Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: ‘Dammi da bere’, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva”.
Giovanni 4:10
“Dammi da bere”
Lettura proposta: Giovanni
4:1-30
Gesù
“doveva passare per la Samaria”. Non era l’unico itinerario possibile per
andare dalla Giudea in Galilea, ma Gesù “doveva” incontrare una donna, presso
un pozzo, a Sicar. Tutta la vita del
Signore era espressione della Sua grazia e della Sua premurosa bontà nei
confronti di chi incontrava. La donna samaritana è sola ed è lì per attingere
acqua. Probabilmente è disprezzata a causa della condotta. Umilmente, il
Signore le chiede di rendergli un servizio: “Dammi da bere”, le dice. La donna
è stupita e non nasconde la sua sorpresa. Il dialogo prosegue con semplicità e
fiducia, e il Signore le promette che sarebbe stato Lui a darle un’acqua viva
che disseta per sempre.
La
delicatezza che Gesù usa per raggiungere la sua coscienza e il suo cuore
traspare quando le dice: “Va’ a chiamare tuo marito”. Questa frase la colpisce
più di qualsiasi discorso moralizzatore. “Non ho marito”, risponde. Gesù non la
condanna, ma la porta progressivamente alla confessione. Il dialogo non ha
nulla di superficiale, anzi mette in luce il suo cattivo stato morale; la
coscienza di quella donna è sconvolta.
Avendo
scoperto che quell’Uomo era nientemeno che il Messia, la Samaritana è presa da
un forte desiderio che tutti lo conoscano e trovino in Lui quella “fonte
d’acqua viva” alla quale essa stessa ha bevuto. “Venite a vedere un uomo che mi
ha detto tutto quello che ho fatto”! E molti suoi concittadini hanno creduto al
Signore.