Il nostro futuro è nelle mani del Signore e non ci appartiene e non
sappiamo cosa dobbiamo aspettarci (1). Riconoscere questo principio ci rende
umili e fa dipendere i nostri progetti dalla volontà di un Dio sovrano che dirige
ogni cosa (Gm 4:13/15).
Elogiare se stessi (2) equivale a mostrare il proprio orgoglio.
Applichiamoci dunque ad avere una condotta degna dell’approvazione altrui
ricercando la vera lode: quella di Dio (Gv 12:43).
L’ira e la collera sono comportamenti negativi che un credente non
dovrebbe mai mostrare. Essi rappresentano un peso (3) per coloro che dovranno
sopportarla. Molte volte queste sono passeggere, ma la gelosia (4), spesso,
resta finché non si è eliminato il rivale ed è molto triste quando questo
sentimento si rivela in mezzo ai credenti (1 Co 3:3 – Gm 3:14).
Talvolta amare significa anche riprendere e correggere anche se questo
atteggiamento sembra ferire il fratello o l’amico (5/6) ma tacere potrebbe
diventare un silenzio colpevole.
Quando si ha fame (7) ci si ciba anche di cose amare, ma la sazietà può
portare al disprezzo delle cose più dolci. Quanto siamo saziati dalla Parola di
Dio? Anche se spesso ci giudica ed è amara ci dia il Signore di non esserne mai
sazi.
Spiritualmente anche un credente può sentirsi lontano dalla sua patria
celeste come un uccello quando è lontano dal suo nido (8a), ma che privazione per
l’incredulo (8b) che non ha questa “beata speranza”.
Il vero amico dà sempre buoni consigli (9) e se questo è vero nei
rapporti fra credenti tanto più lo è in rapporto con il Signore che è il nostro
amico (10) per eccellenza (Gv 15:15).
Una famiglia unita (11) è una vera protezione contro gli attacchi del
nemico (Sl 127:4/5).
I credenti sono chiamati ad essere prudenti. Non dobbiamo avere la
presunzione di tener testa agli attacchi del male (12), perché questa ingenuità
potrebbe costarci cara come quella, per esempio, di rendersi garante per
persone che non conosciamo (13).
D.C.