Ø Porgi orecchio alla mia preghiera.
Il
salmista descrive il mondo che lo circonda e ciò che lo caratterizza: violenze
e contese (9), ingiustizia e malvagità (10), delitti, violenze e insidie (11).
Non occorre molto per comprendere che questi caratteri sono gli stessi
riscontrabili oggi. Il credente non può sentirsi a proprio agio in un mondo
come questo e il suo disagio lo porta a desiderare una vita più tranquilla,
vorrebbe avere “ali come di colomba” (6) per poter volar via in un luogo
deserto, lontano da tutto ciò che gli crea preoccupazione.
È
sulla base di queste considerazioni che il salmista dà un saggio consiglio: “getta sul SIGNORE il tuo affanno” (22)
ed è lo stesso che troviamo in Ebrei 12:1: “deponiamo
ogni peso … corriamo con perseveranza”.
Coloro
che praticano “la corsa” come sport sanno quanto questo consiglio sia vero. Chi
sarebbe tanto stupido da correre
appesantito da uno zaino sulle spalle anche se questo contenesse delle
cose utili? No, per correre bisogna essere liberi da ogni peso e questo è vero
anche nelle corsa spirituale.
La
preghiera è, dunque, il mezzo che il credente ha per sbarazzarsi dei suoi
“pesi” affidandoli a Dio.
È il
mezzo che gli permette di reagire in mezzo alle difficoltà e con il quale
risponde alle pressioni di un mondo contrario ai pensieri di Dio.
Attraverso
di essa porta i suoi bisogni davanti a Colui che può cambiare le circostanze
avverse e tenerlo al riparo dalle insidie di un mondo ostile. Questo non vuol
dire che Dio cambierà subito le circostanze o ci toglierà dalla prova, ma
queste non saranno più un peso a
partire dal momento che sono state messe nelle Sue mani.
Quante volte abbiamo desiderato anche noi “ali colomba” per volare lontano dalle
difficoltà dimenticando che il Signore ci avrebbe dato molto di più se ci
fossimo affidati a Lui e dopo ci avrebbe detto: “avete visto … come vi ho
portato sopra ali d’aquila e vi ho
condotti a me” (Es 19:4).
D.C.