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sabato 20 giugno 2015

Poveri, malati, traditi - Salmo 41


“Io sono misero e povero”. Il Salmo 40 terminava con queste parole che, per lo Spirito profetico, possono essere applicate al Signore stesso.
La Sua povertà, che fu volontaria, aveva in vista il solo scopo di farci diventare ricchi (2 Co 8:9). Beato colui che si prende cura di questo Povero e che si sa mettere al posto di tutti i poveri, gli umili e i sofferenti.
Un semplice sguardo attento a coloro che ci attorniano ci permette di vedere quanta sofferenza ci circondi. Sofferenza fisica e soprattutto, spirituale. Così, come il Maestro, saremo beati se prendiamo questa posizione di povertà (Mt 5:3).

Quale incoraggiamento, il versetto 3 apporterà all’anima di un credente allorché, nella vita, si verrà a trovare in un letto di malattia. La meravigliosa promessa di trovare, nel Signore, un sostegno gli permetterà di affrontarla ricevendo quella forza e quelle sorprendenti consolazioni che gli daranno una pace interiore spesso inaspettata.
Anche se “il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” (2 Co 4:16). Ancora di più quando sarà “steso su un letto” (8) la presenza del Signore vicino si farà sentire al suo capezzale trasformando il suo tormento in pace e serenità. Sarà proprio questa preziosa compagnia a fargli dimenticare l’incomprensione o l’indifferenza di cui è l’oggetto (8).

Sappiamo bene in quale momento il versetto 9 ha trovato il suo compimento e con quale tristezza il Signore ha dovuto citarlo (Gv 13:18), ma anche per un credente può arrivare il voltafaccia di un amico, o anche di un fratello in fede a causare del turbamento (2 Ti 4:10), ma la grazia ed il soccorso divino sono là per avere pietà e soccorrere (10).

Questo Salmo termina con uno sguardo sull’eternità, sulla certezza di essere, al termine di una vita spesso caratterizzata da molte sofferenze, “accolti alla Sua presenza” (12)  ed esplode in una lode eterna (13) alla quale ognuno di noi può dare il suo AMEN!


D.C.