(Gesù disse:) “Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati”.
Giovanni
17:24
(Gesù) si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: “Padre mio,
se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io,
ma come tu vuoi”.
Matteo
26:39
“Padre, io voglio…”
“Padre, io voglio…”, dice Gesù
nella preghiera che fa salire a Dio per i Suoi discepoli, prima di lasciarli.
Queste tre parole rivelano, in maniera toccante, chi è Colui che parla.
– “Padre”: Gesù, uomo umile in
mezzo agli uomini, si rivolge al Dio del cielo con una perfetta intimità. Lo
chiama “Padre”, perché Lui è il Figlio, amato da Dio ancora “prima della
fondazione del mondo” (v. 24).
– “Io voglio…”. Quale uomo
avrebbe il diritto di dire a Dio: “Io voglio”? Nessuno, se non Dio stesso nella
persona del Figlio! Egli esprime a Dio il desiderio di avere i Suoi con
Sé nel cielo!
Qualche ora più tardi, Gesù è
in ginocchio in un giardino. In una profonda angoscia, si rivolge ancora una
volta al Padre. Ma le parole che usa non sono le stesse; non dice io voglio, ma “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice”
(Luca 22:42). Gesù, uomo ubbidiente, è prostrato davanti al Suo Dio. Lui, santo
e puro, prova un’angoscia profonda all’idea di subire, al posto nostro, il giudizio di Dio sul peccato. Tuttavia
dice: “se vuoi”, e ancora: “Non la mia volontà, ma la tua sia fatta”. Il “se
vuoi”, risponde al “io voglio” della preghiera di Giovanni 17. E la Sua volontà
era perfettamente uguale a quella del Padre.
Adesso che l’opera di Gesù è
compiuta, in risposta a quel “Padre io voglio”, i credenti aspettano con
certezza il giorno del Suo ritorno per essere con Lui nel cielo. “In virtù di questa
volontà noi siamo stati santificati,
mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per
sempre” (Ebrei 10:10).