Il bene che
voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. Ora, se io
faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che
abita in me…
Me infelice!
Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di
Gesù Cristo, nostro Signore.
Romani 7:19-20, 24-25
Sono libero?
Per poter rispondere dovrei conoscere una
definizione esatta della libertà, o del suo contrario, la schiavitù. Sono
schiavo del male quando constato che “il bene che voglio, non lo faccio; ma il
male che non voglio, quello faccio”. Che situazione penosa! So che certe azioni
sono deplorevoli, che fanno del male a me e ne causano agli altri, ma non posso
evitare di commetterle. D’altra parte, vorrei progredire, aiutare gli altri, ma
malgrado il mio desiderio non ci riesco!
Nel capitolo 7 della Lettera ai Romani vediamo un
credente che prende sul serio l’insegnamento di Cristo, ma non è liberato dalla
forza del male che ha in sé. È un credente infelice. A un certo punto esclama:
“Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?”.
È forse il tuo caso? È anche il tuo grido di
disperazione? Allora ascolta la risposta che dà la Parola di Dio: Gesù Cristo ci libera perché Lui ha
portato la condanna della mia natura malvagia e
mi ha dato la Sua propria natura e il Suo Spirito.
Il modo per vivere questa liberazione è accettare
che Gesù diriga la mia vita. Non sono più io, allora, che combatto il male, ma
è Lui che mi dà la capacità di realizzare il bene. Il Suo Spirito mi spinge a
pregare Dio, mi guida al bene e mi dà la
forza di compierlo solo per la Sua grazia. Dal momento che Cristo diventa
il Signore della mia vita, Dio stesso arricchisce la mia esistenza di grazie e
di favori sempre nuovi.