La persona litigiosa trova sempre, nel suo parlare, il modo di attizzare
il fuoco delle dispute e, alla base di tutto, c’è sempre un desiderio di inserirsi
nei fatti altrui (17), mentre Pietro esorta i suoi lettori a non avere questo
atteggiamento che può avere delle conseguenze dolorose, ma meritate (1 Pi
4:15).
Qualcuno, senza essere direttamente chiamato in causa, si riscalda
prendendo le parti in una contesa fra due estranei (17), altri ingannano il
prossimo e poi cercano di rimediare al tutto dicendo semplicemente:
“scherzavo!” (18). Altri, che conoscono il male di qualcuno, si compiacciono
nel spargerlo facendo maldicenza e, spesso, dando vita a delle contese che si
protraggono nel tempo e a cui, talvolta, non si può più porre rimedio (20 e
22). Qualcuno, facinoroso, ama accendere
le liti (21), altri usano parole false (24), o un parlare suadente cercando,
così, di nascondere ciò che hanno realmente nel cuore (25): odio e malvagità
(26). Che dire poi dei bugiardi e degli adulatori (28)!
Abbiamo spesso a che fare con persone simili e siamo, così, esortati a
fare attenzione conoscendo fin dall’inizio la loro fine: essi cadranno nella
fossa che essi stessi hanno scavato (27) come Haman che finì impiccato alla
stessa forca preparata per Mardoccheo (Et 7:10).
Siamo, perciò, invitati, non solo a non partecipare a queste cose, ma,
soprattutto, a vegliare affinché queste cose non compaiano nella nostra vita di
credenti lasciandoci trascinare da usi e costumi di questo mondo.
Facciamo attenzione che, sotto al
desiderio di “essere messi al corrente”,
o di “stabilire la verità”, non
si nasconda solo morbosa curiosità con pericoli incalcolabili.
Realizziamo, piuttosto, l’esortazione della Parola a non “conformarci a
questo mondo” (Ro 12:2) e vegliamo che “il nostro parlare sia sempre con
grazia, “condito con il sale” della saggezza divina” (Cl 4:6).
D.C.