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martedì 13 agosto 2024

Evangelo secondo Marco - Capitolo 1:9-11

IL BATTESIMO DEL SIGNORE NEL GIORDANO

 

In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano. A un tratto, come Egli usciva dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di Lui come una colomba. Una voce venne dai cieli: Tu sei il mio diletto Figlio; in Te mi sono compiaciuto”  (1:9-11).

Il Signore viene qui presentato come “Gesù di Nazaret di Galilea”. Questo Lo mostra come Colui che “ha spogliato se stesso” (Fil. 2:7), poiché Nazareth era una città disprezzata (vedere Giovanni 1:46) e la Galilea un’area altrettanto disprezzata. Si pensa che le definizioni “popolo che cammina nelle tenebre” e  “nell’ombra di morte” di Isaia 9,1 si riferiscano agli abitanti e al territorio della Galilea (cfr Mt 4:15.16).

“Gesù il Nazareno” era il nome sprezzante dato al Signore dalle persone che Lo rifiutavano, eppure Egli portò questo nome con Sé in cielo (Atti 22:8).

“Subito” questa espressione, caratteristica del vangelo di Marco, viene usata per la prima volta nel versetto 12. In senso figurato, un uomo di Nazaret doveva sicuramente trascorrere del tempo nel Giordano perché aveva molti peccati da confessare. Ma il Signore può uscire “subito” dal Giordano. Lui è puro e interamente senza peccato.

I cieli si aprono su questa scena: Dio non permette che ci sia confusione riguardo a chi si aggiunge alle file dei battezzati e, dal cielo, dà una duplice testimonianza riguardo all’“uomo di Nazareth”:

1.  Dio, lo Spirito Santo, discende visibilmente sul Signore Gesù sotto forma di colomba.

2.  Si  ode la voce di Dio Padre che Lo identifica come il Figlio prediletto.

In questo duplice carattere, la testimonianza di Dio riguardo al Figlio corrisponde ai requisiti della legge per una testimonianza valida e vera (Giovanni 8:17; Deuteronomio  19:15). Allo stesso tempo, la testimonianza dello scrittore Marco riguardo al Signore Gesù (v. 1) viene confermata in una prospettiva divina. Marco aveva parlato del Signore Gesù come del "Cristo", l'unto; questa unzione avviene nel versetto 9 attraverso la venuta dello Spirito Santo sul Signore (Luca 4:18; Atti 10:38). Marco parlò inoltre del Signore Gesù come del “Figlio di Dio” e Dio Padre lo testimonia  nel versetto 10.

L'evento del versetto 10 ricorda molto l'oblazione di fior di farina descritta in Levitico 2:4, dove si afferma che doveva essere "unta con olio" e dove si trova scritto: “ E' un sacrificio di odore soave...è una cosa santissima” (9-10).

Nell'Antico Testamento re, sacerdoti e profeti venivano ufficialmente insediati al loro incarico mediante un'unzione con olio. E molte dichiarazioni mostravano che anche il Messia promesso avrebbe avuto questa caratteristica dell' unzione (1 Sam 2:10; Sal 2:2;At 4:25-27; Sal 45:8;Is 11:1.2; 42 :1; 61:1; Dan 9:24,25). Queste profezie erano conosciute anche tra il popolo, perché il Cristo era atteso come tale (Giovanni 1:41; 4:25, 29; 7:27, 31, 41, 42). Il Signore iniziò così il Suo ministero in completa conformità con le Scritture.

Lo Spirito Santo sotto forma di colomba simboleggia l'umiltà e la purezza come caratteristiche speciali, in cui la potenza dello Spirito si sarebbe rivelata nel Signore Gesù.

Solo qui in Marco e in Luca 3:22 si trova l’espressione diretta  “Tu sei”. È il figlio prediletto del Padre. Da Giovanni 17 sappiamo che l'amore tra il Padre e il Figlio esisteva nell'eternità prima del tempo. E il Padre ora testimonia questa impronta di eternità nel suo Figlio fattosi uomo (servo), che avrebbe camminato in umiltà.