“Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme. «Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno». Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente” (1Pietro 2:21-23).
Nel suo cammino di dolore attraverso questo mondo Cristo ha lasciato delle tracce che noi dobbiamo seguire. Nei versetti citati, l’apostolo Pietro ne mostra cinque che possono essere messe in relazione con alcune esortazioni specifiche che ci rivolge l’epistola.
Non commise peccato
Il Signore Gesù era perfetto in tutti i suoi atti. In qualsiasi situazione, la sua opera e il suo comportamento erano assolutamente esenti da peccato, questo è il nostro modello. Nel capitolo 3, Pietro ci esorta a fuggire il male e a fare il bene (vers. 11). Al capitolo 4 siamo chiamati a dedicare il tempo che ci resta “da vivere nella carne … alla volontà di Dio. Basta, con il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei pagani” (vers. 2,3).
Nella sua bocca non si è trovato inganno
Non solo nei suoi atti: il Signore Gesù era anche totalmente esente da peccato nelle sue parole. Queste non portavano traccia di falsità o di inganno. Quale differenza con le parole degli uomini, che così spesso deformano la verità o addirittura hanno l'obiettivo di indurre in errore. Il capitolo 3 mette in luce come devono essere le nostre parole: “Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal dire il falso” (vers 10).
Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi
Le espressioni del Signore Gesù rimanevano perfette anche quando era oltraggiato. Quando veniva ingiuriato non rispondeva con ingiurie. Riguardo a questa traccia che il nostro maestro ci ha lasciato, troviamo una chiara esortazione nel capitolo 3: “Non rendete … oltraggio per oltraggio ma, al contrario, benedite” (vers. 9 – cfr Luca 6:28)
Soffrendo, non minacciava
Si può essere feriti da parole cattive come lo si può essere fisicamente, cosa forse ancora peggiore. Quando simili dolori sono stati inflitti al Signore Gesù, il suo atteggiamento è stato esemplare. Non hai mai minacciato coloro che lo facevano soffrire: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca” (Isaia 50:37). Può accadere che il fuoco ardente della persecuzione tocchi i cristiani e che essi abbiano parte “alle sofferenze di Cristo” (4:12,13). Se così dovesse essere, che essi non minaccino i loro boia ma che si rallegrino del fatto di avere la medesima parte del loro Signore. Che colgano questa occasione per glorificare Dio e onorare il nome di cristiani che portano (vers. 16).
Si rimetteva a colui che giudica giustamente
La quinta traccia si riferisce a ciò che gli uomini non potevano percepire, la disposizione interiore del Signore Gesù. Nella sofferenza, si può mostrare un comportamento esteriore corretto ma avere il cuore pieno di risentimento. Per Cristo non era così. Quando degli uomini iniqui lo condannavano egli rimetteva ogni cosa al giusto giudice.
Come cristiani possiamo anche noi a rimetterci a Dio, ponendo su di lui la nostra speranza, rivolgendogli le nostre suppliche, rimettendo a lui le nostre anime e gettando su di lui ogni nostra preoccupazione (3:5; 3:12, 4.19; 5:7). Se faremo così, rimarremo tranquilli anche nel pieno della sofferenza.
Considerare da vicino le tracce del Signore Gesù, ecco un’ottima occupazione, non dimenticando però che dobbiamo seguirlo ogni giorno della nostra vita. È a questo che siamo stati chiamati.