C'è stato un tempo in cui, in generale, la convinzione di peccato pesava di più sulle anime. Si ascoltava con più attenzione quando si parlava di peccato, di colpa e ci si sentiva coinvolti il prima persona. La predicazione di oggi si indirizza più volentieri al cuore che alla coscienza. Si preferisce parlare dell'amore di Dio, della sua grande misericordia che del nostro stato di peccato e assoluto bisogno della sua grazia.
Un evangelista aveva appena terminato la sua meditazione in una piazza e un uditore, dopo la riunione lo rimproverò dicendo: “A sentire lei, si sarebbe potuto pensare che stesse rivolgendosi a dei criminali. Il suo sermone sarebbe stato più adatto per detenuti di qualche carcere. Noi non abbiamo bisogno di pentirci, siamo tutte persone religiose e per bene”.
Nell'epistola ai Romani, l'apostolo Paolo parla del “vangelo di Dio” come la buona notizia di Dio per gli uomini ma, lo stesso Evangelo parla anche di ira.
“L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini” Rom. 1:18.
Uno dei compito dello Spirito Santo è proprio questo. “Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” Giov. 16:8. Solo se l'essere umano realizza la sua miseria e la sua situazione disperata, come avvenne per il figliol prodigo, può essere spinto a “rientrare in se stesso” (Luca 15:14-17) e tornare a Dio con la giusta considerazione di se stesso per ricevere il suo perdono.