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martedì 30 luglio 2024

Dimorate in me

Nei capitoli 14 a 16 del Vangelo secondo Giovanni, il Signore, solo coi suoi discepoli, si congeda da loro, li conforta e indirizza loro le ultime raccomandazioni. Più volte insiste sulla grande necessità di dimorare in lui, poiché da questo scaturirà per loro la benedizione.

“Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla… Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” (15:4-7).

L’apostolo Giovanni, “il discepolo che Gesù amava”, avendo udito queste parole di commiato dalla bocca del Signore, ne ha capito l’importanza. Nella sua lettera leggiamo: “Chi dice di rimanere in lui, deve camminare com’egli camminò”. “E ora, figlioli, rimanete in lui affinché, quand’egli apparirà, possiamo aver fiducia e alla sua venuta non siamo costretti a ritirarci da lui, coperti di vergogna”. “Chiunque rimane in lui non persiste nel peccare; chiunque persiste nel peccare non l’ha visto, né conosciuto” (1 Giovanni 2:6, 28; 3:6).

Poiché questi versetti ci parlano delle benedizioni che potremo godere se “dimoriamo in Cristo”, è utile soffermarsi per esaminare il significato di questa condizione posta dal Signore: “Dimorate in me”. Comprendiamo bene che questo implica un cammino di vicinanza a Cristo e un’intimità tale che l’anima possa trovare la sua delizia nelle sue perfezioni morali.

“Dimorare in Cristo” presuppone un cuore in comunione con lui, che si compiace di confidare in lui e a imparare da lui. Vuol dire vivere con la consapevolezza della sua presenza, realizzata per fede. Se un credente, veramente pio, ci facesse una visita, la sua presenza non avrebbe forse un’influenza positiva su ogni membro della famiglia? Non controlleremmo un po’ più del solito le nostre parole e le nostre azioni? Ora, se la presenza di un uomo “sottoposto alle nostre stesse passioni” può avere un tale effetto, a maggior ragione l’avrebbe se fossimo coscienti ogni momento della presenza del Signore Gesù vicino a noi. Ognuno di noi ricorda con umiliazione di aver detto in qualche occasione delle parole dure e cattive, dettate dall’orgoglio o dalla gelosia. Chiediamoci come ci saremmo comportati se il Signore fosse stato presente in modo visibile. Quelle parole non le avremmo mai pronunciate! Invece l’abbiamo fatto perché, in quei momenti, non abbiamo tenuto conto della sua onnipresenza e della sua maestà.

E’ bene ricordare sempre che il Signore, benché invisibile ai nostri occhi, ascolta ciò che diciamo, vede ciò che facciamo, sa ciò che pensiamo. Il salmista lo sapeva, infatti dice: “Colui che ha fatto l’orecchio forse non ode? Colui che ha formato l’occhio forse non vede?… Il Signore conosce i pensieri dell’uomo” (Salmo 94:9, 11). Se siamo coscienti di questo, la nostra vita si svolgerà sotto l’influenza benedetta della sua presenza e noi dimoreremo in lui.

Ma quali sono le benedizioni espressamente promesse se dimoriamo in lui?


1. Porteremo frutto                    

Se dimoriamo in Cristo, porteremo frutto; se invece non dimoreremo in lui non ne porteremo. Galati 5:22, 23 ci insegna che “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo”. Queste preziose qualità, descrivono in fondo la bellezza morale di Cristo. Così impariamo che i frutti che portano coloro che dimorano in Cristo sono la riproduzione, nella loro vita, dei caratteri del Signore.

In questo passo di Galati 5, il frutto non è il servizio e nemmeno l’esercizio di un dono, per quanto sia grande l’importanza che essi rivestono al loro posto. I doni non sono ripartiti a tutti in parti uguali, ma tutti, giovani e anziani, possiamo mostrare nella nostra vita qualche tratto della bellezza morale di Cristo. La manifestazione, benché debole, dei suoi caratteri, sale come un frutto profumato verso il Padre e si spande come testimonianza attorno a noi. E’ per questo motivo che siamo lasciati in questo mondo di tenebre morali, per poter essere dei luminari manifestando qualcosa della bellezza del Salvatore. Ciò è possibile solo se dimoriamo in lui. Non dobbiamo contare sui nostri sforzi per rassomigliargli. Il segreto per essere mutati nella sua immagine di gloria in gloria sta nel ricercare la sua presenza e rimanere nella sua comunione.


2. Le nostre preghiere sarebbero esaudite

“Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” (Giovanni 15:7). Con questa promessa il Signore c’insegna qual è la condizione necessaria per l’esaudimento delle nostre preghiere. Vicini a lui, i nostri pensieri e i nostri sentimenti si adegueranno ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti, e allora le nostre preghiere saranno “secondo la sua volontà”. Se preghiamo con una tale condizione spirituale, otterremo una risposta alle nostre preghiere.


3. Il nostro cammino sarà conforme al suo pensiero

L’apostolo Giovanni ci dice nella sua lettera che il fatto di “rimanere in lui” ci porta a “camminare com’egli camminò” (1 Giovanni 2:6). Come camminò Gesù? Leggiamo di lui: “il mio cibo è di far la volontà di colui che mi ha mandato” (Giovanni 4:34). Parlando del Padre, il Signore diceva: “Faccio sempre le cose che gli piacciono” (Giovanni 8:29). Il credente trova in Cristo il modello perfetto per il suo cammino. “Camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati” (Efesini 5:2).

Non possiamo forse dire che un carattere costante del Signore Gesù era la sottomissione della propria volontà alla volontà del Padre? Noi possiamo imitarlo nella misura in cui, come Maria, restiamo ai suoi piedi e ascoltiamo le sue parole. Così, pensando al suo cammino, ascoltando le sue parole d’amore e di grazia, vedendo la sua mano tesa a benedire, siamo trasformati nella sua stessa immagine e “dimoreremo in Cristo e Cristo in noi”.

Possiamo conoscere molto bene le dottrine del cristianesimo, osservare in modo ortodosso le grandi verità della fede; eppure, come qualcuno ha detto, “nessuna conoscenza, per giusta che sia, nessuna intelligenza, seppure vivace, potranno mettere nella nostra anima l’impronta dello Spirito del Signore Gesù”. Se vogliamo portare quest’impronta, bisogna che viviamo in sua compagnia e camminiamo con lui. Ciascuno di noi è influenzato, nella sua formazione, da coloro coi quali vive. Se vogliamo rassomigliare a Cristo e camminare com’Egli ha camminato, dobbiamo dimorare in lui e camminare con lui.


4.  Saremo preservati dal peccato

L’apostolo Giovanni ricorda che “chiunque rimane in lui non persiste nel peccare” (1 Giovanni 3:6). I versetti precedenti spiegano ciò che lo Spirito di Dio intende per peccato: “il peccato è la violazione della legge” (v. 4). In altre parole, il principio stesso del peccato è fare la propria volontà senza riguardo per Dio e per gli altri. Il mondo che ci attornia è caratterizzato sempre più da questo principio; ciascuno fa ciò che gli piace e che lo soddisfa. E’ per questo che, nonostante la civilizzazione, la cultura e le leggi, l’organizzazione del mondo, le nazioni, la società e la famiglia si disgregano. Dovunque prevale la filosofia di vivere senza legge, con meno freni e costrizioni possibile. Anche i credenti corrono il pericolo di esserne influenzati. Può accadere che, per mancanza di vigilanza, gli stessi princìpi conducano a dissensi e divisioni fra il popolo di Dio.

“Chiunque rimane in lui non persiste nel peccare”; e ciò è possibile soltanto se rimaniamo vicini a Colui che poteva dire: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Giovanni 6:38).

Ecco i risultati benedetti che la Scrittura ci presenta quando dimoriamo in Cristo:

Le nostre vite porteranno frutto: qualcosa dell’eccellenza di Cristo.

Le nostre preghiere riceveranno una risposta.

Il nostro cammino rifletterà un po’ la bellezza del suo cammino.

Le nostre aspirazioni saranno in armonia con la gloria futura.

Saremo preservati dal peccato, la cui origine è la concupiscenza legata alla nostra natura e sulla quale Satana ha facile presa. 

Quanto è importante essere attenti alle parole del Signore: “Dimorate in me… perché senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15:4-5). Possiamo essere dotati, zelanti, con molta conoscenza e una lunga esperienza di vita cristiana, ma senza Cristo non possiamo far nulla. I doni, la conoscenza, lo zelo, non ci conferiscono alcun potere, non ci mettono in grado di vincere la carne, di rifiutare il mondo o di sfuggire alle astuzie del diavolo. Lontani dal Signore inciampiamo davanti alla minima prova e potremmo anche cadere nei più gravi peccati.