La mancata correzione di un
figlio (17), nella famiglia, come di un popolo, nella società (18), è il primo
dei pericoli segnalati in questi versetti. Per questo il credente è esortato,
nella Parola, a non fare “poca stima” della disciplina (Eb 12:5 – Pr 3:11)
perché Dio ci corregge “per il nostro
bene affinché siamo partecipi della Sua santità” (Eb 12:10).
La precipitazione nel parlare (20), la collera (22) e l’orgoglio (23)
sono all’origine di molte trasgressioni ma, in contrasto con il modo di vivere
dell’uomo, il versetto 23 porta il nostro sguardo direttamente sul Signore.
Tutta la Sua
vita, che fu veramente una vita di umiltà senza uguali, ha avuto per contropartita
la gloria suprema. È Lui il nostro modello a cui siamo invitati a riguardare e
ad imitare: “abbiate in voi lo stesso
sentimento” (Fl 2:5/11), Lui che poteva dire: “imparate da me che sono umile e mansueto” (Mt 11:29).
Un altro pericolo è “la paura
degli uomini” (25) che non può andare di pari passo col “timore di Dio” che è fiducia e sicurezza
in Lui.
Spesso, volendo piacere agli uomini, o semplicemente non volendoli dispiacere,
ci mettiamo in delle situazioni che dispiacciono al cuore del Signore. Pensiamo
a quante volte siamo stati portati su una brutta strada da qualche amico al
quale non abbiamo saputo dire un semplice: “NO!” perché abbiamo, forse pensato:
“cosa penserà di me se …”.
Quando siamo chiamati a prendere una posizione coraggiosa in questo
mondo malvagio e ne temiamo le conseguenze, mettiamoci fiduciosi nelle mani del
Signore, sarà Lui che ci darà forza e coraggio.
D.C.