Dio non ha soltanto provveduto ai peccati passati, ma anche alla contaminazione attuale, affinché possiamo sempre essere dinanzi a Lui in tutto il valore dell’opera perfetta di Cristo. Egli vuole che percorriamo i cortili del suo santuario come «interamente netti» (Giovanni 13). Ora, non soltanto Egli stesso ci vede così, ma, sia per sempre benedetto il suo nome, vorrebbe che facessimo altrettanto nella nostra coscienza intima. Vorrebbe darci per mezzo del suo Spirito, mediante la Parola, un sentimento profondo della nostra purezza ai suoi occhi, affinché la nostra comunione con Lui possa essere senza ostacoli.
“Ma se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo
comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da
ogni peccato” 1Giov. 1:7. Ma se non camminiamo nella luce, se trascuriamo ciò
e, dimentichevoli, ci contaminiamo con cose impure, come sarà ristabilita la
nostra comunione? Soltanto togliendo la contaminazione. E come ciò
s’effettuerà? Per mezzo dell’applicazione ai nostri cuori e alle nostre
coscienze della preziosa verità della morte di Cristo. Lo Spirito Santo produce
il giudizio di noi stessi e ci rammenta la preziosa verità che Cristo ha
sofferto la morte per le contaminazioni che noi contraiamo sovente tanto
leggermente. Non si tratta d’una nuova aspersione del sangue di Cristo — cosa
sconosciuta nella Scrittura — ma del ricordo della sua morte apportato, in
potenza nuova, al cuore contrito, dal ministerio dello Spirito Santo.
«Poiché si brucerà la giovenca sotto i suoi occhi… Il
sacerdote prenderà quindi del legno di cedro, dell’issopo, della stoffa
scarlatta, e getterà tutto in mezzo al fuoco che consuma la giovenca… Un uomo
puro raccoglierà le ceneri della giovenca e le depositerà fuori del campo in un
luogo puro, dove saranno conservate per la comunità dei figli d’Israele come
acqua di purificazione: è un sacrificio (o una purificazione) per il peccato»
(Numeri 19:5-9).
L’intento di Dio è che i suoi figli siano purificati da ogni
iniquità e che camminino nella separazione da questo presente secolo malvagio
ove tutto è morte e corruzione. Questa separazione si produce per l’azione
della Parola sul cuore, per la potenza dello Spirito Santo. «Grazia a voi e
pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato sé stesso per i
nostri peccati, per sottrarci al presente secolo malvagio, secondo la volontà
del nostro Dio e Padre» (Galati 1:3-4). E ancora: «Aspettando la beata speranza
e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù.
Egli ha dato sé stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi
un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone» (Tito 2:13-14).
È notevole di vedere come lo Spirito di Dio leghi
costantemente ed intimamente il perfetto alleggerimento della coscienza da ogni
sentimento di colpa, alla liberazione dall’influenza morale di questo presente
secolo malvagio. Ora, dovremmo aver cura, diletto lettore cristiano, di
mantenere l’integrità di questo legame. Naturalmente non possiamo farlo che per
l’energia dello Spirito Santo; ma dovremmo cercare ardentemente di comprendere
e dimostrare in pratica il legame benedetto che esiste fra la morte di Cristo
considerata come espiazione per il peccato, e come motivo e potenza morale per
la nostra separazione da questo mondo.
Un gran numero di figli di Dio non vanno mai al di là della
prima verità, se pur vi arrivano. Molti si contentano unicamente della
conoscenza del perdono dei peccati per l’opera espiatoria di Cristo, senza
realizzare la loro morte al mondo, in virtù della morte di Cristo e della loro
identificazione con lui in questa morte.
Se, riflettendo sulla morte della giovenca rossa avvenuta
per il fuoco, esaminiamo questo mistico ammasso di cenere, che cosa scopriremo?
Possiamo ben rispondere: Vi troviamo i nostri peccati. Difatti, grazie siano
rese a Dio, e al Figlio del suo amore, troviamo i nostri peccati, le nostre
iniquità, i nostri falli, la nostra profonda colpevolezza, tutto ciò ridotto in
cenere.
Ma, non vi è altro? Certamente, vi vediamo pure la natura in
ogni periodo della sua esistenza — dal più alto fino al più basso punto della
sua storia. Vi vediamo anche la fine di tutta la gloria di questo mondo. Il
cedro e l’issopo rappresentano la natura in tutta la sua estensione, da ciò che
essa ha di più infimo a ciò che racchiude di più elevato. Salomone «parlò degli
alberi, dal cedro del Libano all’issopo che spunta dalla muraglia» (1 Re
4:-33).
Lo «scarlatto» è considerato, da coloro che hanno
accuratamente esaminato la Scrittura, come il tipo o l’espressione dello
splendore umano, della grandezza mondana, della gloria di questo mondo, della
gloria dell’uomo. Vediamo dunque nelle ceneri, residuo dell’incenerimento della
giovenca, la fine di ogni grandezza mondana, di ogni gloria umana, e la messa a
parte della carne con tutto ciò che le appartiene. Questo rende profondamente
significativo l’atto di bruciare la giovenca, ed espone una verità troppo poco
conosciuta e troppo presto dimenticata quand’è nota — verità proclamata in
quelle parole memorabili dell’Apostolo: «Ma quanto a me, non sia mai che io mi
vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la
quale il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il
mondo» (Galati 6:14).
Pur accettando la croce come base della liberazione da tutte
le conseguenze dei nostri peccati, e della nostra completa accettazione da Dio,
noi siamo tutti, purtroppo, inclinati a rifiutarla come base della nostra
completa separazione dal mondo. Tuttavia la croce ci ha separati per sempre da
tutto ciò che appartiene al mondo che attraversiamo. Sono i miei peccati
aboliti? Sì, sia benedetto il Dio di ogni grazia! In virtù di che cosa? In
virtù della perfezione del sacrificio espiatorio di Cristo secondo la stima di
Dio stesso. Ora è precisamente nella stessa misura che troviamo, nella croce,
la nostra liberazione da questo presente secolo malvagio, dalle sue massime,
dalle sue abitudini, dai suoi principii. Il credente non ha assolutamente nulla
di comune con questa terra appena realizza il significato e la potenza della
croce del Signore Gesù Cristo. Questa croce ha fatto di lui un pellegrino e uno
straniero in questo mondo. Ogni cuore devoto vede l’ombra cupa della croce
librarsi al di sopra di tutto lo splendore, di tutte le vanità, di tutte le
pompe di questo mondo. Questa vista rendeva Paolo capace di stimare come fango
il mondo, le sue dignità più elevate, le sue forme più attraenti, le sue glorie
più brillanti: «Il mondo, per me, è stato crocifisso» dice egli, «e io sono
stato crocifisso per il mondo». Tale era Paolo; tale dovrebbe essere ogni
cristiano — uno straniero sulla terra, un cittadino del cielo, e ciò non
soltanto in principio o in teoria, ma di fatto e in realtà; poiché, tanto
sicuramente la nostra liberazione dall’inferno è più che un semplice principio
od una teoria, altrettanto sicuramente la nostra separazione da questo presente
secolo malvagio è un fatto che dobbiamo realizzare.
(segue)