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domenica 9 maggio 2021

“Compiere” ciò che è già compiuto!

“Miei cari… adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire” (Filippesi 2:12).

Per comprendere il senso e la portata di questa esortazione dell’apostolo Paolo dobbiamo partire da un presupposto imprescindibile, fondato su tutto il messaggio neotestamentario: Cristo ha compiuto perfettamente e in modo assolutamente completo la nostra salvezza e la nostra santificazione. La brevissima frase “È compiuto!”, pronunciata dal Signore sulla croce al termine delle tre ore di “tenebre” (Matteo 27:45), oltre a proclamare l’adempimento di ciò che le Scritture avevano preannunciato, è come un sigillo che Egli stesso ha posto sull’opera che Dio gli aveva affidato e che Egli aveva compiuto perfettamente: la salvezza e la santificazione di tutti gli uomini e le donne che avrebbero creduto in Lui, il Figlio di Dio. Salvezza dalla condanna di Dio e dal Suo castigo eterno che i nostri peccati (e “il peccato” che abita in noi – Romani 7:17) necessariamente comportano; santificazione, cioè separazione dal male e dal mondo: “con un’unica offerta egli – Cristo – ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati” (Ebrei 10:14). Nulla da parte dell’uomo può essere aggiunto a quest’opera perfetta e completa, che ha risposto pienamente alle esigenze della santità e della giustizia di Dio, e che nel contempo è stata la manifestazione più alta del Suo amore per l’uomo. 

Ma a questo punto dobbiamo domandarci seriamente che cosa ha voluto insegnare Paolo scrivendo ai credenti di Filippi, e quindi anche a noi, oggi. 

Il verbo nel testo originale greco di Filippesi 2:12, tradotto con “adoperatevi al compimento”, ha un significato che potrebbe anche essere reso dicendo “conducete a buon fine lavorando”, espressione che può aiutarci a comprenderne meglio il significato: implicitamente ci viene detto di essere attivi.

Per ciascuno di noi salvati “per grazia, mediante la fede”, Dio ha stabilito un programma: “le opere buone che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:10), che devono sostituire le “opere malvagie” (Colossesi 1;21), le “opere delle tenebre” (Romani 13:12) e le “opere morte” dalle quali ci siamo ravveduti (Ebrei 6:1). Notiamo ancora che “è Dio che produce in voi il volere e l’agire”; “il sangue di Cristo… purificherà la nostra coscienza dalle opere morte” (Ebrei 9:14). Nulla viene da noi ma tutto è da Dio. 

Tuttavia, è proprio a noi che abbiamo creduto nell’opera salvifica del Signore Gesù che viene raccomandato: “Camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne” (v. 16), e ancora: “Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno” (Romani 13:12-13). Ed è sempre a noi che è detto: “Crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pietro 3:18), “fino a che tutti giungiamo… allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo” (Efesini 4:13). “Così dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede” (Galati 6:10).

Dunque, la nuova vita di chi è salvato non è statica. Non avverrà tutto automaticamente, dovremo metterci a disposizione del Signore per realizzare questa “dinamica” spirituale: “Mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l’autocontrollo; all’autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l’affetto fraterno; e all’affetto fraterno l’amore” (2 Pietro 1:5-7). 

Chiediamo al Signore l’energia spirituale necessaria per compiere la nostra salvezza!


F. Cucchi