rivolgono al Signore la loro domanda insieme ai discepoli di Giovanni. Quali sono state le motivazioni che hanno portato entrambi i gruppi a farla?

Sicuramente i farisei speravano di trovare qualcosa nella risposta del Signore da poter usare contro di Lui. Nel caso dei discepoli di Giovanni che pongono la domanda in Matteo 9:14, possiamo  supporre che le loro motivazioni fossero diverse. Avevano visto il Signore e i discepoli al banchetto in casa di Levi mentre tutti digiunavano. Inoltre il loro maestro Giovanni era stato messo in prigione. Avrebbero dovuto abbandonare ciò che avevano imparato da lui? Ma nel loro imbarazzo fanno l'unica cosa giusta: si rivolgono direttamente al Signore.

La risposta che il Signore dà  mostra ancora una volta la Sua saggezza nel trattare con chiunque andasse a Lui. Egli si presenta qui come lo sposo del Suo popolo Israele. Così facendo utilizza un' espressione che i discepoli di Giovanni avevano già sentito dal loro Maestro. In Giovanni 3:29,30 il Battista aveva già applicato l'immagine dello sposo al Signore Gesù, ma probabilmente i discepoli  non lo avevano ancora capito. Pertanto il Signore conferma,  ancora una volta, che era di Lui che Giovanni parlava. Ora c’era Lui, lo Sposo, Colui che è venuto a portare benedizione e abbondanza “per mettere, per dare agli afflitti di Sion un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di giustizia, la piantagione del Signore, per mostrare la sua gloria” (Is 61:3). Bisognava dunque rallegrarsi, come avevano fatto con le loro lodi  le schiere celesti e i pastori alla nascita del Signore (Lc 2:13-20).

Ma anche i farisei sono costretti a ricredersi. Se Egli era lo sposo di cui è parlato spesso nell'Antico Testamento (Is 54:5-7; 62:4,5; Os 2:16-20), quale doveva essere il loro atteggiamento nei suoi confronti?

Il Signore usa la domanda che Gli viene posta per annunciare un grande cambiamento nelle circostanze. Qui comincia ad avvertire gli ascoltatori che la Sua presenza con loro sarebbe stata  solo temporanea, perché sarebbe stato rifiutato e ucciso; quello sarà  il momento del pianto. Ma in altri momenti il Signore ha anche detto ai discepoli che la loro tristezza sarebbe diventata gioia (Gv 16:20-22). E questo si compì per i discepoli tristi quando Egli si unì a loro nel cammino verso Emmaus e si rivelò loro (Luca 24:30-31). Questa gioia provata dai discepoli davanti al Signore risorto dovrebbe caratterizzare anche noi oggi (Fil 4:4). Ma la nostra vita dovrebbe anche essere  caratterizzata dall'ubbidienza, come un nazireo (Numeri 6). Potrebbero esserci momenti particolari nei quali  rinunciamo consapevolmente a cose che non sono malvagie in sé, ma che possono distrarci dall’impegno con il Signore o dai compiti del Suo servizio.

Per quanto riguarda il digiuno, non troviamo alcun comandamento diretto nella Scrittura, ma vediamo da molti esempi che si trattava di un'abitudine ben nota e spesso praticata, che il Signore non condannò mai. Mosè digiunò sul monte prima che gli fosse data la legge, e così fecero ad esempio Elia, Daniele, Neemia e anche il Signore quando era nel deserto. Il digiuno è menzionato anche nel libro degli Atti (13:3; 14:23). Ma quando digiuniamo, dovremmo farlo in segreto davanti a Dio e con cuore sincero. Il Signore lo dice chiaramente ai discepoli in Matteo 6:16-18.

Nei versetti 21 e 22 il Signore approfondisce il pensiero dei versetti precedenti. Utilizzando due esempi di facile comprensione, Egli chiarisce la differenza tra il periodo che sta finendo e l’età della grazia che verrà. Il passaggio dal tempo della legge al tempo della grazia era imminente, e in entrambi gli esempi il Signore mostra chiaramente che le due cose non possono essere mescolate insieme. Il vecchio è ciò che l'uomo dovrebbe essere per Dio; il nuovo è ciò che Dio fa per l'uomo. Il vecchio e il nuovo sono completamente diversi per natura e carattere, sia esternamente (vestito, toppe) che internamente (vino negli otri).

“Una pezzo di stoffa nuova su un vecchio vestito”: se un pezzo di tessuto nuovo viene cucito su un vecchio vestito consumato, la stoffa vecchia non potrà reggere e lo strappo si farà più grande. Allo stesso modo, l'ebraismo, caratterizzato da forme esteriori, non può essere mescolato con le rivelazioni del cristianesimo, entrambi ne verrebbero rovinati..

“Vino nuovo in otri vecchi”: se del vino nuovo, non ancora completamente fermentato, viene messo in vecchi otri  di pelle, resi rigidi dal tempo, la pressione causata li farà esplodere. Allo stesso modo, la verità del cristianesimo non può essere unita al giudaismo. Il sistema di riti e la potenza dello Spirito Santo non possono andare insieme.

Questi contrasti sono evidenziati dottrinalmente in vari parti del Nuovo Testamento. Ne viene parlato soprattutto in alcuni passi di Romani, Galati ed Ebrei. Il fatto che questo argomenta venga trattato più volte significa che esiste ancora oggi la tendenza a collegare il messaggio del cristianesimo con forme rituali e opere esteriori. Ciò è mostrato anche in Luca 5:39. L’uomo preferisce fare qualcosa piuttosto che accettare la grazia di Dio, lo vediamo spesso nelle conversazioni con i non credenti.


Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:29-31

LA GUARIGIONE DELLA SUOCERA DI SIMONE

 

Appena usciti dalla sinagoga, andarono con Giacomo e Giovanni in casa di Simone e di Andrea. La suocera di Simone era a letto con la febbre; ed essi subito gliene parlarono; egli, avvicinatosi, la prese per la mano e la fece alzare; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli” (1:29-31).

Dopo la Sua azione pubblica, il Signore entra nella casa di Simone e Andrea. C'è un bisogno in questa casa, la suocera di Simone ha la febbre. Nella crescente fiducia in Lui, i discepoli Lo informano subito del loro problema, cosa che anche noi possiamo fare in ogni momento.

La febbre è il segno esteriore di una malattia che colpisce il corpo. In questo possiamo vedere un'immagine del peccato che abita in noi e si manifesta nell'inquietudine. Al comando del Signore la febbre scompare immediatamente. Per noi è lo stesso: quando il peccato diventa un problema, se siamo disposta a rivolgersi al Signore con fede e fiducia, Lui ci guarisce subito. Questo perché non solo ha distrutto il potere di Satana sulla croce, ma ha anche cancellato il peccato davanti agli occhi di Dio.

Solo in Marco troviamo il riferimento a questo episodio, e al fatto che il Signore Gesù “ prese per mano” la suocera di Simone. Un atto commovente che mostra il contatto personale del Signore con i nostri  bisogni: Lui, l'Onnipotente, mette la mano sulle debolezze dell'uomo (Mc 9:27;T 14:31). Allo stesso modo porge la Sua mano a ogni peccatore che si avvicina a Lui, perché vuole toccare il suo cuore e la sua coscienza.

La donna guarita utilizza subito la nuova forza che le è stata donata per svolgere un servizio per il Signore e per i Suoi.

domenica 18 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:23-28.

LA GUARIGIONE DELLA PERSONA CON LO SPIRITO IMMONDO

 

In quel momento si trovava nella loro sinagoga un uomo posseduto da uno spirito immondo, il quale prese a gridare: Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per mandarci in perdizione? Io so chi sei: il Santo di Dio! Gesù lo sgridò, dicendo: Sta' zitto ed esci da costui! E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. E tutti si stupirono e si domandavano tra di loro: Che cos'è mai questo? È un nuovo insegnamento dato con autorità! Egli comanda perfino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono! La Sua fama si divulgò subito dappertutto, nella circostante regione della Galilea” (1:23-28).

Da questo passo possiamo imparare come il Signore si relaziona con  le singole persone. Proprio all'inizio del Suo ministero il potere di Satana si oppone al Signore nella persona posseduta dallo spirito immondo. Come deve essere stato triste per il Signore confrontarsi costantemente con il peccato, e vedere cosa il potere del diavolo aveva fatto alle creature di Dio (Giovanni 8:44,45)! La  Sua presenza sulla terra ha messo in luce l’opera di Satana in un modo del tutto particolare. Ecco perché nei Vangeli troviamo tanti racconti di posseduti. Ma anche nel nostro tempo il male diventa sempre più evidente.

Qui lo spirito immondo si unisce completamente alla persona di cui si è impossessato. Dice: "Che cosa abbiamo a che fare con te, Gesù, Nazareno?" C'è del vero in questa domanda, perché quale comunione ha la luce con le tenebre (2 Cor. 6:14)? Ma non è tutta la verità, perché il Signore è venuto proprio  per liberare gli uomini dal potere delle tenebre (Col. 1:13). Lo spirito immondo continua chiedendo: “Sei venuto a mandarci in perdizione?” Ancora una volta ha ragione su sè stesso, come mostra 1 Giovanni 3:8, ma ha torto riguardo all'uomo posseduto poiché il Signore lo salverà (Matteo 18:11). La testimonianza che lo spirito maligno dà del Signore Gesù: “Tu sei il Santo di Dio” corrisponde alla verità ma, ancora una volta,  non è tutta la verità; i demoni non Lo hanno mai chiamato “Signore”, come avrebbero dovuto fare tutti i presenti nella sinagoga, che invece si riferivano a Lui con disprezzo.

Il Signore non può però accettare la testimonianza dello spirito impuro. Deve essere molto chiaro che non esiste alcuna connessione tra Lui, il servitore di Dio, e lo spirito delle tenebre. Con autorità comanda allo spirito di uscire dall'uomo: ciò  dimostra che il Signore non solo insegnava, ma anche agiva come chi ha autorità. Il Suo insegnamento e le Sue azioni erano in completa armonia. Ciò è espresso anche nella duplice domanda che le persone pongono nel versetto 27: “Che cos'è mai questo? È un nuovo insegnamento dato con autorità! ”. Le nostre opere devono avallare le nostre parole, altrimenti il nostro ministero sarà debole o vano.

Il versetto 26 mostra un comportamento comune di Satana: quando si rende conto che non può tenere una persona legata a sé, fa tutto il possibile per tormentarla. Lo ha fatto con il giovane in Marco 9:26 e anche il Faraone, figura di Satana,  non tormentò mai i figli d’Israele così duramente come poco prima che fuggissero dall'Egitto. Oggi Satana non ha cambiato le sue vie, ma il Signore è più forte; ha potere sul nemico e  lo ha pienamente dimostrato al Calvario nella Sua vittoria sul diavolo.

Le azioni del Signore colpiscono i presenti, ma non troviamo nessuno interessato a conoscere meglio questa potenza di Dio; I cuori non sono veramente toccati, ma solo incuriositi dalle dimostrazioni di potenza del Signore.

sabato 17 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:21-22

IL SIGNORE NELLA SINAGOGA

 

Vennero a Capernaum; e subito, il sabato, Gesù, entrato nella sinagoga, insegnava. Essi si stupivano del Suo insegnamento, perché Egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi ” (1:21, 22).

Qui i discepoli imparano qualcosa su cosa significhi “essere discepoli”. Camminano insieme dietro il Signore, guardandoLo e ascoltando le Sue parole. Questo è ciò che è “necessario”, ciò che è importante (Luca 10:39,42).

Il Signore, secondo l'uso del tempo, si recava di sabato alla sinagoga. Per gli ebrei la sinagoga era il luogo in cui si leggeva e interpretava l'Antico Testamento, perché a quel tempo esistevano solo pochi rotoli che appartenevano al capo della sinagoga. Tuttavia i farisei e gli scribi spesso approfittavano di questo luogo per farsi grandi, andando ben oltre la legge e la sua interpretazione, e non vivendo secondo ciò che insegnavano. Non così il Signore Gesù. Egli insegnava loro come uno che aveva autorità o potere, e tutta la Sua vita era coerente con ciò che diceva. Le Sue parole arrivavano al cuore degli ascoltatori. Come vero profeta  parlava al popolo in dipendenza da Dio (Deuteronomio 18:18). Questo è il modo in cui il vero ministero profetico continua ad avvenire oggi. Abbiamo già visto nel versetto 14 quale era l' insegnamento del Signore: Egli predicò il vangelo del regno. Un esempio di ciò si trova in Giovanni 3, dove Egli  spiega le Scritture allo scriba Nicodemo.

venerdì 16 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:16-20

LA CHIAMATA DEI PRIMI QUATTRO DISCEPOLI

 

Mentre passava lungo il mare di Galilea, egli vide Simone e Andrea, fratello di Simone, che gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. Gesù disse loro: Seguitemi, e io farò di voi dei pescatori di uomini. Essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. Poi, andando un po' più oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello, che anch'essi in barca rassettavano le reti; e subito li chiamò; ed essi, lasciato Zebedeo loro padre nella barca con gli operai, se ne andarono dietro a lui” (1:16-20).

Mentre nel versetto 15  il Signore è ancora solo nel Suo ministero, qui inizia a chiamare le persone a Sé. Alcuni vengono chiamati al al Suo servizio per renderli “pescatori di uomini”. Il Signore  vede  Simone e Andrea nel versetto 16, e Giacomo e Giovanni nel versetto 19. Questo significa che vede ciascuno di noi personalmente e vuole chiamarci al Suo servizio. Lo sguardo del Signore è rivolto innanzitutto ai semplici e agli umili, a coloro che non confidano nelle proprie capacità. Erano pescatori: “gente incolta e senza istruzione”, come dice Atti 4:13, ma erano diligenti nel loro mestiere e abituati a lavorare. Il Signore vuole usarci ma noi dobbiamo renderci conto che, quanto a noi stessi, non siamo nulla e non possediamo nulla. Quando Egli ci chiama al servizio, ci dà anche le capacità per farlo. Dobbiamo solo essere disposti a seguirLo.

Simone e Andrea lasciano le reti e Lo seguono, Giacomo e Giovanni lasciano il padre e Lo seguono. Sia le occupazioni terrene (le reti) che le persone intorno a noi (i parenti) possono diventare per noi ostacoli nel seguirLo (Lc 9,57-62). Ma, come mostra Giovanni 1:35-51, questo non fu il primo incontro dei discepoli con il Signore, lo avevano già incontrato prima. Per noi è lo stesso: quando Lo abbiamo già incontrato, e qualcosa di ciò che Lui è ha già colpito il nostro cuore, ci è più facile lasciare le cose che potrebbero impedirci di seguirLo.

Nelle attività che Pietro e Giovanni svolgevano quando il Signore li chiamò, c'è una simbolica prefigurazione del loro successivo incarico al Suo servizio.

Simone “gettava le reti nel lago”: i primi capitoli degli Atti mostrano che Pietro divenne pescatore di uomini, molte persone giunsero alla fede attraverso la sua predicazione (Atti 2:41; 4:4).

Giovanni “rassettava le reti”: iniziò il suo ministero in un momento in cui le “reti del cristianesimo” cominciavano a rompersi. Le sue lettere mostrano il suo impegno  per i credenti in un'epoca in cui apparivano i primi falsi maestri. Questo servizio è altrettanto importante oggi, in un’epoca caratterizzata dall’assenza di amore e dall’indifferenza, e in cui molti si allontanano dalla retta via.

giovedì 15 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:14-15

LA PREDICAZIONE DEL SIGNORE IN GALILEA

 

“Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando il vangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo” (1:14, 15).

Senza molti dettagli in questi versetti viene riportata l'arresto di Giovanni. Anche in questa circostanza, come nella sua morte, Giovanni è diventato il precursore del Signore.

Subito dopo la sua messa da parte, il Signore inizia il Suo ministero; Quando arriva la luce del mondo, non c'è più spazio per la “lampada ardente e splendente” (Giovanni 5:35), preziosa com'era nel tempo del crepuscolo. Il rifiuto della testimonianza di Giovanni rivelò lo stato malvagio del cuore degli uomini e tutta la potenza del peccato: proprio questo rese così urgente il ministero della grazia che il Signore avrebbe esercitato.

Il Signore fu unto per “predicare la buona notizia ai poveri” e ,di conseguenza, inizia il Suo ministero nel disprezzato territorio della Galilea, la Sua casa terrena. Prima di iniziare il Suo ministero pratico, il Signore proclama il Suo messaggio con parole brevi e chiare. L’argomento del Suo discorso è “il vangelo [del regno] di Dio”. È il vangelo di Dio. Questo indica l'origine e la provenienza del Vangelo poiché, come servitore di Dio, il Signore non viene con un messaggio indipendente (Giovanni 7:16,17; 12:49; 14:24).

Il messaggio stesso del versetto 15 contiene un duplice annuncio e un duplice invito: Egli proclama che (1) il tempo è compiuto e che (2) il regno di Dio è vicino. Poi chiama le persone a pentirsi e a credere nel Vangelo.

Era giunto il momento stabilito da Dio in cui il Signore sarebbe stato mandato sulla terra per stabilire il regno. Questo è il vangelo, la buona notizia del regno di Dio. E il fatto che il Signore, il Re fosse presente rendeva chiaro quanto fosse vicino il regno di Dio. Ma il Signore fu rigettato come re dal Suo popolo (Giovanni 19:15b) e fu messo in croce, rinviando così l'instaurazione del regno sulla terra. Ciò accadrà solo nel regno millenario. Le caratteristiche di questo regno, allora come oggi, sono “giustizia, pace e gioia” (Romani 14:17), mentre le “tribolazioni” (Atti 14:22) sono una caratteristica esterna del regno.

Per entrare nel regno in cui Dio governa oggi, è necessario soddisfare determinati requisiti. Il regno di Dio non può essere combinato con il peccato e l’ingiustizia umana. È necessario pentirsi alla luce di Dio e credere nel vangelo per entrarvi.. Atti 20:21 mostra che il “ravvedimento a Dio” e la “fede nel Signore Gesù Cristo” devono sempre essere i punti centrali di ogni proclamazione del vangelo

mercoledì 14 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:12-13

LA TENTAZIONE DEL SIGNORE NEL DESERTO

 

E subito lo spirito lo  sospinse nel deserto. E rimase nel deserto quaranta giorni, tentato da Satana; ed era tra le bestie selvagge e gli angeli lo servivano” (1:12,13).

Marco narra la tentazione del Signore in soli due versetti, ma questi versetti sono pieni della gloria del Figlio di Dio. Questa scena, così completamente opposta a quella dei versetti 10 e 11, mostra chiaramente dove l'amato Figlio del Padre era venuto per compiere il Suo ministero. Lui, il Creatore, entra nella Sua creazione decaduta, che è sotto il dominio di Satana, per “distruggere le opere del diavolo” (1 Giovanni 3:8).

Marco e Luca 4:1 riportano che il Signore Gesù fu tentato per quaranta giorni (il numero totale delle prove). Queste tentazioni avvennero per dimostrare che quest'uomo, perfettamente puro e senza peccato, non poteva peccare. Qui, come più tardi nel Getsemani, Satana fa ogni sforzo per attaccare e avere la vittoria sul Signore. E sebbene ciò fosse impossibile, queste tentazioni significavano comunque una profonda angoscia interiore per il Signore.

Ma questa scena nel deserto fornisce anche una prova evidente di chi sia veramente questo umile servitore. Il totale fallimento di Satana mostra la perfezione di Gesù. E anche la creazione testimonia la gloria della Sua persona. Per Lui, il Creatore sotto forma di servo, gli animali selvaggi non sono pericolosi, né Lo temono (Genesi 9:2). Anche gli angeli testimoniano la gloria della Sua persona; Loro, le creature celesti più elevate, trovano gioia nel servire Colui che è venuto per servire gli uomini caduti.

Questi due versetti mostrano quindi  l'umile servitore come il Signore di di ogni cosa.

Le circostanze e i risultati di questa tentazione sono in netto contrasto con la tentazione della prima coppia umana in Genesi 3. Adamo, l'oggetto dell'interesse di Dio, cedette alla tentazione nelle circostanze più favorevoli nel Giardino dell'Eden. Il Signore, tentato in circostanze ben più estreme e sfavorevoli, non in un giardino ma nel  deserto, uscì gloriosamente vittorioso dalla tentazione.

L'inizio del versetto 12 contiene un'altra lezione pratica per noi: "E subito lo Spirito lo sospinse". Lo Spirito Santo poteva operare pienamente e senza ostacoli nel Signore Gesù. Lo stesso Spirito vuole operare anche in noi allo stesso modo, spingerci e guidarci nel nostro cammino e nella testimonianza per il Signore (Atti 1:8). Dobbiamo solo lasciarLo operare.


martedì 13 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:9-11

IL BATTESIMO DEL SIGNORE NEL GIORDANO

 

In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano. A un tratto, come Egli usciva dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di Lui come una colomba. Una voce venne dai cieli: Tu sei il mio diletto Figlio; in Te mi sono compiaciuto”  (1:9-11).

Il Signore viene qui presentato come “Gesù di Nazaret di Galilea”. Questo Lo mostra come Colui che “ha spogliato se stesso” (Fil. 2:7), poiché Nazareth era una città disprezzata (vedere Giovanni 1:46) e la Galilea un’area altrettanto disprezzata. Si pensa che le definizioni “popolo che cammina nelle tenebre” e  “nell’ombra di morte” di Isaia 9,1 si riferiscano agli abitanti e al territorio della Galilea (cfr Mt 4:15.16).

“Gesù il Nazareno” era il nome sprezzante dato al Signore dalle persone che Lo rifiutavano, eppure Egli portò questo nome con Sé in cielo (Atti 22:8).

“Subito” questa espressione, caratteristica del vangelo di Marco, viene usata per la prima volta nel versetto 12. In senso figurato, un uomo di Nazaret doveva sicuramente trascorrere del tempo nel Giordano perché aveva molti peccati da confessare. Ma il Signore può uscire “subito” dal Giordano. Lui è puro e interamente senza peccato.

I cieli si aprono su questa scena: Dio non permette che ci sia confusione riguardo a chi si aggiunge alle file dei battezzati e, dal cielo, dà una duplice testimonianza riguardo all’“uomo di Nazareth”:

1.  Dio, lo Spirito Santo, discende visibilmente sul Signore Gesù sotto forma di colomba.

2.  Si  ode la voce di Dio Padre che Lo identifica come il Figlio prediletto.

In questo duplice carattere, la testimonianza di Dio riguardo al Figlio corrisponde ai requisiti della legge per una testimonianza valida e vera (Giovanni 8:17; Deuteronomio  19:15). Allo stesso tempo, la testimonianza dello scrittore Marco riguardo al Signore Gesù (v. 1) viene confermata in una prospettiva divina. Marco aveva parlato del Signore Gesù come del "Cristo", l'unto; questa unzione avviene nel versetto 9 attraverso la venuta dello Spirito Santo sul Signore (Luca 4:18; Atti 10:38). Marco parlò inoltre del Signore Gesù come del “Figlio di Dio” e Dio Padre lo testimonia  nel versetto 10.

L'evento del versetto 10 ricorda molto l'oblazione di fior di farina descritta in Levitico 2:4, dove si afferma che doveva essere "unta con olio" e dove si trova scritto: “ E' un sacrificio di odore soave...è una cosa santissima” (9-10).

Nell'Antico Testamento re, sacerdoti e profeti venivano ufficialmente insediati al loro incarico mediante un'unzione con olio. E molte dichiarazioni mostravano che anche il Messia promesso avrebbe avuto questa caratteristica dell' unzione (1 Sam 2:10; Sal 2:2;At 4:25-27; Sal 45:8;Is 11:1.2; 42 :1; 61:1; Dan 9:24,25). Queste profezie erano conosciute anche tra il popolo, perché il Cristo era atteso come tale (Giovanni 1:41; 4:25, 29; 7:27, 31, 41, 42). Il Signore iniziò così il Suo ministero in completa conformità con le Scritture.

Lo Spirito Santo sotto forma di colomba simboleggia l'umiltà e la purezza come caratteristiche speciali, in cui la potenza dello Spirito si sarebbe rivelata nel Signore Gesù.

Solo qui in Marco e in Luca 3:22 si trova l’espressione diretta  “Tu sei”. È il figlio prediletto del Padre. Da Giovanni 17 sappiamo che l'amore tra il Padre e il Figlio esisteva nell'eternità prima del tempo. E il Padre ora testimonia questa impronta di eternità nel suo Figlio fattosi uomo (servo), che avrebbe camminato in umiltà.

13 agosto - “Per me, la cosa più importante…”

Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio non ha la vita.

1 Giovanni 5:11-12

 

“Per me, la cosa più importante…”


Siamo nel febbraio del 1990, subito dopo il campionato di sci di fondo di Norvegia. Uno sciatore sconosciuto di un paesino della costa occidentale del paese ha vinto per la seconda volta la medaglia d’oro. È diventato l’eroe di quella competizione. Tutti i giornali vogliono saperne di più su quel giovane che ha battuto tutti i campioni.

Durante un’intervista, qualcuno gli chiede quali fossero le sue ambizioni. Sperava forse di vincere ancora una medaglia d’oro alle prossime Olimpiadi? No, Kristen Skjeldad risponde: “Per me, la cosa più importante è che gli altri siano salvati”. L’indomani, tutti i giornali riportano la foto di quello sciatore cristiano che legge la Bibbia e che porta bene il suo nome (in norvegese, Kristen significa cristiano).

Ascoltiamo Kristen parlare della sua fede:

“Quello che ho imparato quand'ero bambino rimane ancora oggi la base della mia fede. Ma quando sono cresciuto, ho dovuto prendere la mia decisione personale. Avevo seguito i miei genitori, ma non si può vivere della fede dei nostri genitori per tutta la vita. Gesù ha cura di me. Non mi ha mai abbandonato. Mi dà tanto. Senza di lui la mia vita sarebbe vuota. Certo, si può vivere su questa terra anche senza credere a Cristo. Molti lo fanno, purtroppo, ma per quanto mi riguarda credo alla vita eterna nel cielo, che si può ottenere solo per mezzo di Lui. Nessuno la merita, ma Dio ce l’offre come un dono. Tocca a noi afferrarla…”


lunedì 12 agosto 2024

12 agosto - Una conversione franca, una vita coerente

Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre.
1 Giovanni 1:5
 
In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo.
1 Giovanni 4: 8,9
 
 
Una conversione franca, una vita coerente

“Dopo una lunga e faticosa giornata sul campo di battaglia a Waterloo, nel giugno del 1824, mi ritirai nella mia camera. Mi venne quest’idea: reciterò le preghiere. Era un’abitudine d’infanzia che avevo abbandonato da molto tempo. Mi misi in ginocchio vicino al letto, ma… avevo dimenticato le parole. Alzai gli occhi nel tentativo di ricordarmene, quando improvvisamente provai nell’anima un’impressione che non avevo mai sentito prima. Era come se un essere infinito e onnipotente, che conosceva tutto, mosso dal più profondo e tenero interesse per me, mi rendesse cosciente che aveva pietà di me e che mi amava. Con gli occhi non vedevo nessuno, con le orecchie non udivo nessuno, ma avevo la certezza che Colui che non conoscevo m’incontrava per la prima volta, e mi rendevo conto che ci trovavamo a faccia a faccia…
La tenerezza, la pienezza del suo amore mi riempivano a poco a poco e mi attiravano così verso di lui. Nello stesso tempo la luce, dalla quale l’amore era inseparabile, mi rivelava quanto io fossi l’opposto di tutto ciò che era luce e amore.
Piansi per un po', in ginocchio, senza dire una parola, e mi misi a letto. Il giorno seguente, il mio primo pensiero fu: devo trovare una Bibbia. Ne trovai una, e, da allora, la Bibbia è stata il mio libro dei libri.”
(Testimonianza di G. V. Wigram, dopo 50 anni di servizio per il Signore).

domenica 11 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:2-8

MINISTERO E MISSIONE DI GIOVANNI BATTISTA

 

Secondo quanto è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati. E tutto il paese della Giudea e tutti quelli di Gerusalemme accorrevano a lui ed erano da lui battezzati nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di pelo di cammello, con una cintura di cuoio intorno ai fianchi, e si nutriva di cavallette e di miele selvatico. E predicava, dicendo: Dopo di me viene colui che è più forte di me; al quale io non sono degno di chinarmi a sciogliere il legaccio dei calzari. Io vi ho battezzati con acqua, ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo” (1:2-8).

Il versetto 2 contiene un duplice riferimento alla maestà e alla divinità del servo fedele.. Innanzitutto il cambiamento che lo Spirito Santo opera nel citare il versetto di Malachia (3:1) è una dimostrazione della gloria divina del Signore Gesù. Inoltre, è insolito che un messaggero venga inviato prima di un servitore. In passato, come oggi, un araldo o un'avanguardia veniva inviato solo davanti ai dignitari importanti.

Questo punto evidenzia quindi la dignità del servo (Cristo) che viene qui presentato.

Sebbene questo versetto provenga da Malachia, le due citazioni nei versetti 2 e 3 sono attribuite al profeta Isaia. Perché? Se leggi il versetto di Malachia (3:1) nel contesto dell'intero capitolo, vedrai che il tema centrale in Malachia 3 è il giudizio di Dio. Viene il messaggero di Dio ad annunciare il giudizio. Ma, nel vangelo di Marco, il Signore Gesù non viene principalmente per eseguire il giudizio ma viene in grazia, e questo è esattamente il tema di Isaia 40. Possiamo quindi riconoscere la sapienza di Dio anche nel collegamento di questi due brani di Isaia.

Il versetto 3 descrive l'incarico di Giovanni Battista. Con le strade dissestate del passato, era spesso necessario che un gruppo d'avanguardia liberasse il percorso dagli ostacoli davanti a una persona di alto rango. Il compito di Giovanni era quello di preparare moralmente i cuori delle persone al Signore Gesù. Il Signore era lì per inaugurare la nuova via. Per fare questo, però, bisognava rimuovere gli ostacoli del peccato nei cuori.

La citazione qui presenta un'idea leggermente diversa rispetto al passaggio originale in Isaia. In Isaia 40, la voce di uno che grida parla di una via da fare per il suo Dio nel “deserto di aridità e di prigionia” in cui si trovava il popolo di Dio. Qui in Marco 1:3 le persone stesse sono un deserto spirituale per il loro Dio. E in questo deserto Dio, nella sua misericordia, ha mandato Suo Figlio.

Possiamo applicare a noi stessi il messaggio di questo versetto in modo molto pratico. Dovremmo chiederci ogni giorno se ci sono strade lastricate nel nostro cuore perché possiamo ricevere il  Suo messaggio, o se ci sono invece strade piene di ostacoli da sgombrare.

Giovanni apparve nel deserto e predicò il battesimo di pentimento per il perdono dei peccati. Il battesimo di Giovanni era un battesimo di pentimento, ma non poteva donare la vita. Questo battesimo doveva mettere da parte coloro se si riconoscevano in questo stato, separandoli dal resto del popolo impenitente. Per prendere il giusto posto davanti a Dio, il popolo doveva andare verso Giovanni, illustrazione del cambiamento di posizione, visibile a tutti, che generalmente si esprime nel battesimo.

Nel suo sermone, Giovanni ha sottolineato la fede nel Signore Gesù e la necessità del pentimento. Perché solo in connessione con Lui puoi ottenere una nuova vita. E il perdono esiste solo quando c’è un sincero pentimento, abbinato alla confessione del peccato.

Il battesimo cristiano ha un carattere diverso dal battesimo di pentimento. Quando viene eseguito correttamente, il credente testimonia pubblicamente  il suo pentimento e la volontà di seguire il Signore, separandosi dal mondo.

Il battesimo fu celebrato nel Giordano. Troviamo il Giordano in molti passi della Scrittura. Solo nel Giordano, non in alcuno dei fiumi di Damasco, Naaman il Siro poté essere guarito dalla lebbra. Anche il popolo di Israele poteva entrare nella zona della benedizione, nella terra promessa, solo attraverso il Giordano. Anche noi quindi possiamo ricevere la benedizione della vita nuova solo se ci uniamo alla morte del Signore Gesù, di cui il Giordano è immagine.

L'abbigliamento di Giovanni era quello di un profeta (2 Re 1:8).

Per il luogo in cui viveva, i suoi vestiti e il suo cibo,  Giovanni si distingueva come messaggero del Signore. Non si nutriva del cibo del mondo, mantenendo il suo messaggio potente e puro.

Anche noi oggi dovremmo essere delle guide così chiare per il Signore Gesù.

Il versetto 7 introduce l'argomento speciale del sermone di Giovanni. Non solo predicava il pentimento, ma provava anche grande gioia nel magnificare il Signore Gesù. È davvero impressionante il modo in cui Giovanni parla di Colui che verrà dopo di lui. Non si riteneva degno di sciogliere il legaccio dei sandali del Signore e usa questo verbo “chinarmi” (questa aggiunta si trova solo in Marco). Ciò mostra la profonda umiltà e la grande riverenza per il Signore Gesù che caratterizzavano Giovanni. In Giovanni 3:30 dice del Signore: “Egli deve crescere, io devo diminuire”, rivelando la natura del vero servitore: magnificare colui che serve.

Quando persone di alto rango entravano nella loro casa, un semplice servitore toglieva loro i sandali. Ma Giovanni, il più grande dei profeti (cfr Lc 7:28), non si riteneva degno di svolgere nemmeno questo umile servizio  di fronte alla grandezza di Colui che veniva dopo di lui .

Ma quanto diventa grande il Signore per noi quando vediamo Colui al quale viene dato un così grande onore quando in Giovanni 13, si china per lavare i piedi ai discepoli.

Nel versetto 7 Giovanni fa il paragone tra la dignità e la posizione personale del Signore e la sua piccolezza. Nel versetto 8 mette a confronto le azioni del Signore con le sue.

Egli aveva battezzato con acqua; Colui che sarebbe venuto dopo di lui avrebbe battezzato con lo Spirito Santo. Chi avesse fatto una cosa del genere doveva venire dall'alto, non poteva che essere Dio stesso.

Il battesimo dello Spirito Santo avvenne unicamente in Atti 2, quando lo Spirito Santo discese sulla terra e si formò la chiesa. Chi crede oggi al vangelo non è più battezzato con lo Spirito Santo, ma è sigillato con Lui, lo riceve in pegno (Efesini 1:13,14) e unzione (1 Giovanni 2:20,27) e viene aggiunto alla chiesa. Lo Spirito di Dio dimora in ogni credente e sarà con noi per sempre (Giovanni 14:17).