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mercoledì 12 febbraio 2025

12 febbraio - Divinità e umanità di Gesù Cristo (2)

“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

Matteo 16:16

 

La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità.

Giovanni 1:14

 


 

I discepoli salgono in barca e attraversano il lago. E’ notte. C’è vento forte e fanno fatica a remare. Gesù è rimasto sulla riva per pregare. All’improvviso, qualcuno cammina sul lago e si avvicina alla barca. Spaventati, credono di vedere un fantasma, ma Gesù li rassicura: “Sono io; non abbiate paura!” (Marco 6:50).

Quand’era in terra il Signore Gesù velava le Sue glorie divine sotto l’umile apparenza di uomo, ma a tratti lasciava brillare qualcuna delle Sue divine peculiarità. Di questo, i discepoli sono stati testimoni oculari.

Egli è stato “trovato esteriormente come un uomo” (Filippesi 2:8), ma senza alcuna traccia di peccato nella Sua natura. Il peccato non poteva avere alcuna presa su di Lui. In Lui non c’era traccia di egoismo, di amor proprio o di orgoglio. Nessuna concupiscenza poteva nascere nella Sua anima santa. Nessun contatto, nessuna situazione potevano renderlo impuro.

La morte di Gesù è contraddistinta dall’unione più intima della Sua umanità e della Sua divinità. In apparenza è morto come un uomo, “crocifisso in debolezza” (2 Corinzi 13:4), ma è entrato nella morte come vincitore, e ne è uscito “in virtù della potenza d’una vita indistruttibile” (Ebrei 7:16). Egli non è morto stremato dalle sofferenze del supplizio, ma perché ha dato la propria vita, che nessuno poteva togliergli (Giovanni 10:18).