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giovedì 13 maggio 2021

Il cuore

 “Il vostro cuore sia dedito interamente al SIGNORE” (1 Re 8:61)


Il nostro cuore è un organo straordinario. E’ una pompa muscolare, relativamente piccola, che invia il sangue in tutti i distretti del nostro corpo, e col sangue l’ossigeno e un’infinità di altre sostanze indispensabili alla vita. Ogni ora fa circolare circa 260 litri di sangue (6.240 litri al giorno) e, nell’arco di una vita media, svolge un lavoro paragonabile al sollevamento in aria di un oggetto di una tonnellata per 240.000 Km. E’ davvero straordinario!

Nella Bibbia si parla molto del cuore, ma non del cuore fisico, non di questa pompa incredibile che lavora in noi senza sosta. Il termine “cuore” è usato per indicare il centro del nostro essere morale, la sede dei sentimenti, degli affetti, delle emozioni, della spiritualità; spesso è sinonimo di amore. E’ citato decine e decine di volte con un gran numero di significati e di applicazioni, e le riflessioni che si potrebbero fare riempirebbero pagine e pagine. 

Noi esseri umani siamo fatti di spirito, anima e corpo. E’ tramite lo spirito che Dio comunica con noi. E’ grazie allo spirito che noi possiamo comprendere le cose di Dio e relazionarci con Lui. Gli animali non hanno lo spirito. Poi c’è l’anima: pensieri, ragionamenti, idee, affetti, sentimenti, passioni… Di solito indichiamo col “cuore” la parte più profonda dell’anima, la più delicata, la più sensibile. Spirito e anima sono immateriali. La parte materiale del nostro essere è il corpo.

Ma come ci parla Dio? C’è una “voce” per così dire universale, che giunge a tutti gli uomini e che tutti sono in grado di udire: è la voce del creato, quella che dice che Dio c’è, e che è l’Autore di tutto ciò che ci circonda. Sua è l’infinita potenza che ha chiamato all’esistenza tutto ciò che esiste. Suo è l’amore che ci ha posti al centro di tali meraviglie. Poi ci parla con la Sua Parola, la Bibbia, rivelazione scritta che apre incredibili orizzonti di sapienza e di conoscenza. Ci dice chi è Lui e chi siamo noi¸ ci fa entrare nell’intimo dei Suoi pensieri, illumina la nostra mente, ci rende saggi. Ma è in Gesù Cristo, Suo Figlio, che abbiamo conosciuto la Sua grazia, il Suo perdono, la Sua salvezza e anche la Sua giustizia. Ci sono poi le Sue chiamate personali quando avvenimenti particolari o vicende della vita colpiscono le coscienze e le mettono a nudo, e spingono a riflettere e a prendere decisioni nel rispetto della la Sua volontà.

La voce di Dio, quando è percepita dall’uomo, crea pensieri e riflessioni, stimola ragionamenti. Può anche produrre emozioni. Ma se si ferma lì non ci sarà alcun risultato; si aggiungerà come nozione nuova all’infinito numero di nozioni che già riempiono il nostro cervello, ma non produrrà cambiamenti. Non opererà quelle trasformazioni che Dio si propone, indispensabili per fare di noi degli esseri nuovi, tali da essergli graditi e in grado di abitare nella Sua casa per l’eternità. 

La conoscenza di Dio, della Sua Parola e della Sua volontà, così come i Suoi appelli personali devono andare più in profondità, devono entrare nel cuore, Devono produrre gioia e pace. “Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentre Egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?” dicevano i due discepoli dopo l’incontro col Signore Gesù risorto sulla via di Emmaus (Luca 24:32). 

Se mettiamo il cuore nelle cose che facciamo, se vi mettiamo amore, gioia, entusiasmo, il valore sale, l’impegno si nobilita e acquista un significato più elevato. Dio non sarebbe onorato da un servizio freddo e distaccato, compiuto solo per dovere, senza sentimento, senza partecipazione profonda. Qualsiasi cosa fatta per amore del Signore, anche la più piccola e apparentemente insignificante, se è fatta col cuore ha un grande valore; la partecipazione del cuore è indispensabile.

E’ quello che notiamo scorrendo le Sacre Scritture. Tutti i fedeli, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, hanno servito Dio “con tutto il loro cuore”. Per la costruzione del tabernacolo era un cuore “volenteroso” che “spingeva” uomini e donne a “usare la loro abilità” per eseguire i lavori a regola d’arte, e per “portare volenterosamente il necessario per l’opera che il SIGNORE aveva ordinato” (Esodo 35:5, 21, 22, 26, 29…). E com’è edificante leggere, nella storia di alcuni re di Giuda, dei passi come “il popolo si rallegrò di quelle loro offerte volontarie, perché avevano fatto quelle offerte al Signore con tutto il loro cuore” (1 Cronache 29:9); e ancora: “Ezechia in tutto quello che fece… cercando il suo Dio, mise tutto il cuore nella sua opera, e prosperò” (2 Cronache 31:21). Gioia e prosperità sono dunque i risultati di un servizio fatto col cuore. 

“Il SIGNORE guarda al cuore” (1 Samuele 16:7). E’ nel cuore che dobbiamo ritenere i Suoi insegnamenti (Deuteronomio 6:6) ed è con tutto il nostro cuore che dobbiamo amarlo e servirlo. 

Dio “pesa” il cuore degli uomini (Proverbi 24:12) e sa se sono “integri” e “retti”, sensibili verso di Lui o duri come pietra o diamante (Zaccaria 7:12); aperti o chiusi “all’amore della verità” (2 Tessalonicesi 2:10). La nuova nascita prodotta dalla fede trasforma il cuore naturale dell’uomo, e lo fa “nuovo”.

Ebbene, questo nostro cuore, trasformato dalla conoscenza del Signore e dalla fede, Dio lo vuole tutto per Sé: “Figlio mio, dammi il tuo cuore” (Proverbi 23:26). E noi credenti gliel’abbiamo dato e siamo felici!


A. Apicella