“L'uomo rispose: La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell'albero, e io ne ho mangiato. Dio il SIGNORE disse alla donna: Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato” Genesi 3:12-13.
La presenza di Dio con le sue domande mise immediatamente in luce lo stato dell'uomo ed evidenziò che era avvenuto un cambiamento, una lacerazione nell'ambito dei rapporti umani, sì perché il peccato è un infezione della natura umana, i cui germi penetrano profondamente in noi.
L'uomo e la donna tentarono di giustificarsi: l'uomo accusando la donna e la donna accusando il serpente. E' interessante notare come nelle parole di Adamo si celi anche una velata accusa verso Dio: la donna che mi ha indotto a peccare è quella “che tu” mi hai messo accanto. Da quel momento è diventata una prassi normale tentare di scaricare le proprie responsabilità con giustificazioni che possono essere false, puerili, ridicole.
Tutti i nostri peccati sono l'affermazione del nostro io contro Dio o contro l'uomo.
Il Signore Gesù evidenziò chiaramente quella che era la più grande aspettativa della legge di Dio: “Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento? Gesù gli disse: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso” Matteo 22:37-39.
E' importante osservare che il primo comandamento si riferisce ai nostri doveri verso Dio e non già verso il prossimo; dobbiamo innanzi tutto amare il nostro Dio, poi il prossimo come noi stessi. Il peccato è il capovolgimento di questo ordine e cioè mettere noi stessi al primo posto, poi il nostro prossimo e confinare Dio in fondo, in qualche angolo remoto.
Se vi presentate con dei gelati ad un gruppo di bambini, sarete accolti da un esplosione spontanea di voci che gridano: “io, io. Prima a me, prima a me”. Con il tempo impareremo a non esprimerci più così, ma continueremo a pensarlo. L'educazione può rendere il mio egocentrismo meno disastroso ma il problema delle relazioni umane è sempre più attuale. Di continuo cogliamo in noi stessi l'atto di agire egocentricamente, sia pure solo a tavola servendoci per primi o davanti a uno sportello passando avanti a quelli che sono prima di noi. Sì l'egoismo fa la parte da leone nel nostro comportamento. Le relazioni sociali dei genitori coi figli, del marito con la moglie, del datore di lavoro con il dipendente, sono disseminate di difficoltà.
Molte liti sono dovute al fatto che vogliamo primeggiare sugli altri e molti matrimoni rischiano di naufragare proprio a causa di questo sentimento. Ricordo di aver ascoltato due colleghi, marito e moglie il cui matrimonio era in pericolo, riferirmi fatti talmente differenti l'uno dall'altro al punto da far pensare che non si trattasse nemmeno della stessa vicenda.
L'uomo ha bisogno di un cambiamento radicale della sua natura, UNA TRASFORMAZIONE DELL'IO NEL NON IO.
Ma l'uomo non può farlo da solo. Dobbiamo convincerci che abbiamo assolutamente bisogno del Signore Gesù. Solo dopo aver compreso e ammesso la nostra malattia e la sua gravità, ammetteremo di aver disperatamente bisogno del Medico delle anime nostre affinché possiamo smettere di portare distruzione intorno a noi, nei nostri rapporti con Dio e con il nostro prossimo.