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mercoledì 4 maggio 2022

04 maggio - Perché la prova?

Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di grazia e misericordioso.

Giacomo 4:5

 

Perché la prova?

 

Una persona anziana, che aveva molto sofferto nella vita, mi diceva: “Chi non ha ancora avuto delle prove è bene che si prepari”. Infatti, presto o tardi attraversiamo tutti dei momenti difficili, delle preoccupazioni, dei dolori, dei lutti, e queste sofferenze producono reazioni diverse da persona a persona.

Dio permette la sofferenza, ma il credente sa che Dio lo ama e vuole il suo bene. Il libro di Giobbe racconta di un credente che aveva perso tutto, i figli, i beni, la salute, e nell’ultimo capitolo capiamo, nelle sue stesse parole, ciò che Giobbe ha imparato attraverso quelle disgrazie. Egli dice: “Io riconosco che tu puoi tutto…” (Giobbe 42:2); dicendo così dichiara la sua piccolezza davanti alla grandezza di Dio. Poi, messo di fronte alle meraviglie del creato, aggiunge: “Ne ho parlato; ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose” (v. 3). E ancora, avendo compreso di dover prestare attenzione a ciò che Dio voleva insegnargli e, riconoscendo con umiltà la saggezza del piano divino nei suoi confronti, dice: “Ti prego, ascoltami… Insegnami! Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l’occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento…” (v. 4-6).

Per mezzo della prova Giobbe ha imparato a conoscere realmente il Signore e a conoscere se stesso come un essere peccatore, sebbene umanamente fosse un uomo giusto e retto. Per questo esprime un reale pentimento.

Le prove hanno dimostrato a Giobbe che “il Signore è pieno di grazia e misericordioso”. Impariamo anche noi a “vedere” la mano di Dio quando il dolore invade il nostro orizzonte. Egli vuole condurci nella Sua luce, e ricordarci quanto siamo fragili e quanto bisogno abbiamo della Sua grazia.