Non è importante solo ciò che si dice, ma anche come, quando e perché
(14). Scegliere il momento sbagliato per lodare qualcuno può provocare dei
dubbi sulle nostre buone intenzioni.
Le liti famigliari possono diventare incessanti e fastidiose (15) come
una giornata di pioggia ininterrotta (Pr 19:13) e, a lungo andare, sono
impossibili da trattenere, come il vento o l’olio, in una mano (16).
Il carattere di una persona si forma, molte volte, con il contatto con
gli altri (17) ed è per questo che la comunione fraterna è stimolante,
incoraggiante e vantaggiosa.
La fedeltà nel lavoro porterà sempre ad una ricompensa (18). Questo è
vero nelle nostre relazioni di lavoro ma, ancora di più, lo è nelle nostre
relazioni di servizio per il Signore.
Gli uomini si osservano a vicenda cercando sempre qualcuno che assomigli
loro in qualcosa per intrattenere rapporti reciproci (19). Solo “contemplando
la gloria del Signore” potremo riprodurre qualche tratto del divino Modello (2
Co 3:18).
Niente di ciò che appartiene a questo mondo soddisfa il cuore dell’uomo
(Ec 1:8) e, perciò, egli non cessa mai di cercare ciò che può riempirlo (20).
Solo il Signore può colmare questo vuoto. Il nostro cuore è ripieno di Cristo?
La lode degli altri è un banco di prova (21). Come reagiamo? Queste lodi
ci “montano la testa” o sappiamo rimanere umili?
Talvolta l’incredulità dell’uomo è talmente radicata nel suo cuore che
nemmeno la prova più dura (22) lo porta alla riflessione. Questa mette in
evidenza l’assoluta necessità di un cambiamento radicale nella propria vita. È
ciò che Dio offre all’uomo nella persona di Cristo.
Gli ultimi versetti di questo capitolo (23/27) sono l’elogio del
mestiere del pastore a cui necessita, soprattutto, amore e dedizione per il suo
gregge ed è sicuramente, nel campo spirituale, una bella immagine delle “cure
pastorali” che i credenti devono avere gli uni verso gli altri. Ogni
generazione ha bisogno di raccogliere ciò che le precedenti hanno accumulato
(il fieno), così come di ritornare alla Parola stessa qui paragonata a
“l’erbetta fresca” anche se raccoglierla richiede degli sforzi, perché essa
viene raccolta sui monti (25).
D.C.