“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
Matteo
16:16
La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra
di noi, piena di grazia e di verità.
Giovanni 1:14
I discepoli salgono in barca e attraversano il lago. E’ notte.
C’è vento forte e fanno fatica a remare. Gesù è rimasto sulla riva per pregare.
All’improvviso, qualcuno cammina sul lago e si avvicina alla barca. Spaventati,
credono di vedere un fantasma, ma Gesù li rassicura: “Sono io; non abbiate
paura!” (Marco 6:50).
Quand’era in terra il Signore Gesù velava le Sue glorie
divine sotto l’umile apparenza di uomo, ma a tratti lasciava brillare qualcuna
delle Sue divine peculiarità. Di questo, i discepoli sono stati testimoni
oculari.
Egli è stato “trovato
esteriormente come un uomo” (Filippesi 2:8), ma senza alcuna traccia di peccato nella Sua natura. Il peccato non
poteva avere alcuna presa su di Lui. In Lui non c’era traccia di egoismo, di
amor proprio o di orgoglio. Nessuna concupiscenza poteva nascere nella Sua
anima santa. Nessun contatto, nessuna situazione potevano renderlo impuro.
La morte di Gesù è
contraddistinta dall’unione più intima della Sua umanità e della Sua divinità. In apparenza è morto come un uomo,
“crocifisso in debolezza” (2 Corinzi 13:4), ma è entrato nella morte
come vincitore, e ne è uscito “in virtù della potenza d’una vita
indistruttibile” (Ebrei 7:16). Egli non è morto stremato dalle sofferenze del
supplizio, ma perché ha dato la propria
vita, che nessuno poteva togliergli (Giovanni 10:18).