Perché dunque non si insiste di più su questa grande verità pratica presso i credenti? Perché siamo così lenti ad esortarci gli uni gli altri secondo la potenza di separazione che la croce di Cristo comporta? Se il mio cuore ama Gesù, non cercherò un posto, una parte o un nome, là ove Egli non ha trovato che la croce d’un malfattore. Caro lettore, è il solo modo di esaminare la cosa. Amate voi realmente Cristo? Il vostro cuore è stato veramente commosso e attirato dal suo meraviglioso amore per voi? Se così è, non dimenticate che egli è stato rigettato dal mondo. Nulla è cambiato. Il mondo è sempre il mondo. Ricordiamoci che uno degli artifizi speciali di Satana è di condurre gli uomini che han trovato la salvezza in Cristo, a disconoscere o a rinnegare la loro identificazione con Lui, nel suo rigettamento — a prevalersi dell’opera espiatoria della croce, pure stabilendosi a loro agio in un mondo colpevole d’aver inchiodato Cristo a quella croce. In altri termini, Satana conduce gli uomini a pensare e a dire che il mondo del ventesimo secolo è del tutto differente da quello del primo secolo; che se il Signore Gesù fosse sulla terra ora, sarebbe trattato ben differentemente di quel che lo fu allora; che il mondo attuale non è pagano, ma cristiano; e che ciò costituisce una differenza tale che ogni cristiano può attualmente accettare un diritto di cittadinanza in questo mondo, avervi un nome, una posizione, una parte.
Ora tutto ciò non è che una menzogna del grande nemico delle
anime. Il mondo può aver modificato i suoi costumi, ma non ha cambiato di
natura, di spirito, di principii. Esso odia Gesù tanto cordialmente che quando
gridava: «Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo!». Se giudichiamo il mondo
alla luce della croce di Cristo, troveremo che esso è, come sempre, un mondo
malvagio, che odia Dio e rigetta Cristo.
Ci sia accordato di comprendere più a fondo la verità
presentata dalle ceneri della giovenca rossa! Allora la nostra separazione dal
mondo e la nostra consacrazione a Cristo saranno più energiche e più reali.
Voglia il Signore, nella sua infinita bontà, che così sia di tutto il suo
popolo in questi giorni di falsità, di mondanità e di professione esteriore!
Vediamo ora l’impegno e la destinazione delle ceneri: «Chi
avrà toccato il cadavere di una persona umana sarà impuro sette giorni. Quando
uno si sarà purificato con quell’acqua il terzo e il settimo giorno, sarà puro;
ma se non si purifica il terzo e il settimo giorno, non sarà puro. Chiunque
tocchi un morto, cioè il corpo di una persona umana che sia morta, e non si
purifica, contamina la dimora dell’Eterno; e quel tale sarà tolto via da
Israele. Siccome l’acqua di purificazione non è stata spruzzata su di lui, egli
è impuro; ha ancora addosso la sua impurità» (vers. 11-13).
È una cosa ben seria l’aver da fare con Dio — camminare con
Lui giornalmente, in mezzo ad un mondo corrotto e corruttore. Dio non può
tollerare alcuna impurità in coloro coi quali si degna camminare e nei quali
abita. Egli può perdonare e togliere i peccati; può guarire, purificare e
restaurare; ma non può tollerare nel suo popolo, un male che non sia giudicato.
Se lo facesse, sarebbe rinnegare il suo nome e la sua natura stessa. Questa
verità è ad un tempo profondamente solenne e benedetta. È la nostra gioia aver
da fare con Colui la cui presenza reclama e assicura la santità. Noi
attraversiamo un mondo, in cui siamo circondati da influenze corruttrici. La
vera contaminazione non si contrae, ora, toccando «un morto, o delle ossa
umane, o un sepolcro». Queste cose erano, come lo sappiamo, dei tipi di cose
morali e spirituali con cui siamo in pericolo d’essere in contatto ad ogni
momento.
Non dubitiamo affatto che coloro i quali han molto da fare
con le cose di questo mondo, risentano penosamente la grande difficoltà di
uscirne con mani pure. Per questo occorre una santa vigilanza in tutte le
nostre abitudini e nelle nostre relazioni, per tema di contrarre delle
contaminazioni che interromperebbero la nostra comunione con Dio. Egli vuole
averci in uno stato degno di Lui: «Siate santi, perché io sono santo».
Ma il lettore serio la cui anima aspira alla santità può
chiedersi: Che dobbiamo dunque fare, se è vero che siamo circondati da ogni
lato da influenze corruttrici, e se siamo talmente inclini a contrarre questa
contaminazione? Inoltre, se è impossibile aver comunione con Dio, quando le
nostre mani sono impure e la nostra coscienza ci condanna, che dobbiamo fare?
Rispondiamo: Innanzi tutto, siate vigilanti. Contate molto e seriamente su Dio.
Egli è fedele e misericordioso — un Dio che ascolta la preghiera e l’esaudisce
— un Dio liberale e che non fa rimproveri. «Egli ci accorda una grazia
maggiore». Questo è positivamente una carta in bianco su cui la fede può
scrivere la somma che desidera. Il desiderio reale dell’anima vostra è forse
quello di avanzare nella vita divina, di crescere nella santità personale?
Allora badate di non camminare, neppure un’ora sola, in contatto con ciò che
contamina le vostre mani, ferisce la vostra coscienza, contrista lo Spirito
Santo e distrugge la vostra comunione. Siate energici. Abbiate un cuore
diritto. Rinunciate immediatamente ad ogni cosa impura; checché ve ne costi,
rinunciatevi; qualunque perdita trascini con sé, abbandonatela. Nessun
interesse mondano, nessun vantaggio terrestre può compensare la perdita d’una
coscienza pura, d’un cuore tranquillo e del godimento della luce della faccia
del nostro Padre. Siete convinti di ciò? Se lo siete, applicatevi a realizzare
la vostra convinzione.
Qualcuno potrebbe chiedere ancora: Che cosa si deve fare
quando si ha realmente contratto una contaminazione? Come si può toglierla?
Ascoltate il linguaggio figurato del capitolo 19 dei Numeri: «Per colui che
sarà divenuto impuro si prenderà della cenere della vittima arsa per il
peccato, e vi si verserà su dell’acqua di fonte, in un vaso; poi un uomo puro
prenderà dell’issopo, lo intingerà nell’acqua e spruzzerà la tenda, tutti gli
utensili, tutte le persone presenti e colui che ha toccato l’osso o l’ucciso o
il morto o il sepolcro. L’uomo puro spruzzerà l’impuro il terzo giorno e il
settimo giorno, e lo purificherà il settimo giorno; poi l’impuro si laverà le
vesti, laverà sé stesso nell’acqua e sarà puro la sera» (vers. 17-19).
Vi è una doppia azione presentata nei versetti 12 e 19; cioè
l’azione del terzo giorno e quella del settimo. Entrambe erano essenzialmente
necessarie per togliere la contaminazione, contratta nel cammino, dal contatto
con le diverse forme della morte specificate più su. Che cosa figurava questa
doppia azione? Che cosa ciò corrisponde nella nostra storia spirituale? Senza
dubbio questo: allorché per mancanza di vigilanza e di energia spirituale,
tocchiamo la cosa impura e in tal modo siamo contaminati, possiamo ignorarlo;
ma Dio conosce tutto, a questo riguardo. Egli se ne occupa per noi, veglia su
noi; e, sia benedetto il suo Nome, non come un giudice irritato o come un
censore rigido, ma come un tenero padre, che non ci imputerà mai nulla, perché
tutto è già stato da tempo imputato a Colui che morì al nostro posto. Nondimeno
Egli non mancherà di farcelo sentire profondamente e vivamente. Egli sarà un
censore fedele della cosa impura; e può riprovarla tanto più energicamente in
quanto non ce ne terrà mai conto. Lo Spirito Santo ci ricorda il nostro
peccato, ciò che ci causa una inesprimibile angoscia di cuore. Quest’angoscia
può continuare per qualche tempo. Può durare per qualche istante, o anche dei
giorni, dei mesi, degli anni. Abbiamo conosciuto un giovane cristiano che fu
infelice durante tre anni, per aver fatto un’escursione con degli amici
mondani. Noi crediamo che quest’opera convincente dello Spirito Santo sia
rappresentata dall’azione del terzo giorno. Ci ricorda il nostro peccato, poi
ci ricorda ed applica alle nostre anime, per mezzo della Parola scritta, il
valore della morte di Cristo come essendo ciò che ha già risposto alla
contaminazione che contraiamo così facilmente. Questo risponde all’azione del
settimo giorno, toglie la contaminazione e ristabilisce la nostra comunione.
Ricordiamoci bene che non possiamo mai sbarazzarci dalla
contaminazione in alcun altro modo. Possiamo cercare di dimenticare la ferita o
lasciare al tempo la cura di cancellarla dalla nostra memoria. Ma non c’è nulla
di più disastroso che di trattare così la coscienza e i diritti della santità.
Questo è insensato quanto pericoloso, poiché Dio, nella sua grazia, ha
pienamente provveduto a togliere l’impurità che la sua santità scopre e
condanna in tal modo che se l’impurità non è tolta, la comunione è impossibile:
«Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». La sospensione dalla comunione
d’un credente è ciò che risponde al recidimento d’un membro dalla congregazione
d’Israele. Il cristiano non può mai essere reciso da Cristo, ma la comunione
può essere interrotta da un solo pensiero colpevole; bisogna dunque che questo
pensiero colpevole sia giudicato e confessato, affinché la contaminazione sia
tolta e la comunione ristabilita. Caro lettore, dobbiamo conservare una
coscienza pura e mantenere la santità di Dio, altrimenti faremo bentosto
naufragio quanto alla fede, poi cadremo del tutto. Che il Signore ci dia di
camminare tranquillamente e con cura, nella vigilanza e nella preghiera, finché
abbiamo deposto i nostri corpi di peccato e di morte, e siamo entrati nel
soggiorno risplendente e benedetto dove il peccato, la contaminazione e la
morte sono sconosciuti.
(segue)