Questo salmo inizia con un’espressione fra le più belle che traduce il sospiro di un’anima assetata del godimento della presenza di Dio (1). Siamo anche noi assetati della ricerca di questa presenza ogni volta che un errore ha interrotto la nostra comunione col Signore? Lo conosciamo come il “mio
salvatore e il mio Dio” (6)? Paolo aveva fatto di questo il proprio modo di
vivere e poteva affermare: “per me vivere è Cristo” (Fl 1:21).
Il Signore è colui che, di anno in anno, ogni giorno vuole condurre la
nostra vita, riempirla, essere l’oggetto prezioso del nostro cuore ed il
soggetto dei nostri pensieri.
Il nostro Dio è “la sorgente
d’acqua viva” (Gr 2:13), Colui che ristora “l’anima assetata” (Sl 107:9). Noi credenti abbiamo udito le parole
del Signore Gesù “se qualcuno ha sete,
venga a me e beva” (Gv 7:37). Il Suo desiderio è sempre di rispondere a
colui che ha sete, sete di un Salvatore. E non possiamo fare a meno di notare
che la Parola
di Dio stessa termina con un invito pieno di grazia e di amore del Signore: “chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in
dono dell’acqua della vita” (Ap 22:17).
“Dov’è il tuo Dio?” chiedono,
ironici e spesso con scherno, gli increduli (3 e 10) ai credenti nella
sofferenza così come al Signore, morente sulla croce si rivolgevano beffardi i
capi sacerdoti, gli scribi e gli anziani (Mt 27:41/43).
Spesso sembra che il credente sia stato abbandonato ma là, dove gli occhi
dell’incredulo non Lo vede il credente sa sempre dove trovarLo: vicino a sé come una sorgente inesauribile di benedizioni.
Al presente, di giorno o di notte la Sua presenza si fa sentire (8) e l’anima del
credente eleva verso Lui canti e preghiere e realizza l’incoraggiamento di
Paolo: “rallegratevi sempre nel Signore”
(Fl 4:4) esultando, così, di una “gioia
ineffabile e gloriosa” (1 Pi 1:8).
Presto verrà il momento in cui si realizzeranno le parole del profeta: “… ecco i miei servi berranno … i miei servi
gioiranno … i miei servi canteranno per la gioia del loro cuore” (Is
65:13/14) e per l’eternità!
D.C.