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domenica 30 maggio 2021

Salvezza, libertà

Nel Vecchio Testamento il verbo salvezza ha il significato di essere liberati da una prigione mediante l'intervento di una terza persona, un salvatore. E quando Dio salva il suo popolo, non solo lo libera dall'oppressione, ma lo salva per averlo con se.

“Voi avete visto quello che ho fatto agli Egiziani e come vi ho portato sopra ali d'aquila e vi ho condotti a me” Esodo:19:4. Si ha qui il tema della “salvezza” legato a quello della “relazione”.

Oggi, però, il termine salvezza è impopolare, è una parola che non piace. Invece che salvezza si preferisce usare il termine libertà che in certe occasioni può essere un suo sinonimo. Ma, questo termine, nel parlare di oggi ha spesso una forma negativa. I dizionari stessi ne danno una definizione che non è quella della Bibbia; uno dice che è assenza di impedimento, limitazioni; un altro dice che libero che non è essere in spazzi ristretti ma ampi dove si è in grado di compiere ogni cosa. Ovviamente i dizionari riflettono l'uso comune che gli uomini fanno di questa parola ma non è quello della Bibbia.

In essa il termine “salvezza” significa liberazione dal giusto giudizio di Dio. E non solo siamo stati “liberati” ma messi anche in relazione con Lui. Siamo stati salvati dalla schiavitù per essere “figli”

“Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: Abbà! Padre!” Rom. 8:14-15.

Questo implica essere stati liberati, dai ceppi dell'egoismo, dalla schiavitù al peccato e ci da la libertà dei figli. Essendo in relazione e in sintonia con Dio ora nostro Padre. In questa nuova veste dobbiamo vivere e comportarci nel tempo attuale. Adesso tutto è “nuovo”.

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” 2 Cor. 5:17.