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lunedì 10 maggio 2021

Lettera di un malato

Mi è capitato di leggere una lettera che un insegnante di lettere, religioso, osservante e praticante come amava definirsi, aveva scritto ad un amico. Era stato ricoverato in ospedale per una decina di giorni a causa di una grave infezione all'apparato respiratorio. 

“Ho visto dei veri credenti che soffrivano molto più di me e da lungo tempo ma attingevano forza dal tesoro della loro fede consolazioni sempre nuove, capaci di benedire Dio nei loro stessi dolori.

Sì, ho visto tutto ciò; ed ho semplicemente concluso che se io ero irritato e stanco di soffrire, se mi scoraggiavo, e se, invece di alzare lo sguardo a Dio e di essere contento della Sua compagnia ero tentato di mormorare e di lamentarmi verso Lui, era colpa mia. Era la mia fede che faceva difetto, perché avevo trascurato la preghiera, perché non avevo compreso l'Evangelo né il rinnovamento che esso produce. Era necessario che passassi per simili circostanze e che, intorno al mio letto vi fossero due veri credenti.

“Prima che io fossi afflitto, andavo errando; ma ora osservo la tua parola” Salmo 119:67. 

Avevo dimenticato che il mio Salvatore, Cristo, fu coronato di spine, che, il principe della vita si diede alla morte per amore mio, che soffrì caricandosi dei miei peccati e che aveva sempre desiderato la mia salvezza. Tu, o Dio, mi hai dato immensi motivi di gioia e li ho avuti meditando su di un letto d'ospedale”.