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venerdì 27 maggio 2022

27 maggio - Silenzio, non assenza

Oh, se faceste silenzio! Esso vi sarebbe contato come saggezza.

Giobbe 13:5

 

Giobbe rispose al SIGNORE e disse: “… Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto”.

Giobbe 42: 1, 5

 

Silenzio, non assenza

 

La Bibbia ci racconta la storia di Giobbe, un uomo che è stato provato dal silenzio di Dio. Colpito all’improvviso dal lutto, dalla perdita dei beni e dalla malattia, Giobbe per un’intera settimana ha taciuto. Poi si è trovato a dover controbattere le accuse ingiuste dei suoi amici che cercavano di trovare, in eventuali peccati, che lui non aveva commesso, la causa delle sue disgrazie.

Quante parole inutili diciamo a volte alle persone che soffrono! Quante parole senza senso, che mostrano la nostra incapacità di capire! Per Giobbe è stato difficile tacere quando avrebbe voluto poter condividere i propri pesi e trovare la comprensione degli amici.

Ma davanti al silenzio di Dio, Giobbe non può più tacere. Così si ribella, grida, manifesta a Dio ira, sofferenza… Poi tace, e Dio gli parla. Giobbe comprende allora di essersi fatto un’idea limitata di Dio e della Sua grandezza, e lo esprime con queste parole: “Ne ho parlato; ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco… Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento…” (Giobbe 42:3-6).

Nel corso dei nostri conflitti interiori, Dio vuole condurci a guardare a Lui, a fare l’esperienza della Sua pace “che supera ogni intelligenza” (Filippesi 4:7). Il silenzio di Dio non è la Sua assenza. La prova che ci fa attraversare ha lo scopo di produrre in noi un profondo cambiamento. Nel silenzio della prova, pensiamo al silenzio di Dio che Gesù ha conosciuto quando moriva sulla croce, abbandonato da tutti, per amore per noi e perché noi non fossimo mai più soli.