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domenica 14 giugno 2015

Il nostro parlare – Proverbi 26:17/28

La persona litigiosa trova sempre, nel suo parlare, il modo di attizzare il fuoco delle dispute e, alla base di tutto, c’è sempre un desiderio di inserirsi nei fatti altrui (17), mentre Pietro esorta i suoi lettori a non avere questo atteggiamento che può avere delle conseguenze dolorose, ma meritate (1 Pi 4:15).

Qualcuno, senza essere direttamente chiamato in causa, si riscalda prendendo le parti in una contesa fra due estranei (17), altri ingannano il prossimo e poi cercano di rimediare al tutto dicendo semplicemente: “scherzavo!” (18). Altri, che conoscono il male di qualcuno, si compiacciono nel spargerlo facendo maldicenza e, spesso, dando vita a delle contese che si protraggono nel tempo e a cui, talvolta, non si può più porre rimedio (20 e 22).  Qualcuno, facinoroso, ama accendere le liti (21), altri usano parole false (24), o un parlare suadente cercando, così, di nascondere ciò che hanno realmente nel cuore (25): odio e malvagità (26). Che dire poi dei bugiardi e degli adulatori (28)!

Abbiamo spesso a che fare con persone simili e siamo, così, esortati a fare attenzione conoscendo fin dall’inizio la loro fine: essi cadranno nella fossa che essi stessi hanno scavato (27) come Haman che finì impiccato alla stessa forca preparata per Mardoccheo (Et 7:10).

Siamo, perciò, invitati, non solo a non partecipare a queste cose, ma, soprattutto, a vegliare affinché queste cose non compaiano nella nostra vita di credenti lasciandoci trascinare da usi e costumi di questo mondo.

Facciamo  attenzione che, sotto al desiderio di “essere messi al corrente”,  o di  “stabilire la verità”, non si nasconda solo morbosa curiosità con pericoli incalcolabili.

Realizziamo, piuttosto, l’esortazione della Parola a non “conformarci a questo mondo” (Ro 12:2) e vegliamo che “il nostro parlare sia sempre con grazia, “condito con il sale” della saggezza divina” (Cl 4:6).


D.C.