7. La profezia
Dobbiamo distinguere, prima di tutto, vari tipi di profezia,
per non sviarci nella sua interpretazione. Poiché lo scopo della profezia è
sempre quello di parlare al cuore e alla coscienza, essa avverte, incoraggia,
consola. Questi vari aspetti possono essere riassunti da quanto segue:
1. Parole rivolte
a Israele, alcune delle quali sono già realizzate ed altre future, anche se
hanno già avuto un compimento parziale.
2. Parole rivolte
al mondo, sia ad ogni individuo personalmente, sia ad una nazione particolare o
all’insieme dei popoli.
3. Parole che si
riferiscono al Messia, alle sue sofferenze e alla sua morte da un lato, alla
sua gloria ed al suo regno dall’altro.
4. La parte
storica delle Sacre Scritture che ha pure un senso profetico, meno facile da
discernere, ma che spesso ci dà un quadro delle vie di Dio verso il suo popolo
o verso il mondo.
7.1 La sorgente della profezia
«Lo Spirito dell'Eterno ha parlato per mezzo mio, e la sua
parola è stata sulle mie labbra» (2 Samuele 23:2). Usando vari mezzi per
comunicare il suo pensiero, Dio ha voluto far conoscere agli uomini il senso e
lo scopo degli avvenimenti futuri, sia con un sogno o una visione, sia per
rivelazione diretta in una specie di conversazione amichevole. Abramo ne è un
esempio in Genesi 15:1-16 c ancora in Genesi 17:1-22 e 18:1-33. Anche Mosè fu
introdotto in questa dolce prossimità con Dio per ricevere la comunicazione dei
suoi pensieri. Anch’egli infatti, come Abramo, fu chiamato amico di Dio.
«L’Eterno parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio
amico» (Esodo 33:11).
Dio a volte comunicava inviando un angelo, come ha fatto con Daniele, Ezechiele ed anche con l’apostolo Giovanni, quando gli ha fatto vedere le visioni dell’Apocalisse. Tuttavia, in modo generale, la parola di Dio era rivolta ai profeti tramite lo Spirito Santo, secondo ciò che dice Pietro: «I santi uomini di Dio hanno parlato perché spinti dallo Spirito Santo» (2 Pietro 1:21). Questi poi la proclamavano o la scrivevano per comunicarla al popolo.
7.2 Il piano della profezia
Dio, fin dai giorni di Abramo, si è scelto un popolo per
farne il suo testimone sulla terra; ha stabilito con lui un patto perpetuo,
incondizionato, garantito dalla fedeltà di Dio alle sue promesse. Il patto del
Sinai, la legge, aggiunto quattrocento anni più tardi, non annullò le promesse
anteriori, benché la ribellione del popolo costringesse Dio a prorogarne la
realizzazione. Occorreva l’opera di Gesù, la sua morte sul Calvario e la sua
risurrezione, per rendere realizzabili le promesse divine nonostante il peccato
dell’uomo, che Egli ha portato sulla croce.
La profezia ha così in vista la restaurazione del popolo di Dio, il suo pentimento, la sua umiliazione e la sua benedizione finale. Oltre i confini del popolo d’Israele, tutte le nazioni parteciperanno a queste benedizioni promesse quando si volgeranno verso il Re dei re e il Signore dei signori, con sincera umiliazione.
«Ecco, egli viene colle nuvole, ed ogni occhio lo vedrà; lo
vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno
cordoglio per lui» (Apocalisse 1:7).
«Molte saranno le nazioni di cui desterà l’ammirazione; i re
chiuderanno la bocca dinanzi a lui, poiché vedranno…» (Isaia 52:15)
La profezia, dunque, è centrata su Israele. «La parte dell’Eterno è il suo popolo, Giacobbe è la porzione della sua eredità» (Deuteronomio 32:9). Le parole che Dio rivolge alle nazioni sono tutte in rapporto con Israele, poiché è in relazione con lui che tutti i popoli parteciperanno alla benedizione recata dal Messia.
7.3 Il soggetto centrale della profezia
Fin dalla prima promessa fatta da Dio all’uomo, è in vista
Gesù Cristo: «Ella (la progenie della donna) ti schiaccerà il capo e tu
(Satana) le ferirai il calcagno» (Genesi 3:15). Durante tutta la storia
d’Israele, Dio ha manifestato, con tipi, figure ed anche con dichiarazioni
dirette, che il Messia era al centro dei suoi pensieri. Un Messia glorioso,
potente Redentore per il suo popolo e per tutta la terra, ma anche un Messia
sofferente, rigettato dal suo popolo e messo a morte. La porzione della profezia
più significativa a questo riguardo è il capitolo 53 del profeta Isaia. Vi
vediamo la nascita del Salvatore nella più umile delle condizioni, la sua vita
di sofferenza, incompreso e disprezzato da tutti, la sua morte sotto il
giudizio di Dio a causa dei nostri peccati e la sua sepoltura, la sua vita al
di là della tomba e la sua glorificazione.
Anche numerosi Salmi parlano della sua sofferenza e della sua gloria. Potremmo moltiplicare le citazioni che lo riguardano. Esse, dalla sua nascita da una vergine (Isaia 7:14), alla sua elevazione alla destra di Dio (Salmo 110:1), ci descrivono Colui che, in ogni tempo e per sempre, è al centro dei consigli divini. Inoltre, l’Apocalisse, principale profezia del Nuovo Testamento, proclama la gloria del Figlio dell’uomo, Gesù, l’Agnello di Dio. Dal primo all’ultimo capitolo vediamo, Lui, il primo e l’ultimo, l’inizio e la fine (vedere Apocalisse 1:17 e 22:13).
7.4 Lo scopo della profezia
Quando i discepoli di Gesù lo interrogano dicendo: «Dicci,
quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta», Gesù
risponde innanzi tutto: «Guardate che nessuno vi seduca» (Matteo 24:3-4). In
seguito dà loro numerosi particolari riguardanti le tribolazioni che il popolo
giudeo dovrà subire, ma termina il suo discorso ripetendo: «Vegliate, dunque,
perché non sapete in qual giorno il vostro Signore stia per venire» (24:42).
Dio non vuole che siamo all’oscuro delle cose che stanno per accadere, e questo per esercitarci alla vigilanza. L’effetto della parola profetica sulle nostre anime deve essere salutare producendo pentimento a salvezza in chi non ha ancora aperto il suo cuore all’amore del Salvatore, e producendo un effetto santificante sulla condotta del cristiano. La profezia, avendo in vista la gloria di Gesù Cristo, attaccherà i nostri cuori alla sua persona ed accrescerà in noi il desiderio di vederlo. La promessa della sua venuta ci spingerà a dire con fervore: «Amen! Vieni, Signore Gesù!» (Apocalisse 22:20).
Non è nel periodo attuale che avviene il compimento totale delle profezie, poiché queste riprenderanno a realizzarsi soltanto dopo la fine della storia della Chiesa sulla terra. Possiamo tuttavia già discernere la preparazione degli elementi necessari al loro compimento, il che dimostra l’imminenza della venuta del Signore per prendere con Sé i suoi. Infatti il Signore Gesù ci ha lasciato questa promessa: «E quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo, tornerò, e v’accoglierò presso di me, affinché dove son io siate voi» (Giovanni 14:3). Anche l’apostolo Paolo lo conferma: «Questo vi diciamo per parola del Signore… Il Signore stesso… scenderà dal cielo… e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore» (1 Tessalonicesi 4:5-17).
Questa speranza era molto reale nel cuore dei cristiani di Tessalonica; infatti l’apostolo rende loro testimonianza che si erano «convertiti dagli idoli a Dio… per aspettare dai cieli il suo Figliuolo, il quale Egli ha risuscitato dai morti: cioè Gesù che ci libera dall’ira a venire» (1 Tessalonicesi 1:10).
Prestare attenzione alla profezia non è senza profitto per noi; l’apostolo Pietro dice che essa è «come una lampada splendente in luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori» (2 Pietro 1:19). Questa stella mattutina, Cristo stesso, speranza celeste, illuminerà i nostri cuori con i suoi raggi ristoratori e ci guiderà a dire con lo Spirito: «Amen! Vieni, Signore Gesù» (Apocalisse 22:20).
7.5 La realizzazione della profezia
Non c’è nessuna necessità, per la fede, di vedere il
compimento delle cose previste per porre la nostra fiducia nella Parola di Dio.
Tuttavia Dio ha ritenuto opportuno riferirci parecchi avvenimenti che si sono
svolti esattamente secondo l’annuncio profetico che ne era stato fatto.
Basteranno tre esempi per dimostrarlo:
1. In Genesi
15:13-14:
Dio dice ad Abramo che i suoi discendenti avrebbero
soggiornato in un paese straniero per quattrocento anni, dove sarebbero stati
oppressi finché ne sarebbero usciti con grandi ricchezze per andare ad abitare
in Canaan. L’inizio del libro dell’Esodo conferma questa profezia.
2. In Geremia
29:10-14:
L’Eterno manda a dire ai prigionieri di Babilonia che era
stato determinato un periodo di settant’anni per la potenza dei re caldei, dopo
di che il popolo d’Israele, là deportato, avrebbe potuto ritornare nella sua
terra. E fu proprio settant’anni dopo l’inizio del regno di Nebucadnetsar che
Ciro proclamò l’editto in cui invitava il popolo giudeo a ritornare in
Palestina.
3. In Isaia 7:14;
9:5; 11:1; 53:1-12:
Circa settecentotrent’anni prima di Gesù Cristo, Isaia ha
profetizzato la nascita del Messia. Al capitolo 7 v. 14 annuncia il suo
concepimento nel seno di una vergine e gli dà nome Emmanuele (che significa:
«Dio con noi»); all’inizio del cap. 9 dice in quale contrada sarebbe vissuto;
all’inizio del cap. 11 troviamo che questo Messia è un discendente di Isai; al
cap. 53 già citato è fatta menzione della sua sepoltura per opera di un uomo
ricco, benché egli sia stato posto al livello dei malfattori. Tutti gli
Evangeli dimostrano l’esattezza di queste testimonianze.
Se dunque la parte delle profezie già realizzate si sono
avverate con un’ esattezza perfetta, sarà lo stesso di quella ancora futura.
Alcuni particolari possono essere poco chiari per noi oggi, ma quelli che
vivranno in quell’epoca conosceranno il modo con cui Dio ne otterrà la
realizzazione, poiché «la conoscenza aumenterà» e «capiranno i savi» (Daniele
12:4-10).
Lo stesso Daniele non comprese quello che gli veniva annunziato; non ne aveva nessuna necessità e Dio glielo dice. Quando si realizzeranno gli avvenimenti, lo spirito di Dio indicherà chiaramente in che modo il loro corso corrisponderà alle profezie, pertanto i credenti di quel tempo ne potranno interpretare il senso esatto in tutti i particolari, senza nessuna difficoltà. A noi oggi basta conoscere il piano generale delle profezie per non lasciarci sviare da false applicazioni.
Aspettiamo il Signore! La sua venuta è imminente per prendere con sé la sua sposa.