Giovanni Battista attirava le folle. Non si poteva rimanere indifferenti alla sua predicazione. Era un uomo straordinario, un uomo “del deserto”, che viveva fuori dal rumore delle città e dalle abituali occupazioni del popolo. Giovanni appariva come uno degli antichi profeti, forse il più austero di tutti. Quattro secoli erano trascorsi da quando uno di essi aveva portato un messaggio da parte di Dio ed ora ecco qualcuno che ne rispecchiava i caratteri. La sua austerità dava alla sua testimonianza maggiore potenza.
L'argomento base della sua predicazione, il fatto che il regno di Dio fosse vicino (Mat. 3:1-2) era tale da colpire le menti. L'imminente instaurazione del Regno non poteva fare a meno di risvegliare tutte le speranze giudaiche. Il suo pressante richiamo al pentimento era accompagnato da un segno nuovo, quello del battesimo, che doveva fare una profonda impressione al popolo. Il concetto di purificazione era ben conosciuto da essi ma era limitato alle mani e non era prevista una immersione totale nelle acque. Era un segno nuovo, per certi versi, rivoluzionario. Non cera da stupirsi che, a partire da quel momento, il popolo si recasse in massa da Giovanni, sulle rive del Giordano. Là ognuno confessava i propri peccati. Solo a questa condizione il profeta li accoglieva e li battezzava.
Tutto questo ben si addiceva a dei peccatori. Giovanni non cercava altro. Voleva che si riconoscessero tali, con una coscienza risvegliata dinanzi a Dio. Lui, non poteva perdonare né togliere i peccati. Doveva limitarsi ad mettere in luce questo aspetto.
Pur essendo di discendenza sacerdotale non ordinò nessun sacrificio. Non si appoggiò su nessun rituale. Non si richiamò al sacerdozio stabilito, non rimandò nessuno al tempio ne all'altare in Gerusalemme e non presentò il sangue espiatorio di nessuna vittima.
La maggior parte delle persone si chiedevano se fosse lui il Messia. Queste congetture durarono poco, perché Giovanni rispose a tutti che il suo battesimo era solo una preparazione a Colui che sarebbe venuto dopo ben più grande e più forte di lui al quale non era degno neppure di sciogliere il legaccio dei calzari. Bisognava aspettare un secondo battesimo, diverso dal primo, un battesimo che nessun profeta, che per quanto grande fosse, avrebbe mai potuto fare: era il battesimo dello S.Santo che apparteneva a Dio.
Giovanni, con la sua missione, ci presenta il primo passo che ogni uomo deve fare prima di accettare Cristo e cioè: confessare il proprio stato di peccato e riconoscendosi peccatore dinanzi a Dio. Ecco la prima cosa da fare per rendere possibile questo incontro con il Signore. Giovanni Battista, con il suo servizio, stava preparando la strada a colui che sarebbe venuto dopo: Cristo.
Non sono poche le persone che, pur definendosi cristiane, non hanno fatto questo passo. Si ritengono giusti, vanno in chiesa ad incontrare un Dio grande, sovrano, a cantare degli inni, ma non lo conoscono come loro Salvatore. Non ne hanno bisogno, si ritengono a posto. Sì, hanno commesso qualche "peccatuccio", ma niente di che. L'inferno, dicono, è per i peccatori, cioè quelli che hanno commesso omicidi, stragi, usato violenza, sopraffazione, ma non per la gente comune. Sono simili a quell'uomo di cui parla il Signore in Matteo.
“Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze? E costui rimase con la bocca chiusa. Allora il re disse ai servitori: Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti” 22:11-14.
Non aveva accettato il dono. Si riteneva già a posto così. Che terribile fine fu la sua.
Bisogna riconoscersi malati per aver bisogno del medico e accettare ciò che Lui ci dirà. Così per accettare il dono di Dio in salvezza bisogna prima riconoscersi peccatori.
Il Battesimo di Giovanni non è il battesimo cristiano che ha tutto un altro significato ma, ancora oggi, resta valido il principio che quello rappresenta perché è il primo passo per preparare la via al Signore, è e rimane la confessione del nostro stato di peccato.