Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: “Sedetevi qui finché io sia andato là e abbia pregato”.
Matteo 26:36
Cominciò
ad essere triste e angosciato. Allora disse loro: “L’anima mia è oppressa da
tristezza mortale”.
Matteo 26:37, 38
Nel giardino di Getsemani
È
sera. Gesù è nel giardino di Getsemani, alla vigilia dell’arresto. In un terribile
combattimento spirituale, prega insistentemente il Padre, e il Suo sudore
diventa “come grosse gocce di sangue che cadevano in terra” (Luca 22:44). È in quel momento che ha pagato per i
nostri peccati? No, questo avverrà poco dopo, alla croce. In quel giardino, il
Signore anticipa le sofferenze della croce, il prendere su Sé i nostri peccati,
l’essere colpito da Dio, punito al nostro posto. Questa sofferenza estrema, le
preghiere e le lacrime, salgono dal profondo della Sua anima “oppressa da tristezza
mortale”. In comunione col Padre, il Signore considera in anticipo tutto ciò
che dovrà affrontare. Come uomo perfetto, l’opprimeva l’idea di essere
considerato come il più grande dei peccatori, Lui che era innocente; ma ciò era necessario per il perdono dei nostri
peccati, ed era la volontà di Dio. Al Getsemani, il Signore ha accettato,
con sottomissione e per amore, ciò che doveva compiere alla croce.
Quando,
per la grazia di Dio, una persona giunge al pentimento, comprende un po’ quanto
Dio abbia in orrore il peccato, ma non può fare nulla per toglierlo. Il Signore
ha potuto subire Lui tutto il giudizio che i nostri peccati meritavano, perché
era senza peccato.
Davanti
a un tale atto d’amore, restiamo in silenzio e adoriamo!