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sabato 27 giugno 2015

27 Giugno

Il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me…
Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
Romani 7:19-20, 24-25

Sono libero?

Per poter rispondere dovrei conoscere una definizione esatta della libertà, o del suo contrario, la schiavitù. Sono schiavo del male quando constato che “il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio”. Che situazione penosa! So che certe azioni sono deplorevoli, che fanno del male a me e ne causano agli altri, ma non posso evitare di commetterle. D’altra parte, vorrei progredire, aiutare gli altri, ma malgrado il mio desiderio non ci riesco!
Nel capitolo 7 della Lettera ai Romani vediamo un credente che prende sul serio l’insegnamento di Cristo, ma non è liberato dalla forza del male che ha in sé. È un credente infelice. A un certo punto esclama: “Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?”.
È forse il tuo caso? È anche il tuo grido di disperazione? Allora ascolta la risposta che dà la Parola di Dio: Gesù Cristo ci libera perché Lui ha portato la condanna della mia natura malvagia e mi ha dato la Sua propria natura e il Suo Spirito.
Il modo per vivere questa liberazione è accettare che Gesù diriga la mia vita. Non sono più io, allora, che combatto il male, ma è Lui che mi dà la capacità di realizzare il bene. Il Suo Spirito mi spinge a pregare Dio, mi guida al bene e mi dà la forza di compierlo solo per la Sua grazia. Dal momento che Cristo diventa il Signore della mia vita, Dio stesso arricchisce la mia esistenza di grazie e di favori sempre nuovi.