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martedì 11 maggio 2021

11 maggio - Nel giardino di Getsemani

Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: “Sedetevi qui finché io sia andato là e abbia pregato”.

Matteo 26:36

 

Cominciò ad essere triste e angosciato. Allora disse loro: “L’anima mia è oppressa da tristezza mortale”.

Matteo 26:37, 38

 

Nel giardino di Getsemani

 

È sera. Gesù è nel giardino di Getsemani, alla vigilia dell’arresto. In un terribile combattimento spirituale, prega insistentemente il Padre, e il Suo sudore diventa “come grosse gocce di sangue che cadevano in terra” (Luca 22:44). È in quel momento che ha pagato per i nostri peccati? No, questo avverrà poco dopo, alla croce. In quel giardino, il Signore anticipa le sofferenze della croce, il prendere su Sé i nostri peccati, l’essere colpito da Dio, punito al nostro posto. Questa sofferenza estrema, le preghiere e le lacrime, salgono dal profondo della Sua anima “oppressa da tristezza mortale”. In comunione col Padre, il Signore considera in anticipo tutto ciò che dovrà affrontare. Come uomo perfetto, l’opprimeva l’idea di essere considerato come il più grande dei peccatori, Lui che era innocente; ma ciò era necessario per il perdono dei nostri peccati, ed era la volontà di Dio. Al Getsemani, il Signore ha accettato, con sottomissione e per amore, ciò che doveva compiere alla croce.

Quando, per la grazia di Dio, una persona giunge al pentimento, comprende un po’ quanto Dio abbia in orrore il peccato, ma non può fare nulla per toglierlo. Il Signore ha potuto subire Lui tutto il giudizio che i nostri peccati meritavano, perché era senza peccato.

Davanti a un tale atto d’amore, restiamo in silenzio e adoriamo!