Oggi, mentre ero nel supermercato per fare la spesa, ho incrociato due signore che si stavano salutando usando quella formula tipica e consueta che udiamo spesso: Ciao come stai? Risposta: Grazie a Dio bene.
Grazie a Dio? Devo dire che, questa cosa udita non so quante volte, mi ha fatto riflettere. Sarà che ultimamente sono circondato da notizie di fratelli e sorelle che essendo avanti negli anni hanno problemi di salute e di conseguenza cesseranno di svolgere anche il loro servizio.
Nessuno può negare che la salute sia un grande dono di Dio. Paradossalmente, essa è più apprezzata da coloro che ne hanno poca.
Io che scrivo sono un uomo in buona salute che si indirizza ad altre persone, che, in buon numero, potrebbero dire la stessa cosa. Noi che stiamo bene, almeno fino ad oggi, non abbiamo bisogno che altri si occupino di noi come avviene per coloro che sono sofferenti e malati. Il mondo è pieno di libri e di articoli cristiani scritti da fratelli e sorelle che hanno conosciuto le pene e l'angoscia di una lunga e grave malattia. Chi soffre è stato spesso incoraggiato dalle esperienze e dalla fede di questi autori e proprio grazie a queste che hanno potuto essere di consolazione ad altri.
“il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione” 2 Cor. 1:3-4.
Ma noi che oggi stiamo bene non potremmo forse fermarci ad ascoltare qualche insegnamento per noi stessi? Conoscendo le sofferenze di altri saremmo stimolati ad avere un cuore più riconoscente per la nostra salute attuale, ma vorrei spingermi oltre prendendo in considerazione il fatto che la salute, come il denaro, sia un bene da amministrare.
“Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele” 1 Cor. 4:2. Non sarebbe una cattiva idea analizzare ogni tanto con quanta fedeltà stiamo amministrando la buona salute che Dio ci ha concessa. Non vorremmo certo venire a trovarci nella stessa situazione di quel cattivo servitore della parabola dei talenti, che invece di far fruttare quel talento che il suo signore glia aveva affidato, lo aveva messo sotto terra.
E' chiaro che la salute è un dono così prezioso che non va sottovalutato, e non sarebbe una buona amministrazione usarla male rendendola infruttuosa. La buona salute deve essere usata bene fin tanto che ci è concessa perché essa ha dei limiti di tempo precisi. Limiti che noi non conosciamo. Verranno per tutti “i giorni cattivi” di cui parla il libro delle Ecclesiaste, riferendosi alla vecchiaia. Giorni nei quali non potremmo più godere di quel bene che è la salute.
Oggi, che ancora la possediamo, poniamoci questa domanda: Come la sto amministrando?
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